S’infiamma lo scontro nel Rakhine
L'Osservatore Romano
Almeno settanta morti nelle violenze tra l’esercito del Myanmar e i miliziani di un gruppo armato vicino ai rohingya
S’infiamma lo stato occidentale di Rakhine, nel Myanmar. Pesanti scontri sono stati registrati tra la maggioranza buddista e la minoranza musulmana nel paese. Le autorità locali hanno parlato di «attacchi coordinati» da parte di «gruppi di rohingya» contro 24 postazioni della polizia alla frontiera con il Bangladesh. Le violenze hanno provocato almeno 90 morti, tra cui dodici uomini delle forze di sicurezza. È la più grave esplosione di violenza nell’area dallo scorso ottobre, quando un simile attacco su scala più ridotta portò l’esercito a lanciare operazioni di rastrellamento. Le Nazioni Unite e numerose ong denunciarono abusi dei diritti umani.
I rohingya sono minoranza etnica di fede musulmana senza diritto di cittadinanza in Myanmar. Sono considerati dall’Onu la minoranza più discriminata del mondo. Gli attacchi sono stati rivendicati dall’Esercito Arakan per la salvezza dei rohingya (Arsa), un nuovo gruppo armato. Si tratta appunto di una nuova dinamica nella situazione nel Rakhine, dove fino a poco tempo fa le discriminazioni a cui sono sottoposti un milione di musulmani Rohingya non avevano mai dato lo spunto a movimenti armati organizzati. Gli attacchi sono stati sferrati dopo la mezzanotte, ieri, nel distretto di Maungdaw da circa 150 uomini dell’Arsa armati di fucili e lunghi coltelli. Per le autorità, 59 miliziani sono stati uccisi.
L’ufficio di Aung San Suu Kyi, consigliere di stato e premio Nobel per la pace, ha annunciato «operazioni di sgombero» nella zona, chiusa a giornalisti e operatori umanitari già da dieci mesi.
Proprio ieri, una commissione nominata dal governo e guidata dall’ex segretario generale dell’Onu, Kofi Annan, aveva pubblicato il suo rapporto sul Rakhine, raccomandando misure di sviluppo economico e di giustizia sociale per ridurre lo scontro tra le due comunità. L’esercito del Myanmar è accusato dalle Nazioni Unite di gravi violazioni dei diritti umani, con decine di morti e oltre mille case date alle fiamme. Più di ottantamila rohingya sono fuggiti in Bangladesh dallo scorso ottobre a causa delle violenze.
Nel Rakhine, uno degli stati più poveri del Myanmar, i rohingya sono circa un milione su una popolazione di tre milioni di persone, a maggioranza buddista. Oltre 140.000 di loro vivono in campi-ghetto, che non possono lasciare senza il permesso del governo.