Sinodo dei vescovi, il Rabbino Rosen: i pregiudizi non aiutano la pace
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“L’impatto del conflitto ha troppo spesso portato a un distacco di molti cristiani dalla riscoperta operata dalla Chiesa delle proprie radici ebraiche, e a volte a una preferenza per pregiudizi storici”.
I luoghi comuni su Israele non aiutano la pace. Lo afferma il Rabbino David Rosen, che ha preso la parola al Sinodo Speciale per il Medio Oriente, su invito di Benedetto XVI. "L'occupazione israeliana – ha spiegato – e' precisamente una conseguenza del conflitto, la vera 'radice' del quale e' proprio il fatto che il mondo arabo non riesce a tollerare uno stato sovrano non arabo al suo interno". E' uno dei passaggi pronunciati davanti all'assemblea dei vescovi del Medio Oriente, riuniti in Sinodo in Vaticano.
Il Rabbino Rosen, consigliere del Gran Rabbinato d'Israele e direttore del dipartimento degli affari interreligiosi dell'American Jewish Committee, e' l'unico rappresentante ebraico ad intervenire al Sinodo dei Vescovi sul Medio Oriente.
Rosen ha anche rimproverato alle comunita' cristiane arabe il fatto di schierarsi spesso su posizioni contrarie al magistero della Chiesa per quanto riguarda le relazioni con gli ebrei: "in un ampio contesto geografico, l'impatto del conflitto ha troppo spesso portato a un distacco di molti cristiani dalla riscoperta operata dalla Chiesa delle proprie radici ebraiche, e a volte a una preferenza per pregiudizi storici".
Il rabbino Rosen ha svolto la sua relazione sottolineando l'importante progresso delle relazioni ebraico-cristiane, nonostante permangano alcune ombre dovute dove alla "ignoranza" reciproca, dove ai "pregiudizi di secoli".
La situazione si e' sbloccata con la visita di Giovanni Paolo II in Israele nel 2000 e poi definitivamente con quella di Benedetto XVI, per la cui azione nei confronti degli ebrei Rosen ha espresso particolare apprezzamento. In particolare, ha citato i diversi tavoli di dialogo che si sono aperti in questi anni tra la Chiesa cattolica e diverse organizzazioni ebraiche.
Rosen si e' quindi soffermato sulla situazione delle comunita' cristiane in Israele, "molto diversa da quella delle comunita' cristiane che sono parte della societa' palestinese, che lottano per la loro indipendenza e sono inevitabilmente coinvolte nel conflitto israelo-palestinese".
Quanto ai cristiani che vivono in Israele, Rosen ha sottolineato la "responsabilita' degli ebrei per assicurare la crescita di queste comunita' in mezzo a noi" e il fatto che i cristiani "giocano un ruolo particolarmente importante per le nostre societa'".
"Il benessere delle comunita' cristiane in Medio Oriente – ha continuato Rosen – non e' niente meno che una sorta di barometro della condizione morale dei nostri paesi. La possibilita' per i cristiani di esercitare diritti civili e religiosi e liberta', testimonia della salute o malattia delle rispettive societa' del Medio Oriente".
Ha quindi affrontato il tema delle prospettive per i cristiani ma anche degli ebrei nei Paesi del Medio Oriente: "A seconda che si intenda il concetto di 'dar el islam' in senso geografico/culturale o in senso teologico, la questione critica per il futuro delle nostre rispettive comunita' dipende dal fatto se i nostri fratelli musulmani vedono la presenza cristiana ed ebraica come pienamente legittima e parte integrale della regione nel suo insieme". Il rabbino ha infine auspicato che "la nuova primavera nelle relazioni reciproche diventi sempre piu' evidente nel Medio Oriente e in tutto il mondo".
Il rabbino Rosen ha lodato il dialogo tra ebrei e cristiani ed ha sottolineato che il lavoro compiuto negli anni scorsi dal 'Consiglio delle istituzioni religiose della Terra Santa', "per combattere le incomprensioni, la bigotteria e l'incitamento all'intolleranza" punta anche a "promuovere la riconciliazione e la pace in modo che due nazioni e tre religioni possano vivere nel paese con piena dignità, libertà e tranquillità".
Il rabbino, in particolare, ha definito "benedetti peacemakers" i cristiani ed ha auspicato che, "stanti le esigenze di sicurezza", si risolva definitivamente il problema dei visti ai religiosi che intendono entrare in Israele. Rosen ha poi ammesso che "fino a poco tempo fa la società israeliana era del tutto inconsapevole dei profondi cambiamenti nei rapporti tra cattolici e ebrei" ed ha sottolineato altresi' che ci sono "sacerdoti e anche prelati di alcuni paesi non solo ignoranti sul giudaismo contemporaneo", ma "spesso anche" delle conclusioni del Concilio vaticano II sui rapporti tra ebrei e cattolici.
L'incontro con la Fnsi
Prima di intervenire al Sinodo il Rabbino David Rosen ha tenuto una conferenza stampa nella sede dell'Fsni. "Promuovere il dialogo e ogni azione possibile per la libertà e la pace. Questo il senso di un lungo colloquio tra il Segretario della Fnsi, Franco Siddi, accompagnato dal direttore Giancarlo Tartaglia, e il direttore internazionale degli Affari Interreligiosi del Gran Rabbinato di Gerusalemme il Rabbino David Rosen.
L'incontro si è svolto nella sede della Fnsi al termine della conferenza stampa del Rabbino Rosen in vista del suo intervento al Sinodo dei Vescovi in corso in Vaticano dedicato alle relazioni religiose in Medio Oriente. Il Rabbino Rosen era accompagnato dalla rappresentante dell'AJC (American Jewish Commitee) in Italia Lisa Palmieri-Billig.
Cuore del colloquio diritti umani, libertà di informazione e circolazione delle persone, progettualità per un futuro di comprensione e interscambio, per superare barriere religiose e razziali in una realtà complessa e difficile.
La Fnsi è da tempo impegnata su questo terreno, che è stato quest'anno occasione di promozione dell'interscambio attraverso la conferenza dei giornalisti del Mediterraneo, nel maggio scorso (a Cagliari), di successivi incontri con la Federazione Internazionale dei giornalisti (Ifj) in Palestina e di particolare attenzione al gruppo di lavoro comune per giornalisti palestinesi e israeliani impegnato sul progetto 'Common Ground'.
L'incontro di stamani è stato anche utile per uno scambio di opinioni sulle delicate vicende che riguardano le nuove distanze apertesi nel confronto tra autorità di Israele e Palestina promosso dagli USA. Il Rabbino David Rosen che peraltro è Presidente dell'Associazione Internazionale 'Rabbini per la pace', si è dichiarato convinto che occorra rimuovere gli ostacoli ai processi di pace e dialogo derivanti da visioni e pregiudizi radicali.
Per la Fnsi un'informazione puntuale e leale è indispensabile affinché‚ la cultura dei diritti umani e di tutte le libertà sostenga un necessario dialogo permanente, anche quando questo pare temporaneamente impraticabile".
Importante la visita di Benedetto XVI in Israele
La visita di Giovanni Paolo II in Israele "e' stata la prima" e per questo e' "irripetibile", ma la visita di Benedetto XVI "e' stata ancora piu' importante in termini di rapporti ebraico-cristiani", ha detto in conferenza stampa il rabbino David Rosen.
Rosen ha sottolineato come la visita dell'attuale Pontefice "ha istituzionalizzato i gesti innovativi del suo predecessore. Forse in Israele si aspettavano che i suoi discorsi fossero piu' emotivi, ma hanno personalita' diverse". I suoi discorsi durante la visita hanno comunque "un grande valore pedagogico. Dire che l'antisemitismo voleva uccidere Dio significa dire che l'antisemitismo e' strutturalmente impossibile per un cristiano".
Quanto al dialogo ebraico-cristiano in questo pontificato, Rosen ha parlato di una situazione assolutamente positiva: nonostante qualche episodio "sfortunato" durante questi anni (dalla preghiera del venerdi' santo al caso Williamson), il rabbino ha affermato che "mai e' stato messo in dubbio l'impegno di Benedetto XVI nel dialogo con gli ebrei" e "nel condannare l'antisemitismo".
Chi crede questo "fa un errore di lettura" del Pontificato (misreading). Rosen ha sottolineato anche episodi "fortunati" come l'udienza a diversi organismi di rappresentanza ebraica fin dal'inizio del pontificato, e l'istituzione di vari tavoli di dialogo, cosi' come la particolare sensibilita' di questo Papa nell'ascoltare le istanze del mondo ebraico, a partire – ha detto – dalla questione di Pio XII.
La vita dei cristiani in Israele incomparabile con quella nei paesi islamici
La vita dei cristiani in Israele – ha detto il Rabbino David Rosen in conferenza stampa – e' "del tutto non comparabile a quella nei paesi del Medioriente 'vicini' di Israele".
"Non significa che non ci siano situazioni da migliorare" in Israele, ha spiegato, "anche per via della situazione di conflitto" ma "sto cercando di spiegare le ragioni politiche, storiche e sociali della societa' israeliana, che e' tutto un altro mondo nei confronti delle comunita' cristiane".
A partire dal fatto che si tratta di una "democrazia" nella quale "ci sono opportunita' professionali, di educazione ed economiche delle quali la comunita' cristiana puo' beneficiare" e viceversa. La situazione dei cristiani che sono parte del popolo palestinese "e' radicalmente differente".
Rosen ha invitato a "distinguere bene tra i cristiani in Israele – prevalentemente in Galilea – e quelli nell'autorita' palestinese. I cristiani che fanno parte della nazione israeliana e si identificano con lo Stato di Israele, e cristiani che sono parte di una lotta nazionale e che sentono il bisogno di essere accettati e visti come un aiuto importante in questa lotta". La situazione degli arabi cristiani in Israele "dipende piu' da dove vivono che dalla loro etnia".
Il giuramento su stato ebraico non e' una legge confessionale
"Personalmente mi rammarico per la legge sul giuramento. Ma rifiuto completamente" l'interpretazione per cui questa legge "mini il fondamentale carattere democratico dello Stato israeliano. Tutte le persone sono ancora uguali davanti alla legge e la Corte Suprema puo' accogliere ricorsi se questo non viene fatto". Lo ha detto il rabbino David Rosen, direttore del dipartimento per gli Affari interreligiosi dell'American Jewish Committee.
"Non e' una legge confessionale – ha continuato -. I vescovi del Sinodo non mi sembra che l'abbiano capito". Il riferimento allo "Stato ebraico", ha precisato Rosen, "non e' da intendersi in senso religioso, ma culturale. Riflette l'identita' culturale della maggioranza etnica dello Stato". e ha l'obiettivo di "rafforzare" l'appartenenza alla "giovane democrazia" d'Israele e "non pone assolutamente una questione di esclusione religiosa". Ha quindi aggiunto: "Le minoranze sono sempre una componente sana di una societa'. Anzi, per me le minoranze sono il barometro della salute di una societa'".
Fonte: Rainews24
14 ottobre 2010