Strage di Houla, minacce di veti e guerra di diplomazie
Misna
Attenta sintassi diplomatica per condannare la strage di Houla senza incorrere nell’eventuale veto della Russia. Il testo dell’Onu non condanna nessuna delle parti in conflitto ma chiede al governo siriano di cessare con effetto immediato l’uso di armi pesanti in centri abitati e di rimandare le sue truppe all’interno delle caserme.
Attenta sintassi diplomatica per condannare la strage di Houla senza incorrere nell’eventuale veto della Russia: dà questa impressione la lettura della dichiarazione votata ieri all’unanimità dal Consiglio di sicurezza dell’Onu sull’ennesimo tragico fatto avvenuto in Siria. Il Consiglio ha ascoltato la testimonianza del generale Robert Mood, a capo della missione di osservatori internazionali in Siria.
Secondo questa testimonianza supportata da una visita sul posto, tra il 25 e il 26 maggio a Houla, villaggio alle porte di Homs, sono stati uccisi 108 civili, tra cui donne e più di 30 minori. Persone uccise sia per colpi di artiglieria e di tank sia per colpi ravvicinati. In alcuni casi sono stati riscontrati anche abusi fisici e numerosi sono i feriti.
Il testo dell’Onu non condanna nessuna delle parti in conflitto ma chiede al governo siriano di cessare con effetto immediato l’uso di armi pesanti in centri abitati e di rimandare le sue truppe all’interno delle caserme.
Damasco, da parte sua, ha negato ogni responsabilità. Secondo l’ambasciatore siriano all’Onu, Bashar Ja’afari, il massacro è stato compiuto da “gruppi armati terroristici”; lo stesso ha criticato le posizioni e le dichiarazioni espresse da Francia, Gran Bretagna e Germania.
Mosca è di fatto rimasta accanto al presidente siriano Bashar Al Assad, sostenendo che gran parte delle vittime siano morte accoltellate o giustiziate. Diversa la posizione di Londra secondo cui le vittime sono state causate soprattutto da pesanti bombardamenti.
In attesa di chiarimenti, oggi a Damasco è atteso Kofi Annan. L’inviato speciale di Onu e Lega Araba discuterà dell’applicazione del suo piano per una soluzione politica della crisi e mercoledì riferirà gli ultimi sviluppi al Consiglio di sicurezza. I sei punti del piano di Annan prevedono un cessate-il-fuoco monitorato da osservatori internazionali – ufficialmente in atto da più di un mese ma rimasto lettera morta in diverse zone della Siria – l’avvio di negoziati inclusivi, l’apertura di corridoi umanitari, la liberazione dei prigionieri politici, la libertà di manifestare e la libertà di accesso ai giornalisti.
Fonte: www.misna.it
28 Maggio 2012