Si riaccendono le violenze nella Repubblica Centroafricana


L’Osservatore Romano


Non meno di quattordici persone sono state uccise nell’ultima ondata di violenze verificatasi a Bangassou, a 750 Km a est della capitale Bangui.


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A young girl is seen among the Congolese citizens that have sought protection in the Embassy of the Democratic Republic of Congo in Bangui, Central African Republic, after being threatened and attacked by Central Africans angry at the crimes committed by the Congolese rebels. Bangui, Central African Republic on Thursday Nov. 7, 2002. Central African Republic President Ange-Felix Patasse defeated the latest uprising against his unpopular rule thanks to fighters called in from Libya and Congo - but at the cost of the pillaging of his capital, and the robbery and rape of his people, by the foreign Congo fighters, human rights groups in the cut-off city charge. (AP Photo/Christine Nesbitt)

Non meno di quattordici persone sono state uccise nell’ultima ondata di violenze nella Repubblica Centroafricana, verificatasi a Bangassou, a 750 chilometri a est della capitale Bangui. Il vescovo di Bangassou, Juan José Aguirre Muñoz, ha riferito che nella diocesi si sta facendo fronte all’arrivo di migliaia di donne, bambini e uomini in cerca di un rifugio. La responsabilità delle nuove violenze viene attribuita ancora una volta agli uomini della coalizione ribelle Seleka, che ha preso il potere con un colpo di Stato lo scorso 24 marzo. Da allora le nuove autorità di transizione, a cominciare da Michel Djotodia, il leader della Seleka che si è proclamato presidente, non riescono a ristabilire l’ordine e la sicurezza. Ciò nonostante, la scorsa settimana le autorità di transizione hanno deciso di rimuovere il coprifuoco decretato all’indomani del colpo di Stato. A Bangassou, abitata in maggioranza da cristiani, c’erano state nell’ultima settimana manifestazioni di protesta contro gli abusi dei ribelli della Seleka, quasi tutti musulmani e provenienti in gran parte da altri Paesi, soprattutto Ciad e Sudan. Gli scontri erano incominciati quando i ribelli avevano bloccato una delle marce di protesta.

Fonte: L’Osservatore Romano

9 ottobre 2013

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