Siria, lo stallo dà nuova linfa ad Assad


Armando Sanguini - Lettera 43


Il raìs rivendica l’impegno di Damasco sui gas. E mette all’angolo i suoi oppositori. Che non vogliono scendere a compromessi col regime. Così la Conferenza di pace Ginevra 2 è in pericolo.


CondividiShare on FacebookTweet about this on TwitterEmail to someoneGoogle+
Assad

Ha avuto la spudoratezza di ripresentarsi all’attenzione mediatica di mezzo mondo non solo per riaffermarsi nel ruolo di presidente, ma pure per dettare la sua linea sulla Conferenza di pace per la Siria.
«Nessuna data è stata fissata definitivamente e i fattori decisivi per il suo successo non sono ancora acquisiti», ha detto Bashar al Assad. Che poi ha svelato l’incertezza sul meeting: «Quali forze vi parteciperanno? Quali relazioni hanno tali forze con la popolazione siriana? Quanto rappresentano il popolo siriano?».
Quindi il raìs ha spiegato di non essere disposto a mettersi al tavolo con coloro che da sempre definisce «terroristi e truppe mercenarie» al soldo di potenze nemiche.
Inoltre ha aggiunto di non vedere per quali ragioni non dovrebbe candidarsi alle elezioni presidenziali del 2014.
ASSAD APPARE PIÙ FORTE. Insomma quello riapparso è stato un Assad ringalluzzito, rinfrancato e apparentemente sicuro del sostegno dei suoi principali alleati, l’Iran da un lato e la Russia dall’altro. E forse anche speranzoso di poter effettivamente durare fino alle prossime elezioni, da lui stesso decise.
Propaganda? In parte sì, perché di fatto il raìs controlla solo una parte del Paese, ma grazie ai foraggiamenti di Hezbollah e iraniani sta meglio del 2012. Senza considerare che Assad ha approfittato molto bene degli assist di Mosca, trasformando la strage con le armi chimiche di agosto in un’occasione per mettere sul tavolo l’opzione di un’intesa ‘storica’ con Washington.

INSABBIARE I MASSACRI. Il presidente della Siria ha negato ogni responsabilità nell’uso dei gas, ma ha accolto l’intesa sulla distruzione dei propri arsenali chimici (nel frattempo vi sta dando soddisfacente applicazione), con il duplice risultato di porre in ombra i massacri con le armi convenzionali e di rivendicare la sua nuova legittimazione di fronte all’opinione pubblica mondiale.
Nel Paese, infatti, la guerra civile continua e la Siria si sta disintegrando sotto i colpi di uno scontro frantumato in mille rivoli e fronti. E le forze di opposizione – tra presunti moderati, supposti jihadisti e adepti alla rete di al Qaeda – risultano impegnate in agende disparate che pochi riescono a decifrare. Se non con l’idea che tutto sia accettato a patto che Damasco cessi di essere una costola di Teheran.
Rilanciata la Conferenza di pace Ginevra 2

Il ricorso all’arma chimica, per quanto odioso, si sapeva che sarebbe stato irrilevante per le dinamiche belliche, ma è stato su questo punto che è stata rilanciata la Conferenza di pace di Ginevra 2. Ed è tornato in gioco l’inviato in Siria della Lega araba, Lakhdar Brahimi, abile a non mollare la presa su Mosca, considerata come l’interlocutore assieme al convitato di pietra iraniano, e a mantenere in vita la piattaforma di Ginevra 1, sterilizzata dalla sua ambiguità sulla fine o meno di Assad.
In vista del nuovo appuntamento, che dovrebbe tenersi il 24 novembre, s’è tenuta l’ennesima riunione del Gruppo degli «amici della Siria» – nel formato ad 11 con Arabia Saudita, Egitto, Emirati Arabi, Gran Bretagna, Francia, Germania, Giordania, Italia, Qatar, Stati Uniti e Turchia – insieme con i dirigenti dell’opposizione ‘moderata’.

NIENTE MEETING COL RAÌS. Il segretario di Stato Usa John Kerry, dopo aver incontrato il collega saudita Saud al Faisal, ha evidenziato la scarsa collaborazione offerta da Teheran nella preparazione di Ginevra 2, e ha affermato che senza il passo indietro di Assad, le forze di opposizione siriane è previsto non partecipino al meeting.
«Al tavolo negoziale potrete vincere ciò che vi potrebbe costare troppo conquistare sul terreno», è stato però il messaggio di Kerry a chi si oppone al raìs, sottolineando che gli antagonisti di Assad non possono mancare l’appuntamento.

NO ALLE SFIDE AL REGIME. Tuttavia, gli «amici della Siria», esaltando nella dichiarazione finale lo sbocco di un governo di transizione mutuamente concordato e con pieni poteri esecutivi per un pieno ritorno a una Siria democratica, hanno tralasciato il tema del ritiro di Assad. E gli 11 hanno liquidato la faccenda con un riferimento alla disponibilità a sostenere l’opposizione moderata per far fronte al crescente ruolo delle forze estremiste.

LE CONDIZIONI PER LA RIUNIONE. Per Ahmad Jarba, il leader della Coalizione siriana, però, la presa di posizione non è stata abbastanza: al di là delle rivendicazioni di ordine umanitario e nel riservarsi una decisione a breve, questi ha ribadito la pre-condizione che la transizione sia all’insegna della fine di Assad.
Inoltre Jarba ha ribadito tre obiettivi da raggiungere con Ginevra 2: gli accordi tra le parti del negoziato devono avvenire rispettando il capitolo settimo della Carta delle Nazioni unite (uso della forza); Teheran deve essere escluso dal processo di transizione; devono essere inviati aiuti militari finalizzati a ri-equilibrare il rapporto di forze sul terreno, come chiesto anche dall’area interventista arabo-turca.
A questo punto la strada per la Conferenza di pace appare in salita. Solo Teheran sembra l’unico attore in grado di convincere Assad a lasciare, ma tace. Come Mosca. Mentre l’Italia ha posto in primo piano le istanze umanitarie e la priorità del negoziato.

Fonte: www.lettera43.it
23 Ottobre 2013

CondividiShare on FacebookTweet about this on TwitterEmail to someoneGoogle+

Lascia un commento