Tratta di esseri umani. 1 su 4 è minorenne
Agi
E’ quanto emerge dal rapporto di Save The Children secondo cui la forma più diffusa di sfruttamento resta quella sessuale.
Nel 2019 in Italia, risultano in carico dal sistema anti-tratta 2.033 persone, di cui l’86% (1.762) è rappresentato da donne e ragazze. I minorenni sono ben 161, rappresentando il 7,9% del totale delle vittime. Sono i dati che emergono dalla edizione del rapporto di Save the Children “Piccoli schiavi invisibili”. Alla vigilia della Giornata Internazionale contro la tratta di esseri umani, il report è una fotografia aggiornata dello sfruttamento dei minori nel nostro Paese. Questi fenomeni coinvolgono minori giovanissimi e l’emergenza Covid-19 ha reso le vittime ancora più isolate e difficilmente raggiungibili.
La forma più diffusa di sfruttamento resta quella sessuale (84,5%) che vede principalmente come vittime donne e ragazze. Nonostante l’emersione sia molto più difficile nel caso dei minori, dei 161 minorenni vittime prese in carico dal sistema anti-tratta (Dipartimento per le Pari opportunità del Consiglio dei ministri), il 95% (153) sono ragazze.
Per quanto riguarda l’età, rispetto al totale, il 95% ha un’età compresa tra i 15 e i 17 anni e il 5% sono più che bambini, con una età compresa tra i 13 e i 14 anni. Il gruppo maggiormente rappresentativo è quelle delle minorenni di origine nigeriana (87%), seguite dai gruppi di origine ivoriana (2,5%) e tunisina (1,9%). Sempre nel gruppo dei minorenni, la regione principale di emersione è la Sicilia (29,8%), seguita da Liguria (14,3%), Piemonte (13,7%) e Campania (9,3%).
Gli illeciti riguardanti lo sfruttamento lavorativo minorile inoltre nel 2019 si attestano a 243 casi accertati, quasi tutti nel settore terziario (210) e in particolare in quello dell’alloggio e della ristorazione (142) o del commercio (36), con la consapevolezza che questi dati sono solo la punta di un iceberg rispetto alle tante bambine, bambini e adolescenti vittime invisibili di violenza e sfruttamento qui, nel nostro Paese. Una fotografia che rappresenta solo una minima parte di un fenomeno, prevalentemente sommerso, che con l’emergenza Covid-19 ha visto trasformare alcuni modelli tipici della tratta e dello sfruttamento dei minori.
I gruppi criminali dediti allo sfruttamento sessuale in particolare, sottolinea Save the Children, sono stati ovunque rapidissimi nell’adattare il loro modello operativo attraverso l’uso intensivo della comunicazione online e dello sfruttamento nelle case, “indoor”, e il lockdown ha costretto le istituzioni e le organizzazioni non governative ad affrontare maggiori difficoltà nelle attività di prevenzione e supporto alle vittime.
Nel mondo le vittime di tratta o sfruttamento, costrette di fatto in condizioni di schiavitù sono oltre 40 milioni. Ben 10 milioni, ossia 1 su 4, hanno meno di 18 anni e, in un caso su 20, addirittura le vittime hanno meno di 8 anni. è quanto emerge dal rapporto di Save the Children “Piccoli schiavi invisibili” presentato alla vigilia della Giornata Internazionale contro la tratta di esseri umani, in cui si sottolinea come la crisi Covid-19 abbia spinto lo sfruttamento sessuale dei minori dalle strade all’interno delle case, aumentando sfruttamento “indoor” e online. Inoltre, dai dati emerge che in Europa, è boom di pedopornografia.
La tratta è una realtà il più delle volte sommersa che, rispetto a un gran numero di minori coinvolti, trova conferma nei pochi dati disponibili sui casi segnalati nel 2019 da 164 Paesi del mondo, più di 108 mila, il 23% dei quali relativi a minorenni. Sono, sottolinea Save the Children, bambini e adolescenti spesso privati anche del diritto all’educazione visto che il 10% non ha mai frequentato la scuola e circa un quarto non è andato oltre la scuola media. In Europa, i dati della Commissione sono fermi ai circa 20 mila casi della rilevazione del 2015-2016, che confermano la proporzione di un quarto per i minori e segnala la prevalenza di vittime di sesso femminile (68%).
A livello globale, tra gli effetti più diretti che riguardano i minori, il lockdown ha limitato da un lato gli spostamenti e la possibilità per le vittime di incontrare altre persone, trovare aiuto o fuggire, dall’altro, con la chiusura delle scuole che in molti casi sono l’unica occasione di un pasto quotidiano garantito, ha spinto tantissimi bambini in strada in cerca di cibo o di reddito esponendoli al rischio di essere sfruttati o diventare vittime di traffico, mentre ha iper-esposto al mondo digitale tanti altri accrescendo il rischio di finire vittime dell’adescamento dei predatori sessuali della rete.
Il cybercrime connesso alla tratta e sfruttamento ha sviluppato nel tempo enormi capacità operative, con l’aumento della richiesta di sevizi erotici online, in video-chat o webcam durante il lockdown. A questo fenomeno se ne associa un altro, con caratteristiche diverse, che vede sempre come vittime i minori, e che riguarda le torture e le coercizioni perpetrate per produrre e commercializzare materiali pedopornografici. Secondo la Commissione Europea la domanda di materiale pedopornografico sarebbe aumentata durante il lockdown fino al 30% in alcuni Stati membri dell’Unione. Secondo i profili dell’Europol, inoltre, il 30% degli offender che sono in possesso di materiale pedopornografico e attivi negli scambi online e nella darknet è anche coinvolto direttamente nelle azioni di coercizione ed estorsione sessuale che coinvolgono i minori.