Stop alle bombe italiane in Yemen
VITA
Di Maio ha annunciato che il Consiglio dei Ministri ha concluso l’iter per dare indicazione ad UAMA (l’Autorità Nazionale che controlla export di armi) di fermare non solo nuove autorizzazioni e contratti ma anche forniture relative ai contratti già autorizzati di ordigni verso Arabia Saudita ed Emirati Arabi.
Il vicepresidente del Consiglio Luigi Di Maio ha annunciato ieri pomeriggio, con un video sul proprio profilo Facebbok, che il Consiglio dei Ministri ha concluso l’iter per dare indicazione ad UAMA (l’Autorità Nazionale che controlla export di armi) di fermare non solo nuove autorizzazioni e contratti ma anche forniture relative ai contratti già autorizzati di ordigni verso Arabia Saudita ed Emirati Arabi.
Come le organizzazioni della società civile chiedevano ancora pochi giorni fa in un flash-mob davanti a Montecitorio, tenutosi in occasione dei 29 anni dall’approvazione delle legge 185/90 che regola l’export italiano di armamenti (in foto).
Di tutto questo in realtà non c’è traccia nel comunicato che il Governo ha rilasciato post Consiglio dei Ministri, ma «se confermato da documenti ufficiali, si tratta di un ulteriore passo positivo che accogliamo con soddisfazione, dopo la Mozione in tal senso approvata alla Camera a fine giugno, per cercare di fermare il coinvolgimento dell’Italia nel sanguinoso conflitto in Yemen», commenta Rete Disarmo, una delle realtà della società civile impegnate su tema.
«Vi ricordate le foto di bombe che dalla Sardegna partivano per esser usate nel conflitto in Yemen? Ci abbiamo lavorato un anno e oggi in Consiglio dei Ministri si è conlcuso l’iter che d’ora in poi dirà all’Autorità nazionale che si occupa di export di armamenti di bloccare qualsiasi contratto in essere o nuovo contratto che vede l’esportazione di bombe ad aria o missili o strutture di armamento che possano andare verso l’Arabia Saudita e gli Emirati Arabi ed essere utilizzate per il conflitto in Yemen», ha detto Di Maio. «Qui tutti parlano dell’ultimo miglio delle migrazioni, ma nessuno parla delle cause. Se noi cominciamo a smetterla con l’esportazione di bombe che vengono usate per destabilizzare alcune aree del mondo, riusrciemo un po’ alla volta a frenare anche l’immigrazione».
«Ora non resta che estendere questa decisione a tutti i sistemi d’arma (non solo a missili e bombe d’aereo) e a tutti i Paesi coinvolti nel conflitto, facendo inoltre in modo che l’Italia si attivi per un embargo dell’Unione Europea sulle armi, come richiesto numerose volte dal parlamento UE», prosegue Rete Disarmo. Una prima occasione potrebbe essere già il prossimo lunedì 15 luglio, al Consiglio dei Ministri degli Esteri dell’Unione Europea.
Vita
12 luglio 2019