Si aprono le porte del Ministero della Difesa
La redazione
Molti i temi toccati durante il confronto tra Parisi e la Tavola della pace: l’intervento dell’Italia nelle zone di conflitto; il Libano, l’Afghanistan, l’Iraq, il problema dei mercenari e quello della “privatizzazione “ delle guerre, il tema dell’Onu e del suo rafforzamento; la sicurezza umana; la corsa al riarmo, le spese militari e le dimensioni delle nostre Forze armate.
Un altro muro abbattuto. Oltre un’ora di incontro con il ministro della Difesa Arturo Parisi per aprire il confronto sui problemi della pace e della sicurezza. Un successo per la Tavola della pace che aveva chiesto di essere ricevuta dal titolare di via XX settembre da più di un anno. Molti i temi toccati: l’intervento dell’Italia nelle zone di conflitto; il Libano, l’Afghanistan, l’Iraq, il problema dei mercenari e quello della “privatizzazione “ delle guerre, il tema dell’Onu e del suo rafforzamento; la sicurezza umana; la corsa al riarmo, le spese militari e le dimensioni (e i costi eccessivi) delle nostre Forze armate. Un’agenda ampia e delicata di cui il ministro Parisi ha preso nota con attenzione assicurando la propria disponibilità ad avviare il confronto con la Tavola della pace. Il come, verrà poi definito in un prossimo incontro.
Flavio Lotti, Tonio Dell’Olio (Libera), Gianfranco Benzi (Cgil), Soana Tortora (Acli) e Cecilia Dall’Olio (Focsiv) sono usciti soddisfatti dall’incontro con il Ministro. Sin dalla sua nascita, nel 1996, la Tavola della pace aveva inserito tra i suoi obiettivi principali quello di aprire un dialogo con i militari e l’incontro del 9 ottobre segna un primo successo. “Parisi ha voluto conoscere meglio chi siamo e cosa rappresentiamo, racconta Flavio Lotti. L’esperienza del movimento per la pace italiano non ha paragoni in altri paesi europei e il Ministro della Difesa si è mostrato sorpreso. Largo spazio è stato dedicato all’intervento il Libano e a quello in Afghanistan dove “non è possibile continuare come si è fatto fin’ora.” Il Ministro Parisi ha dimostrato di conoscere bene il documento “Afgana.org” e le sue proposte. E’ impensabile continuare a spendere i nostri soldi in un rapporto di nove a uno per l’intervento militare e per l’intervento civile…”. Alla fine, l’apertura c’è stata, il dialogo avviato. Da qui in avanti le nostre proposte saranno sempre più precise e concrete”.
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