“Tacciano le armi in Medio Oriente, Israele e Palestina vivano in pace”
la Repubblica
Papa Francesco nel suo discorso nel giorno di Natale lancia un appello per far tacere le armi nelle zone di conflitto.
È un appello per la pace – la pace in Palestina, la pace nella sconfitta del terrorismo e quella che le società devono trovare nell’accoglienza dei migranti e nel ritorno del lavoro – quello che il Papa ha rivolto nell’atteso discorso dal balcone di San Pietro prima della benedizione del mezzogiorno di Natale.
Francesco si rivolge innanzitutto a Palestina e Israele: “Dove è nato Gesù continuano tensioni e violenze e la pace rimane un dono da invocare e da costruire. Possano Israeliani e Palestinesi riprendere un dialogo” e “giungere ad un’intesa che permetta ai due Popoli di convivere in armonia, superando un conflitto che li ha lungamente contrapposti”. “Al Signore – aggiunge – domandiamo che l’intesa raggiunta in seno alle Nazioni Unite riesca quanto prima a far tacere il fragore delle armi in Siria e a rimediare alla gravissima situazione umanitaria della popolazione stremata”. Il Papa ricordando anche le “efferate azioni terroristiche”: “L’attenzione della Comunità internazionale sia unanimemente rivolta a far cessare le atrocità che tuttora mietono numerose vittime, causano immani sofferenze” e “non risparmiano il patrimonio storico e culturale”.
Un pensiero rivolto anche all’Ucraina e alla Colombia: “Il Natale porti vera pace anche all’Ucraina, offra sollievo a chi subisce le conseguenze del conflitto e ispiri la volontà di portare a compimento gli accordi presi, per ristabilire la concordia nell’intero Paese”. La gioia del Natale “illumini gli sforzi del popolo colombiano perché, animato dalla speranza, continui con impegno a perseguire la desiderata pace”.
Ma il grido più forte di Papa Francesco è per la difesa dei più deboli: “Giunga oggi la nostra vicinanza ai più indifesi, soprattutto ai bambini soldato, alle donne che subiscono violenza, alle vittime della tratta delle persone e del narcotraffico! Non manchi il nostro conforto a quanti fuggono dalla miseria o dalla guerra, viaggiando in condizioni troppo spesso disumane e non di rado rischiando la vita!. Siano ricompensati con abbondanti benedizioni quanti, singoli e Stati, si adoperano con generosità per soccorrere e accogliere i numerosi migranti e rifugiati, aiutandoli a costruire un futuro dignitoso per sè e per i propri cari e ad integrarsi all’interno delle società che li ricevono”.
La preghiera è anche per chi ha perso il lavoro: “In questo giorno di festa, il Signore ridoni speranza a quanti non hanno lavoro, e sono tanti, e sostenga l’impegno di quanti hanno responsabilità pubbliche in campo politico ed economico affinché si adoperino per perseguire il bene comune e a tutelare la dignità di ogni vita umana”. E non dimentica chi è in carcere: “Il Signore doni particolarmente ai carcerati di sperimentare il suo amore misericordioso che sana le ferite e vince il male. Dove nasce Dio, fiorisce la misericordia. Essa è il dono più prezioso che Dio ci fa, particolarmente in questo anno giubilare, in cui siamo chiamati a scoprire la tenerezza che il nostro Padre celeste ha nei confronti di ciascuno di noi”.
Dopo la benedizione Papa Francesco ha invitato tutti ad accogliere la misericordia nella propria vita: “A voi, cari fratelli e sorelle, giunti da ogni parte del mondo in questa Piazza, e a quanti da diversi Paesi siete collegati attraverso la radio, la televisione e gli altri mezzi di comunicazione, rivolgo il mio augurio più cordiale. È il Natale dell’Anno Santo della Misericordia perciò auguro a tutti di poter accogliere nella propria vita la misericordia di Dio, che Gesù Cristo ci ha donato, per essere misericordiosi con i nostri fratelli. Così faremo crescere la pace! Buon Natale!”.
Fonte: www.repubblica.it
25 dicembre 2015