Strage a sud di Beirut
NEAR EAST NEWS AGENCY
Decine di vittime in doppio attentato. Il primo da giugno 2014. Lo Stato islamico rivendica.
E’ di 41 morti il bilancio del doppio attentato suicida avvenuto ieri sera a Burj al-Barajneh, nella zona meridionale di Beirut, roccaforte del movimento sciita libanese Hezbollah. La Croce Rossa riferisce che ci sono anche oltre 200 feriti. Secondo quanto riferito dalla polizia, due uomini con indosso delle cinture esplosive si sono fatti saltare in aria davanti ad un centro commerciale del quartiere, dove in quel momento si trovavano centinaia di persone. E’ stata una carneficina.
La televisione al Mayadeen ha riferito della presenza di un terzo attentatore che però non sarebbe riuscito ad azionare la sua cintura esplosiva ed è stato ucciso. Un quarto aspirante kamikaze, arrestato ha detto agli investigatori libanesi di essere stato reclutato dall’Isis e di essere arrivato in Libano, insieme ad altri tre attentatori, dalla Siria tre giorni fa
La strage è stata rivendicata dallo Stato islamico. In un suo comunicato l’organizzazione jihadista sunnita, scrive che “soldati del Califfato” hanno compiuto l’attentato a Beirut contro un “raggruppamento di sciiti” e “apostati”. Si indica Hezbollah (Partito di Dio) come “Hezbollat”, “partito delle divinità”. Nel comunicato si afferma che il primo kamikaze era a bordo di una moto-bomba mentre il secondo era a piedi e ha azionato la cintura esplosiva che aveva indosso tra i soccorritori del primo attentato.
L’esplosione è stata la prima a colpire la periferia meridionale di Beirut dal giugno 2014, quando un attentato uccise una guardia privata. Prima di allora una serie di attacchi avevano preso di mira le roccaforti di Hezbollah in tutto il Libano. Tra il luglio 2013 e il febbraio 2014 ci sono stati nove attacchi rivendicati da estremisti sunniti. Le vittime sono state molte decine, quasi sempre civili innocenti come quelli di ieri sera.
Hezbollah dopo due anni di combattimenti in Siria, lungo la frontiera con il Libano, aveva ripulito tutta l’area dalle roccaforti di al Nusra. Un’operazione che aveva interrotto la catena di attenatati, non tutti suicidi, compiuti nei quartieri di Beirut sotto l’influenza del movimento sciita. Decisiva era stata la riconquista da parte dei combattenti sciiti e dell’esercito governativo siriano di Qusair, una cittadina di confine all’interno della Siria, e successivamente quella di Arsal, un bastione del radicalismo sunnita in territorio libanese divenuto dopo l’inizio della guerra civile siriana il principale transito per le infiltrazioni jihadiste nel Paese dei Cedri.
I servizi di sicurezza inoltre negli ultimi anni sono stati in grado di individuare e bloccare diversi militanti e leader di cellule legate ad al Nusra e all’Isis, in particolare in alcuni quartieri della città portuale di Tripoli, punto di riferimento del sunnismo più fanatico e anti-sciita.
Gli attentati di ieri sera indicano che qaedisti e jihadisti sono stati in grado di riorganizzarsi in Libano, dove godono di non pochi appoggi.
Il Paese, segnato nei mesi scorsi da forti proteste sociali, resta politicamente spaccato a metà tra il Fronte “14 marzo” filo occidentale e anti Bashar Assad e lo schieramento “8 marzo” guidato da Hezbollah che invece appoggia il presidente siriano. Una frattura che da circa due anni impedisce l’elezione del nuovo capo dello stato. Da parte sua Hezbollah ha confermato, attraverso il suo segretario generale Hassan Nasrallah, che continuerà a combattere in Siria dove, tuttavia, ha subito perdite significative che oscillano, a seconda delle fonti, tra 500 e 1000 uomini.
Fonte: http://nena-news.it
12 novembre 2014