Terra futura: dall’Europa della finanza al welfare
il Manifesto
E’ in corso a Firenze la decima edizione della mostra convegno internazionale dedicata alle buone pratiche.
di Riccardo Chiari
La crisi della democrazia e la necessità di un’altra Europa. Già a partire dalla scelta di questo tema come fulcro della sua tre giorni, Terra Futura conferma la propria natura di manifestazione anticipatrice dei grandi problemi di questo inizio secolo.
Arriva alla sua decima edizione la mostra convegno internazionale dedicata alle buone pratiche, che da oggi a domenica alla Fortezza da Basso presenta l’abituale, ricchissimo programma di incontri e di iniziative. Con un un documento programmatico che ne spiega con chiarezza il minimo comune denominatore: «C’è una spaccatura tra l’Europa della finanza, del mercato e della moneta unica, e l’Europa che vede franare il suo modello sociale, il welfare state che è stata la sua più originale invenzione». Una frattura a cui si può rispondere solo con una effettiva riconversione ecologica e sociale dell’economia, spinta «dal basso» grazie al quotidiano, capillare lavoro dei movimenti sociali.
Come sempre organizza la Fondazione culturale Responsabilità etica, insieme a Regione Toscana e Adescoop. Andrea Baranes, che della Fondazione di Banca popolare etica è il presidente, osserva: «Già alla sua nascita Terra Futura proponeva alcuni percorsi che sembravano alternativi al modello corrente, soprattutto in ambito finanziario. Quando si parlava di Tobin Tax, di controlli sulle transazioni fiscali, di tassare i paradisi fiscali, sembrava di parlare di alternative radicali. Eppure oggi, anche a causa dei disastri delle crisi, addirittura il Parlamento europeo ha votato una mozione nel merito di questi temi. Siamo al buon senso, non a pericolose deviazioni».
La strada da fare è però ancora lunga: «E’ dallo scoppio della bolla dei subprime nel 2007 che G8, G20, Banca mondiale e istituzioni affini spergiurano che vogliono mettere fine al casinò finanziario che l’ha generata- rileva Baranes – ma siamo ancora molto lontani. Ad esempio l’Italia ha introdotto una misura per tassare le transazioni finanziarie debolissima, perché fra le tante esclude i derivati, e l’idea è di raschiare il fondo del barile. Insomma lo si fa per recuperare risorse, e non per risolvere quelle condizioni strutturali che hanno generato la crisi».
Sulla stessa linea l’assessore toscano Salvatore Allocca: «Non ci si può più riparare dietro l’alibi della crisi. E’ più utile aprirsi e lasciarsi contagiare, cercando di farlo con un occhio rivolto alle richieste, sempre più pressanti e comprensibili, di equità, giustizia sociale e sostenibilità».
Confermata naturalmente la formula di tenere insieme l’analisi teorica con esempi concreti di buone pratiche, visibili nella parte espositiva di Terra Futura. Intrecciate inoltre la dimensione locale con quella globale, e quella economica con quella sociale e ambientale. Quest’anno ci sono 12 diverse sezioni tematiche, più di 500 aree espositive e 210 fra incontri e convegni con gli interventi di oltre 800 relatori. Resta in campo la «Borsa delle imprese responsabili», arriva la novità de «L’arsenale delle buone idee» per accogliere gli spunti creativi delle realtà di base e dell’associazionismo.
Fonte: il manifesto
17 Maggio 2013