"Succede questo se l’immigrazione diventa un tema di ordine pubblico"


Jolanda Bufalini


Intervista con Jean Leonard Touadi. Il deputato Pd: "bisogna riflettere". La politica del governo sta creando ossessione sulla sicurezza che alimenta l’intolleranza.


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"Succede questo se l’immigrazione diventa un tema di ordine pubblico"

 Jean Leonard Touadi è in missione parlamentare in Algeria ma è a conoscenza dei fatti accaduti prima dell’alba a Nettuno. Nato in Congo,Touadi è in Italia dal 1979. Plurilaureato e docente universitario, padre di due bambine. È stato assessore alla sicurezza nel comune di Roma e ha vissuto in prima persona i giorni della tragedia della violenza sessuale e dell’assassinio di Giovanna Reggiani. Allora la giunta Veltroni finì sotto accusa, sebbene sei mesi prima il sindaco avesse firmato con Giuliano Amato il “Patto per la sicurezza” e i risultati si cominciassero a vedere, con la diminuzione dei reati. Poi il colore politico della giunta è cambiato ma, è cronaca di tutti i giorni, non sono finite le violenze e gli stupri. Alle elezioni politiche, lo scorso anno, Touadi è stato eletto deputato e questo gli era sembrato, a lui che è l’unico parlamentare di colore un segno positivo: in Italia qualcosa sta cambiando.
Ha sentito onorevole, gli anno dato fuoco alla stazione di Nettuno, mentre dormiva.
«È una cosa che mi suscita un enorme dolore e spero proprio che ce la faccia a sopravvivere questo ragazzo indiano che è doppiamente vittima, perché è immigrato senza tetto. Due categorie contro cui si accanisce la voglia di vendetta cieca, che estende la potenzialità delinquenziale al di là delle responsabilità dei singoli e criminalizza gli immigrati e la povertà».
Una stupida banda di balordi si sarebbe macchiata di questa aggressione a sfondo razzista. Ritiene che vi siano responsabilità politiche?
«Se fosse confermata la matrice razzista saremmo all’apice del clima di intolleranza che si sta diffondendo nel paese. Penso che la politica debba far attenzione al messaggio che manda quando indica le priorità. Quando i barboni sono destinatari di misure non sociali ma di ordine pubblico, o quando il ministro dell’interno sostiene che è la clandestinità e non la criminalità organizzata una priorità della sicurezza. I toni muscolosi verso chi è in una condizione di estrema fragilità servono a coprire una politica fallimentare: gli sbarchi di clandestini aumentano, avevano promesso espulsioni ma i rimpatri forzati non riescono a farli».
Si riferisce alle ordinanze «antibivacco» del sindaco di Roma Gianni Alemanno…
«Sì, chi è senza fissa dimora dovrebbe essere destinatario di misure sociali, non essere indicato come un problema di sicurezza. Ma mi riferisco anche a quello che ha detto il ministro Maroni. Non c’è un nesso diretto, non intendo sostenere che Maroni, indicando come priorità della sicurezza l’immigrazione clandestina, abbia armato la mano dei razzisti. Però confondere un problema sociale con l’ordine pubblico è sbagliato, si crea un’ossessione sulla sicurezza che alimenta un clima di intolleranza. Io non so se quel ragazzo indiano abbia i documenti in regola o sia clandestino. Certamente è un povero che dormiva alla stazione. Presentare questo come un problema di sicurezza in primo luogo non è vero e poi con questo atteggiamento si criminalizza la povertà».
Tuttavia fatti recenti di cronaca come la violenza sessuale a Guidonia o nel quartiere romano del Quartaccio, indicano che il problema sicurezza esiste. Secondo lei come si affronta?
«Innanzitutto io mi auguro che l’Italia abbia gli anticorpi democratici che consentono di trovare le risposte con il cervello e non con le budella. Ci vuole una politica di prevenzione e certezza della pena,tutte cose che non dipendono da quei poveri cristi degli  immigrati. Se chi delinque veramente non viene punito cresce il numero di coloro che pensano di farsi giustizia da sé,colpendo alla cieca come in Arancia meccanica».
In Italia la recessione comincia a mordere, c’è un nesso fra episodi di razzismo e crisi economica?
«Proprio gli immigrati sono le prime vittime della crisi economica. C’è un esercito di persone che rischia di perdere il lavoro e, in questo caso perderebbe anche il permesso di soggiorno e quindi il diritto ad una permanenza legale nel paese. La Bossi-Fini li rende doppiamente vittime. In questa delicatissima situazione le istituzioni e la politica devono fermarsi a riflettere».

Fonte: L'Unità

02 febbraio 2009

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