Sri Lanka: anche il Papa invoca il diritto umanitario
Paolo Curtaz
Le Ong chiedono l’accesso alle aree calde del conflitto per portare aiuti, ribadendo l’urgenza di proteggere i civili, soprattutto di etnia tamil.
In uno dei “conflitti dimenticati”, spesso trascurati dalla grande stampa internazionale (sebbene lungo e cruento), è Papa Ratzinger a risollevare una antica ma urgente questione: quella del "diritto umanitario", cioè della necessità di protezione per i civili (soprattutto di etnia tamil), intrappolati nel Nord dello Sri Lanka ed esposti a scontri e combattimenti sempre più violenti.
Nell'udienza generale di ieri, 4 febbraio, Benedetto XVI ha espresso la sua preoccupazione per il conflitto in Sri Lanka, entrato da giorni in quella che appare la sanguinosa stretta finale. Il Pontefice ha chiesto il silenzio delle armi e una nuova riconciliazione, insieme con il rispetto del diritto umanitario: “Le notizie dell’incrudelirsi del conflitto e del crescente numero di vittime innocenti mi inducono a rivolgere un pressante appello ai combattenti affinché rispettino il diritto umanitario e la libertà di movimento della popolazione, facciano il possibile per garantire l’assistenza ai feriti e la sicurezza dei civili e consentano il soddisfacimento delle loro urgenti necessità alimentari e mediche”.
La comunità cattolica locale ha registrato ieri con disappunto la distruzione di un ufficio della Caritas nell'area di Vanni (dove infuria la battaglia fra l'esercito e i ribelli tamil), colpito da bombardamenti (non è ancora chiaro di chi). Un operatore Caritas è rimasto ferito, e veicoli, beni, infrastrutture e aiuti umanitari sono andati distrutti. La situazione dei civili nel Nord dello Sri Lanka è grave: già oltre 250mila persone in condizioni di estrema necessità e vulnerabilità, sfollati interni in cerca di scampo. Le Ong chiedono all'esercito e ai guerriglieri di consentire ai civili di abbandonare la aree di guerra in condizioni di sicurezza, senza dover temere di restare presi nel fuoco incrociato. Ma alle organizzazioni umanitarie che vogliono portare aiuti e medicine ai rifugiati, non è consentito l'accesso alle aree “più calde”. Se questa situazione prosegue, notano le Ong, si avvicina una “catastrofe umanitaria”.
Va detto che i civili tamil della zona sono confusi e disorientati. Si nascondono, vivono nel terrore e ricevono messaggi contrastanti: essendo di etnia tamil (quella a cui appartengono i guerriglieri) temono di essere bersaglio dei militari di Colombo; d’altro canto i ribelli considerano come “traditori” tutti i tamil che non si sono uniti alla lotta armata. Non sanno che pesci pigliare e rischiano di morire di fame e di stenti. Ieri, nel giorno delle celebrazioni per l'Indipendenza, condite di retorica e trionfalismo, numerose organizzazioni internazionali e associazioni della società civile srilankese hanno chiesto al governo la protezione e garanzie di rispetto dei diritti umani per i civili tamil.
Fonte: Lettera22
5 febbraio 2009