Siria, tutti minacciano di intervenire
NEAR EAST NEWS AGENCY
Due giorni fa il leader di Hezbollah, Hassan Nasrallah, ha promesso di non abbandonare il presidente Assad. Oltreoceano, Obama si dice pronto ad un’escalation.
Il mondo ha gli occhi puntati sulla Siria. Da più parti piovono minacce e promesse di un intervento militare per porre fine, in un senso o nell’altro, ad una guerra civile lunga più di due anni.
Due giorni fa a fare appello per un intervento non meglio definito sono stati sia Obama che Hezbollah. Da parte sua, il leader del movimento libanese, Hassan Nasrallah, ha promesso al presidente siriano Bashar al-Assad sostegno concreto: “La Siria ha alleati nella regione che non permetteranno che il Paese cada nelle mani degli Stati Uniti, di Israele e dei gruppi takfiri [riferito ai ribelli sunniti anti-Assad, ndr]”.
Da tempo si accusa Hezbollah di rifornire il regime siriano di uomini e armi, un’accusa che il movimento ha sempre rigettato. Il Libano è negli ultimi mesi entrato nel mirino del conflitto siriano, con scontri nelle città di confine e agguati contro i militari di Damasco. Il pericolo che i settarismi siriani possano contagiare l’instabile Libano hanno da subito messo in guardia sia il governo di Beirut che Hezbollah, seppur in maniera diversa: “I ribelli anti-Assad sono una minaccia per la popolazione libanese – ha proseguito Nasrallah – Un gran numero di ribelli si è preparato per occupare villaggi libanesi. Per questo è stato normale offrire tutto l’aiuto necessario e possibile all’esercito siriano e ai comitati popolari. Lo Stato libanese è incapace di difendere le sue città al confine con la Siria”.
Una reazione agli ultimi annunci lanciati da Washington che da giorni nuota tra rapporti e relazioni che accusano Assad di utilizzo di armi chimiche contro la popolazione siriana. Ma le prove raccolte non sono abbastanza concrete da permettere un intervento immediato e il presidente Obama si limita a preparare il campo. Ieri in una conferenza stampa, Obama ha annunciato l’intenzione di prendere una decisione in merito alla Siria in poche settimane: “Sappiamo che in Siria sono state usate armi chimiche, ma non sappiamo come, quando e da chi”.
Insomma, per ora Bashar non avrebbe ancora oltrepassato la cosiddetta “linea rossa”, ma potrebbe averlo fatto. Da cui l’annuncio statunitense: appena le prove raccolte saranno più concrete, Washington è pronto a rivedere il suo approccio alla guerra civile. “Se sarò in grado di mostrare con sicurezza, non solo agli Stati Uniti ma alla comunità internazionale, che il regime di Assad ha usato armi chimiche, allora il gioco cambia. Ovvero ripenseremo il ventaglio di opzioni possibili”.
E tra le opzioni possibili c’è il diretto rifornimento di armi ai gruppi armati di opposizione, che Obama tra le righe ha annunciato: i “ribelli” hanno già richiesto ad Washington missili terra-aria e armamenti anti-tank. Questa la possibile escalation annunciata dalla Casa Bianca e confermata da voci di corridoio.
“Siamo passati dall’assistenza ad un possibile intervento militare diretto”, ha aggiunto un anonimo funzionario americano. Le prossime settimane, o più probabilmente i prossimi giorni, il mondo e il popolo siriano conosceranno le mosse dei grandi della Terra, e il loro destino.
Fonte: http://nena-news.globalist.it
2 maggio 2013