Siria: Onu denuncia esercito e ribelli
Michele Giorgio - Near Neast News Agency
Un rapporto delle Nazioni Unite accusa l’Esercito e i servizi di sicurezza siriani di aver commesso la maggior parte delle violenze e degli abusi. Ma il documento dice che anche i gruppi armati anti-governativi commettono violazioni dei diritti umani.
Fadwa al Shaddeh e i suoi cinque figli, il più grande dei quali di nove anni, sono stati uccisi a coltellate. Due giorni fa erano scomparsi mentre rientravano a Hama, dove risiedevano. Di loro non si era saputo più nulla per 48 ore. Sono stati trovati tutti e sei senza vita in una campagna di Mesyaf e la loro terribile morte è stata subito attribuita al regime del presidente Bashar Assad dai Comitati locali di coordinamento dell’opposizione. Sull’accaduto e sui suoi responsabili però non vi è alcuna conferma da fonti indipendenti.
Rapporto della Commissione di indagine Onu
La denuncia, fondata o meno, in ogni caso accresce la pressione su Assad contro il quale ha puntato l’indice anche la Commissione di inchiesta dell’Onu sulla Siria, guidata dal brasiliano Paulo Pinheiro che, in un rapporto diffuso ieri a Ginevra, accusa l’esercito e i servizi di sicurezza siriani di aver commesso la maggior parte delle violazioni, delle violenze e degli abusi registrati negli ultimi mesi. Parole che daranno maggior forza a coloro i quali, dentro e soprattutto fuori dalla Siria, lavorano per il cambio di regime anche con l’uso della forza: sebbene qualche giorno fa, al vertice Nato di Chicago, i leader occidentali abbiano escluso un intervento dell’Alleanza atlantica in Siria. Ma la situazione è fluida e la «soluzione» militare rimane sul tavolo. Ciò mentre la Commissione dell’Onu ha detto di aver ricevuto diversi resoconti che indicano che anche i gruppi armati anti-governativi commettono violazioni dei diritti umani, come gli assassinii a sangue freddo di membri dell’esercito e delle forze di sicurezza o di persone sospettate di essere informatori del regime. La commissione scrive che i ribelli hanno usato bambini come facchini, messaggeri e cuochi. È di ieri la notizia che un ufficiale e suo figlio Haidar di 13 anni sono stati assassinati a Jdaidat al-Fadel, alla periferia di Damasco. Un commando ha aperto il fuoco contro l’auto dell’ufficiale mentre stava portando il figlio a scuola. Ai ribelli armati è stato attribuito anche il rapimento di 12 pellegrini sciiti libanesi avvenuto martedì in Siria e non ancora tornati in libertà.
Assad ostenta sicurezza
Il paese è in fiamme, ma Assad ostenta sicurezza. Il presidente siriano ieri ha affermato che la Siria «ha la capacità di uscire dall’attuale crisi», durante un incontro con un emissario iraniano, il ministro delle telecomunicazioni Reza Taqipur, che ha ribadito l’appoggio di Tehran al regime di Damasco. «La Siria – ha detto Assad – è riuscita ad avere la meglio su pressioni e sfide che ha dovuto fronteggiare per anni e ha la capacità di uscire dall’attuale crisi». L’inviato iraniano ha consegnato ad Assad una lettera del presidente Ahmadi Nejad contenente un invito a partecipare alla conferenza del Movimento dei non Allineati, in programma a Tehran il prossimo settembre. L’alleanza con Tehran, seppur fondamentale sino ad oggi, tuttavia non mette al riparo il regime. Assad non può sottrarsi a scelte volte a mettere fine alla crisi che devasta il paese, così come l’opposizione deve cessare di fare riferimento solo ai suoi sponsor arabi e internazionali e lavorare ad una soluzione politica e non militare della crisi.
Opposizione sempre piu’ divisa
Opposizione che rimane profondamente divisa al suo interno. Ieri il presidente dimissionario del Consiglio nazionale siriano (Cns), Burhan Ghalioun, ha affermato che il Cns stesso non «è riuscito a essere all’altezza dei sacrifici del popolo siriano» e di aver deciso di lasciare l’incarico a causa delle divisioni tra «islamici e laici». Ghalioun non ammette il fallimento della sua gestione, volta solo ad assecondare gli sponsor regionali e internazionali del Csn, ma indirettamente riconosce che lo scontro nell’opposizione tra laici e islamisti si sta facendo sempre più duro evidentemente a vantaggio dei secondi che godono del sostegno aperto, anche economico, proveniente dai regimi arabi del Golfo avversari di Bashar Assad È passata intanto in secondo piano la notizia della nomina del nuovo presidente dell’assemblea parlamentare siriana eletta lo scorso 7 maggio (il voto è stato boicottato dalle opposizioni). Si tratta di un funzionario del partito Baath al potere, Mohammad al Laham che ha ottenuto 225 voti su 250 contro gli 8 di Majid Dandan, un avvocato di Aleppo.
Fonte: http://nena-news.globalist.it
25 maggio 2012