Si vive di ciò che si dona!
Agi
Chi è Silvia Romano, la cooperante italiana liberata dopo 18 mesi in Africa. Si era laureata pochi mesi prima del sequestro, nel febbraio 2018, in una scuola per mediatori linguistici per la sicurezza e la difesa sociale con una tesi sulla tratta di esseri umani.
Silvia Romano è milanese e ha 25 anni anni. È andata in Africa per aiutare. Solo questo: dare una mano. Come la volontaria dell’associazione Africa Milele Onlus, una piccola organizzazione. Silvia è stata rapita alle 20 di martedì 20 novembre nella contea di Kilifi, in Kenya ed è stata liberata il 9 maggio grazie al lavoro dell’intelligence italiana.
Dove ha studiato e cosa ha studiato
Silvia si è laureata pochi mesi prima del sequestro, nel febbraio 2018, in una scuola per mediatori linguistici per la sicurezza e la difesa sociale con una tesi sulla tratta di esseri umani. Ma la sua passione è anche il fitness: aveva iniziato a lavorare nella palestra ‘Pro Patria 1883’ di Milano per poi passare alla ‘Zero Gravity’, dove uno dei responsabili la ricorda come una ragazza che “ama i bambini, la ginnastica” ed è “portata ad aiutare la gente”.
Da collaboratrice-istruttrice aveva tenuto anche un campus estivo per i bambini. L’ultima volta che Silvia era passata alla Zero Gravity era settembre: “Prima di ripartire per l’Africa è venuta a salutare, era contenta di tornare ad aiutare i ragazzini in Kenya”.
La giovane era alla sua seconda missione in Africa e ad agosto scriveva sul suo profilo Facebook: “Si sopravvive di ciò che si riceve ma si vive di ciò che si dona”, allegando una foto con alcuni bimbi kenyani. Come racconta il Corriere, era già stata nella contea di Kilifi, vicino a Malindi, sulla costa del Kenya ed era appena ripartita. Una zona in cui già in passato ci sono stati attacchi contro stranieri e per la quale era partita volontaria con la piccola onlus di Fano, nelle Marche, per dare assistenza ai piccoli orfani.
“I giovani trovano molte strade per seguire le loro passioni e i loro sogni“, scriveva sul suo profilo Facebook due anni fa. “Grazie a ciascuno di voi che mi è stato accanto, mi ha supportato e sopportato, dato forza, per questo obiettivo che mi rende cosi orgogliosa. E’ il primo di una lunga serie di sogni da realizzare”, postava ancora Silvia a febbraio.
Aveva lanciato una raccolta fondi per ampliare la struttura e accogliere un maggior numero di bambini che vivono attualmente nella discarica di Mombasa in condizioni estremamente pericolose per la loro salute: “in questo modo, Orphan’s Dream potrebbe dare loro un futuro degno di essere chiamato tale”.
Poi era tornata in Italia, ma era ripartita dopo poco tempo sempre per quella zona poco lontana da Malindi.
Una ragazza responsabile
“Ha lottato e sta lottando per quello in cui crede e spero tanto che la sua lotta abbia solo incontrato un piccolo ostacolo” aveva detto all’Agi Federica Stizza la tutor di Silvia Romano all’Università Ciels di Milano. Racconta del grande sogno della sua studentessa: un mondo in cui la cooperazione internazionale e l’aiuto fra gli uomini sia possibile.
“Si è iscritta nel 2014, quando ancora gli studenti del nostro polo erano pochi” ricorda la docente. Da subito ha mostrato però un “grande senso di responsabilità”, anche se il suo interesse riguardava le aree più difficili e pericolose del pianeta, quelle da cui parte la “tratta di esseri umani”, argomento specifico della sua tesi di laurea. Silvia “sapeva benissimo di dover stare molto attenta” e “anche durante il tirocinio aveva dato prova di una solida maturità”.
Chi l’ha seguita durante i suoi anni alla Ciels, insomma “esclude” che “anche solo per distrazione abbia potuto infilarsi in qualcosa di pericoloso”. E’ per questo che professori e assistenti dell’Università non sanno spiegarsi come questo “assurdo” rapimento possa essere accaduto: “Siamo tutti stupiti e colpiti” dicono, mentre si susseguono le telefonate.
Anche la relatrice della tesi di laurea che Silvia aveva conseguito a febbraio, Carmen Salles De Oro, non può nemmeno pensare che la ragazza, 23 anni, possa “essersi andata a ficcare in una situazione pericolosa: durante lo svolgimento dell’elaborato finale del suo corso di studi ha mostrato una maturità e una responsabilità uniche”.
L’associazione Africa Milele Onlus
L’associazione nasce a Fano il 9 settembre 2012 e si occupa di progetti di sostegno all’infanzia. Tutto ha avuto inizio da un’idea di Lilian Sora e Luca Lombardo dopo il viaggio di nozze in Kenya nel 2009 durante il quale conobbero le realtà più vulnerabili e sentirono la necessità di aiutarle. Africa Milele in lingua swahili significa ‘Africa per Sempre’.
Con parte dei fondi raccolti, Lilian e Luca comprarono un pezzetto di terra nel centro del villaggio di Chakama, con l’obiettivo di realizzare una struttura per bambini: qualcosa di semplice e modesto ma che potesse diventare il loro angolo di felicità.
Il progetto principale che l’associazione sta portando avanti è la costruzione di una casa orfanotrofio in grado di ospitare 24 bambini orfani di entrambi i genitori. Per ora tutto viene fatto in strada. Come dicono loro, si tratta di una “Ludoteca nella Savana”.
L’idea è che i bambini possano avere così assistenza sanitaria e la possibilità di essere inseriti in programmi scolastici secondo le proprie capacità, anche grazie ad un progetto di adozioni a distanza. All’interno della struttura è stato progettato un impianto fotovoltaico per sopperire alla totale mancanza di corrente elettrica. In Italia l’attività consiste nell’organizzazione di eventi di intrattenimento rivolte ai bambini, con l’idea di mettere in evidenza la diversità come risorsa, non come problema.
AGI
11 maggio 2020