Il silenzio mediatico sulla tragedia palestinese


www.infopal.it


La situazione in Palestina sta peggiorando sempre di più. I media italiani non ne fanno alcun accenno, se non quando ad essere attaccato è lo Stato d’Israele


CondividiShare on FacebookTweet about this on TwitterEmail to someoneGoogle+
pal

La situazione in Palestina sta peggiorando sempre di più. I media italiani non ne fanno alcun accenno, se non quando ad essere attaccato è lo Stato d’Israele.

A Gaza è in corso una crisi umanitaria: la città palestinese vive da quasi un mese senza acqua e senza corrente per 20 ore al giorno. Il taglio della forniture dell’energia elettrica e dell’acqua è stato effettuato da Israele, sotto richiesta dell’Autorità Nazionale Palestinese (Fatah). A risentirne sono anche gli ospedali, che non riescono a salvare vite umane.

A Gerusalemme, invece, è in corso un abuso storico, quello del diritto dei Palestinesi di fede musulmana di poter pregare alla moschea di al-Aqsa, la terza moschea più importante nell’Islam dopo quella di Mecca e Medina. In seguito all’attacco di venerdì mattina, le autorità israeliane hanno chiuso la moschea al-Aqsa fino a domenica inclusa, cancellando così la preghiera del venerdì, tempo che ha permesso ad Israele di poter installare dei metal detector davanti alle entrate della moschea. Una chiusura dal carattere attraente per i sionisti, che rivendicano il tempio di Salomone, il quale secondo le loro costruzione storiche si trova sotto la moschea al-Aqsa: molti sono difatti i fanatici che sognano la distruzione della moschea al-Aqsa per riportare alla luce il tempio.
I divieti si stanno facendo sempre più pesanti, come pesante sta diventando il peso delle risoluzioni internazionali violate puntualmente da Israele.
Pesante è anche la rabbia nel vedere le istituzioni internazionali non fare nulla o nell’ascoltare un Macron paragonare l’anti-sionismo all’anti-semitismo, mentre i Palestinesi, donne, uomini e bambini, continuano ad essere uccisi, arrestati, attaccati dai soldati e dai coloni, come ci dimostra ogni giorno la realtà quotidiana della città palestinese di al-Khalil; o mentre si nega loro il diritto di poter tornare nella loro terra natia o di poter pregare nel loro luogo più sacro, come il caso di Gerusalemme.

E se proviamo a ribellarci, chiedendo il rispetto dei diritti umani e internazionali, siamo bollati come anti-semiti. Troppo facile e di impatto, per mettere a tacere le verità di quello che succede da più di 70 anni in Palestina.

CondividiShare on FacebookTweet about this on TwitterEmail to someoneGoogle+

Lascia un commento