Sotto le bombe di Gaza. Il racconto di un giovane della Striscia
Francesco Cavalli
La testimonianza di Y. giovane abitante della Striscia. Non rimaniamo schiacciati dalla trappola dell’equidistanza, rimaniamo dalla parte delle vittime della politica e della guerra!
SOTTO LE BOMBE DI GAZA
Come sempre le immagini che arrivano dei bombardamenti a Gaza che silenziano nel frastuono dei crolli le voci di chi vi rimane intrappolato sotto, a quelle macerie, non danno ragione al dramma che si sta consumando.
Ricordo in uno dei miei viaggi nei Territori Palestinesi ero stato a vedere una delle colline in Israele di fronte a Gaza City dove durante ‘piombo fuso’ si ritrovavano, in particolar modo la sera, alcuni cittadini israeliani per osservare i bombardamenti sulla città.
Una sorta di prima fila dello spettacolo della guerra. Ecco, questo spettacolo che arriva in diretta anche nei nostri siti internet, che viene trasmesso in diretta dalle televisioni di tutto il mondo, non riesce a trasmettere la storia di chi è al di là del muro di confine: dentro la Striscia di Gaza.
La situazione qui sta andando sempre peggio. L’esercito israeliano ha dichiarato che attaccherà Gaza in modo più intenso e più forte, ma quello che hanno fatto fino ad ora che cosa era? giocare? scherzare? Fino a questo momento ci sono 65 morti fra i quali 16 bambini e 5 donne e oltre 365 feriti. Questi morti e feriti non sono numeri, sono vite, sono persone e in due casi sono famiglie intere morte sotto le macerie delle loro case colpite dagli aeri dell’esercito israeliano.
È Y. a raccontare, uno degli oltre due milioni di abitanti della striscia. Ancora una volta, come sempre accade da anni in questo conflitto, la propaganda della guerra prevale sul racconto e la dimensione della tragedia. Ancora una volta il mondo dell’informazione rimane schiacciato dalla trappola della equidistanza quando dovrebbe farsi equivicino a chi rimane solo vittima della politica e della guerra.
Vi scrivo per condividere con voi e per aggiornarvi rispetto alla situazione. Forse tanti di voi dormono a quest’ora, qui la notte è difficile se non impossibile dormire.
Leggerete quando avrete tempo di farlo.
Ieri alcuni bambini tornavano dal mercato dopo aver comprato l’abito nuovo per l’Eid, la festa di fine del Ramadan che è domani, (oggi per chi legge) e prima di arrivare a casa sono stati colpiti da una bomba. Sono morti con l’abito nuovo in mano ma purtroppo non avevano più la testa attaccata al corpo. Mi piange il cuore per loro e vorrei non fossero morti. Avrei voluto vederli con i vestiti nuovi giocare nel loro quartiere, invece non lo faranno e non ci saranno più con noi o meglio, non ci saranno più con chi rimarrà vivo di noi. Penso anche che a nessun bambino nella striscia di Gaza sarà consentito di essere felice per l’Eid e nessuno di loro riuscirà a giocare e a fare nemmeno un sorriso. Qui non c’è più Eid, quello che c’è è solo bombardamento, morte, distruzione, paura, rabbia, disperazione.
Mi dispiace per la mia Gaza e mi dispiace per la gente di Gaza.
Girano notizie che forse ci sarà una tregua ma qui nessuno ci crede. Se ci sarà saremo contenti che nessuno più morirà colpito di una bomba ma il dolore rimarrà. Il dolore rimarrà per sempre nel cuore di tutti quelli che hanno perso i loro cari e le loro case. Le macerie dei palazzi e delle case distrutte rimarranno sotto i nostri occhi ancora per settimane e la città distrutta rimarrà nella nostra memoria per sempre.
Francesco Cavalli