Siria, otto anni di guerra
La redazione
Il 15 marzo 2019 saranno 8 anni dall’inizio della guerra in Siria. A pagare il prezzo più alto bambini e bambine. L’appello del Centro Astalli.
La guerra in Siria è ancora lontana dalla fine. A otto anni dall’inizio del conflitto, il 15 marzo 2011, i dati statistici restituiscono un quadro drammatico.
Nel 2018, secondo le stime di Unicef, sono stati 1.106 i minori uccisi dai combattimenti, per ordigni inesplosi e attacchi a scuole e ospedali. È il numero più alto mai registrato dall’inizio delle ostilità, e il timore è che le cifre reali siano più alte.
Sono sempre i più piccoli, inoltre, a soffrire per le mancanza di cibo, acqua, riparo, assistenza sanitaria e istruzione. Secondo Save the Children, 4 milioni di bambini conoscono solo la guerra. Caritas italiana, inoltre, in un dossier che sarà pubblicato a giorni, evidenzia che più della metà dei bambini siriani è bisognosa di assistenza umanitaria, un terzo non ha accesso all’istruzione, perché le scuole sono inagibili, e almeno 2,5 milioni sono i minori sfollati all’interno del Paese, su un totale di quasi 6 milioni.
Il Centro Astalli chiede a istituzioni nazionali e sovranazionali e a tutta la comunità internazionale di attivarsi in maniera concreta e definitiva per salvare i civili, per dare vita a processi di pace, per interrompere il genocidio che si sta consumando quotidianamente in Siria.
P. Camillo Ripamonti, presidente Centro Astalli dichiara: “Non possiamo restare indifferenti davanti all’orrore che non risparmia neanche i più piccoli. La data di oggi unita a questi numeri ci ricorda che un bambino nato 8 anni fa ha visto solo la guerra nella sua vita e questo non possiamo più accettarlo, perché crea un’ipoteca terribile per il futuro della Siria e del mondo intero. Abbiamo la responsabilità dei sogni di felicità di questi bambini. Serve ora un doveroso sforzo politico e diplomatico, non c’è più tempo da perdere”.
Infine, il Centro Astalli chiede l’attivazione immediata di canali e visti umanitari dalla Siria per permettere alla popolazione di arrivare in Europa in sicurezza.
Di fatto, il discusso accordo con la Turchia del 2016 ha bloccato il flusso di profughi dalla Siria, aumentando la sofferenza di civili e aggravando le responsabilità che derivano dall’indifferenza dell’Occidente verso la più grave crisi umanitaria degli ultimi anni.
11 marzo 2019
Centro Astalli