Sulla base Usa il sindaco di Vicenza tira dritto: “Il referendum si farà comunque”
Toni Fontana
Dopo la stop del Consiglio di stato la consultazione si svolgerà in gazebo davanti ai seggi "ufficiali". In città si teme una radicalizzazione dello scontro.
Offerta libera – L’idea di chiedere un euro agli elettori che domenica affolleranno i 53 gazebo del referendum sulla base Usa Dal Molin, è stata considerata, ma poi si è preferito affidarsi alla generosità dei cittadini. “Grossomodo però – fa notare Giovanni Rolando della lista Variati – la consultazione assomiglierà alle primarie”. Domenica dunque i cittadini potranno dire la loro sulla nuova base anche se il Consiglio di stato, con un verdetto annunciato a poche ore dall’apertura dei seggi, ha bloccato l’iniziativa. Nel corso di una conferenza stampa il sindaco Achille Variati (Pd) ha detto ieri che il referendum “si farà comunque”. Le 87mila schede già stampate e che chiedono ai cittadini di approvare il proposito del Comune di acquisire l’area dell’aeroporto, non sono destinate al macero. Ma dopo “l’altolà” del Cds, la consultazione non si svolgerà nei seggi già allestiti nelle scuole e negli edifici pubblici, bensì nei gazebo che in queste ore vengono alzati davanti ai seggi “ufficiali”. Il Comune ha “sospeso formalmente la consultazione revocando le ordinanze già emesse”. I manifesti affissi a spese dell’amministrazione sono stati coperti e gli spot televisivi sono stati annullati, ma – dice Variati – fare la consultazione “mi sembra una cosa buona, giusta e saggia, un atto di democrazia. Si tratta di un sondaggio che tasta il polso della città, il risultato non avrà alcun peso dal punto di vista istituzionale, ma da quello politico sì”. La partita insomma non è chiusa. I vicentini che si riconoscono nella lista Variati (che ha sconfitto Lega e Pdl proprio parlando di ambiente e trasparenza) ha interpretato come un’offesa la decisione del Consiglio di stato e ieri il sindaco ha detto che sarà la città ”a dare un consiglio allo Stato”. Variati tuttavia non nasconde la preoccupazione. “Da oggi – ha concluso – costruire la base con una città imbavagliata sarà ancora più difficile”. Si teme una radicalizzazione dello scontro che, ormai da due anni, divide la città. Per ora l’ala più radicale del movimento, capitanata da Cinzia Bottene (eletta in consiglio comunale per la lista Vicenza Libera) rafforza il fronte “unitario”. Ieri il Pd, la lista Variati, (quella denominata Vicenza capoluogo e appunto Vicenza Libera) hanno promosso un “comitato per la consultazione popolare”. I 25 consiglieri, 10 assessori e gli esponenti dei movimenti (Tavola della Pace con Cgil, Arci ed altri) si sono autotassati per finanziare l’allestimento dei gazebo. Assessori, consiglieri, giudici e personalità saranno anche i “garanti” della consultazione e i presidenti dei seggi. In ciascun gazebo ci saranno tre scrutatori. In piazza Matteotti è stato allestito un “centro informatico” che, poco dopo le 21 di domenica (si voterà a partire dalle 8) renderanno noti i risultati. Le polemiche non finiranno tuttavia domenica sera. La decisione del Consiglio di stato solleva non pochi sospetti. Variati su questo è stato chiaro: “Rispetto l’ordinanza del Cds, ma lasciatemela giudicare: è fragile e motivata più da ragioni politiche che giuridiche”. E a giudicare dalla manifestazione dell’altra sera (10mila dimostranti secondo i promotori) molti vicentini non hanno digerito il diktat del Consiglio di stato. La contrarietà di molti cittadini si spiega con il fatto che per anni il sindaco precedente, Hullweck ed alcuni assessori della destra, hanno negoziato segretamente con gli americani la consegna dell’aeroporto e la gestione “carbonara” della vicenda Dal Molin e ha determinato una vasta irritazione tra i cittadini. L’affollata manifestazione dell’altra sera ha dato più forza al sindaco “ribelle”. “Variati – osserva Lalla Trupia della direzione di Sinistra Democratica – ha ottenuto un’investitura popolare, ha contestato una decisione che annulla l’autonomia dell’istituzione comunale. Qui a Vicenza la destra ha sempre avuto paura che i cittadini potessero pronunciarsi”. Daniela Sbrollini, deputata Pd, ritiene che la sospensione del referendum decisa dal Cds “non è un bel segnale per la democrazia”. “La città di Vicenza – aggiunge – è stata colpita nella sua legittima possibilità di esprimersi al di là di chi è favorevole o contrario alla base americana”. Quelli del “presidio permanente”, cioè il cartello dei più radicali, usano parole di fuoco. Il commissario governativo Paolo Costa viene definito “un mercenario pronto a svendere la città del Palladio”. “La democrazia non si imbavaglia, Vicenza si difende, hanno sospeso la democrazia e se la sono trovata in piazza” – recita una nota dei No-base.
Toni Fontana
Fonte: l'Unità
3 ottobre 2008