Strage a Parigi: ecco quello che i bambini sanno e pensano
Flavio Lotti
Maddalena ha nove anni e le ultime parole del dibattito in classe sono le sue: “La scuola ci ha fatto diventare amici, anche se siamo tutti diversi”.
Strage a Parigi: ecco quello che i bambini sanno e pensano
La scuola ci ha fatto diventare amici
(anche se siamo tutti diversi)
Maddalena ha nove anni e le ultime parole del dibattito in classe sono le sue: “La scuola ci ha fatto diventare amici, anche se siamo tutti diversi”. “Sono state cinque ore di scuola molto intense,” mi dice la maestra Patrizia. “E’ stato bellissimo e domani continuiamo con dei pensieri individuali. Oggi è stato il giorno del confronto, della riflessione collettiva.” Siamo a Perugia, in una classe terza della scuola primaria dove l’insegnante, da lungo tempo impegnata in percorsi di educazione alla pace e ai diritti umani, ha voluto affrontare i fatti che sono sulla bocca di tutti: le stragi di Parigi.
Ecco quello che i bambini sanno e pensano. Senza filtri. Le loro parole sono state trascritte da ciascuno nel proprio quaderno. Tra le tante parole che ci inondano in questi giorni vale la pena di ascoltare (non solo leggere) anche queste.
NB: questa storia è un omaggio a tutte le insegnanti, gli insegnanti e dirigenti scolastici che tutti i giorni cercano di educare i nostri figli alla cittadinanza democratica e alla responsabilità. Questa è la buona scuola su cui dobbiamo investire per costruire un’Italia, un’Europa e un mondo migliori.
Flavio Lotti, Tavola della pace
Pensieri per Parigi
Io so
Leonardo: so che in un Teatro a Parigi sono state uccise 100 persone
Francesca: so che ci sono 300 feriti
Giulio: so che sono morti 8 attentatori
Giorgia: so che vogliono fare altri attentati a Roma, Bangkok e Pechino
Daniele: so che a Parigi c’erano tante luci accese e adesso sono tutte spente: adesso sembra una città fantasma
Matteo: so che davanti allo stadio mentre c’era la partita Francia Germania tre Kamikaze si sono fatti esplodere
Valeria: so che sono morti anche dei bambini
Francesca: so che la banda che ha ucciso si chiama ISIS
Leonardo: so che davanti agli ospedali c’era una fila lunghissima di persone che volevano donare il sangue ai feriti
Toni: siccome so che sono morte 100 persone ho paura che succeda anche da noi
Chi ha compiuto gli attentati?
Giulio: ISIS
Che cos’è l’ISIS?
Maddalena: Una banda che uccide la gente
Leonardo: In questa banda c’erano tre ragazzi che venivano dal Belgio
Perché uccidono?
Leonardo: credono che il loro Dio Allah gli dica di fare la guerra a quelli che non appartengono alla loro religione
Matteo: credono che la loro religione sia superiore alle altre
Youssef: sono arabi, ma non pregano
Karima: il Corano non dice di uccidere
E’ obbligatorio pregare?
Tutti: no
Perché?
Maddalena: no perché ognuno ha la sua religione
Youssef: ognuno può fare quello che vuole
Karima: pregare o non pregare è una scelta
Toni: ogni persona prega a modo suo
C’è un Dio che vale più degli altri?
Tutti: no
Perché?
Giorgia: di Dio ce n’è uno solo ma ha tanti nomi
C’è un Dio che dice di uccidere le persone?
Tutti: no
I terroristi di Parigi a quale religione appartengono?
Tutti: Mussulmana
Secondo voi, bambini mussulmani, sono dei buoni mussulmani?
Karima: no perché i buoni mussulmani vogliono la pace e non la guerra
Youssef: il Corano non dice di uccidere le persone
Secondo voi, bambini non mussulmani, tutti i mussulmani sono cattivi o terroristi?
Tutti: no
Matteo: no perché altrimenti la nostra classe non ci sarebbe più. Ci sono tante religioni diverse
Valeria: no perché non tutti i mussulmani vogliono fare la guerra
Toni: ci sono dei mussulmani buoni e altri mussulmani cattivi
Matteo: ho visto un video dove c’erano bambini che non andavano a scuola ma erano addestrati per la guerra
Daniele: questo non va bene perché vengono usati come armi. Loro sono deboli e gli adulti se ne approfittano
Karima: andare a scuola è un diritto di tutti i bambini
Giorgia: ogni bambino ha diritto ad avere la propria immaginazione e i propri pensieri
Maddalena: la scuola ci ha fatto diventare amici, anche se siamo tutti diversi
Perugia, 16 Novembre 2015