Soldati italiani in Afghanistan, da giugno sempre meno limiti
Vincenzo Nigro
A Bruxelles il Ministro degli Esteri Franco Frattini precisa quale sarà l’impiego futuro dei militari italiani in Afghanistan. Afferma: "Flessibilità anche geografica". Poi si corregge. La missione diventa più rischiosa.
Bruxelles – esordio a Bruxelles per i ministri degli Esteri e della Difesa del governo Berlusconi IV. Franco Frattini e Ignazio La Russa si presentano al Consiglio affari generali della Ue in formato cosiddetto “Jumbo”, ovvero la riunione periodica con i ministri degli esteri, quelli della Difesa e delle Politiche comunitarie. È una tavola rotonda che tra l’altro prepara il summit europeo di giugno, e soprattutto affronta dcine e decine di argomenti di politica estera e di sicurezza. Per l’Italia il tema del giorno è l’Afghanistan: per qualche ora le dichiarazioni dei due ministri si intrecciano e quasi si contraddicono, ma il Ministro degli Esteri dice che “siete voi giornalisti ad aver fatto confusione”.
Il tema è quello dei “caveat”, le limitazioni che i singoli paesi della Nato possono opporre o meno all’uso dei loro soldati in Afghanistan. Frattini e La Russa hanno confermato alla Nato e alla Ue che l’Italia entro la fine di giugno limiterà (senza rinunciarci del tutto) i suoi “caveat”, e sostanzialmente ridurrà da 76 a 6 ore il tempo entro cui il comandante italiano può opporre al comando di Isaf il “no” del governo ri Roma a una particolare richiesta di impiego. Questo significa che in caso di necessità le truppe italiane si possono spostare in altri settori (in quello di Herat sono gli italiani a comandare, e quindi al limite sono loro a chiedere agli altri Paesi Nato un aiuto quando fosse necessario). L’Italia comunque rimane con il suo comando nell’Ovest, ad Herat.
Arrivando al mattino a Bruxelles, Frattini aveva invece lasciato capire che i soldati italiani potrebbero spostarsi stabilmente anche in un altro settore, per esempio nel famigerato Sud dell’Afghanistan, infestato massicciamente dai Taliban. “Parliamo di flessibilità geografica, e di impiego operativo più rapido, non di più uomini”, dice il ministro degli Esteri, e poi a chi gli chide se gli italiani potranno spostarsi a Sud, risponde testualmente: “Dipendereà dalle esigenze operative e dalle richieste che ci faranno, intanto cerchiamo di adeguare la nostra capacitàdi risposta, ma per esserci una risposta deve esserci una domanda”.
Arriva La Russa per la sua conferenza stampa, nel suo seguito qualcuno dà segnali di fastidio dopo aver letto le agenzie, ma il ministro corregge il tiro senza mostrare neppure un filo di tensione con il collega degli Esteri. “Con Frattini c’è una consultazione totale, per me il segnale importante da lanciare è questo: i nostri soldati ad Herat non stanno in fureria, non sono imboscati. E se allora c’era questo problema di flessibilità, dei “caveat” che possiamo opporre per 76 ore, allora per me i caveat si possono ridimensionare”. Il ministro ha poi confermato la possibilità che a settembre il contingente italiano – in occasione dello spostamento del comando da Kabul a Herat – si riduca di 250-300 unità.
L’annuncio di La Russa sulla revisione dei caveat è stata ascoltata da tutti i ministri della Ue, assieme a Solata. Il tema è stato ripetuto poi dallo stesso Frattini al segretario generale della Nato de Hoop Scheffer; il ministro ha detto anche che ne parlerà alle Camere. I “caveat” non sono mai stati oggetto di un voto o di una discussione pubblica, ma il ministro dice “ faremo un’informativa al Parlamento”.
Fonte: la Repubblica
27 maggio 2008