Servizi in diminuzione, cooperative a rischio chiusura: in piazza il Terzo settore
Redattore Sociale
Manifestazione oggi a Torino dei lavoratori del sociale: denunciano “i ritardi nei pagamenti da parte di Comune, Regione e Asl, che hanno messo in ginocchio l’intero sistema del welfare”. Iniziativa promossa da un coordinamento di operatori.
Servizi in diminuzione, cooperative sociali a rischio chiusura, stipendi in ritardo: in tutta Italia, la crisi economica è stata un flagello per il terzo settore. E le cose non vanno certamente meglio a Torino, che ad agosto è finita prima in classifica tra i comuni più indebitati del Paese. Per questo, domani, nel capoluogo sabaudo, utenti e operatori scenderanno in piazza per la prima “Manifestazione dei lavoratori del sociale”. L’appuntamento è alle 14, in piazza Castello, “per denunciare – come recita il volantino diffuso nei giorni scorsi – i ritardi nei pagamenti da parte di Comune, Regione e Asl, che hanno messo in ginocchio l’intero sistema del welfare”. Un evento voluto da un coordinamento di operatori provenienti da diverse realtà, accomunati da un malessere che si sta allargando a macchia d’olio su tutto il terzo settore cittadino.
“Ci stiamo incontrando da circa due mesi – spiega Dario, operatore in un centro per pazienti psichiatrici, tra gli organizzatori della manifestazione -. All’inizio ci siamo semplicemente confrontati sulle rispettive difficoltà, che poi sono quasi sempre le stesse: lavoratori che da mesi non percepiscono uno stipendio, cooperative che vengono smantellate da un giorno all’altro, servizi che non vengono più erogati per mancanza di fondi. Il problema di fondo è sempre lo stesso: mancano i soldi. Le associazioni, le comunità e le cooperative che lavorano nel sociale, spesso hanno nel Comune il loro principale committente; e, in tempi di crisi, sono le prime a essere colpite dai tagli”.
Una situazione di cui finora, in città, si è parlato sottovoce, in un clima di soggezione da parte dei dipendenti. Che spesso hanno paura di peggiorare le cose per se stessi e per gli utenti; e in alcuni casi ammettono apertamente di sentirsi in una posizione scomoda, ricattabile . “Tutte le cooperative – prosegue Dario – lavorano per appalti o bandi e dipendono quindi dalla pubblica amministrazione. I funzionari pubblici sono consapevoli di quali siano i rapporti di forze in campo: alla riunione di una Asl, alla quale ho assistito personalmente, il responsabile ha intimato ai presenti di non lamentarsi in giro”. “Da parte nostra – conclude Sergio – la preoccupazione maggiore è di rendere ancor più vulnerabili le rispettive cooperative, andando a danneggiare utenti che si trovano già in condizioni di fragilità. La nostra categoria assiste gli anziani, i disabili, i tossicodipendenti, i senzatetto: loro più di noi patiscono questo stato di cose”.
Il comitato promotore della manifestazione si sta coordinando sul web, attraverso una rete di blog e gruppi creati sui vari social network. Ai manifestanti è stato chiesto di presentarsi in piazza “indossando qualcosa di giallo e portando con sé fischietti o qualsiasi cosa faccia rumore”.
“Abbiamo scelto questo colore – spiega Chiara, organizzatrice, anche lei operatrice nei servizi di salute mentale – perché non rimanda a partiti o movimenti di alcun tipo. Anche il rumore è simbolico: dopo mesi di silenzio è ora di alzare la voce”. Da un anno, Chiara ha lasciato la cooperativa per la quale lavorava dal 2001, trasferendosi in un’azienda privata. “Negli ultimi tempi – prosegue – prendevo lo stipendio anche con otto mesi di ritardo. Questa è una situazione comune a moltissimi colleghi oggi: finora siamo rimasti in silenzio, perché in queste situazioni è molto facile sentirsi in soggezione. Ma in questo modo si è venuta a creare una realtà divisa, frammentata: scendere in piazza, per noi, è un’occasione per ricompattarci. Anche molte associazioni di utenti ci stanno appoggiando: per quanto riguarda il mio ambito, quello della psichiatria, la più grande è sicuramente il Torino mad pride, che ha deciso di supportarci, conservando un approccio critico. Per domani – conclude Chiara – ci aspettiamo un migliaio di persone. Ma potrebbero presentarsene anche di più”.
Fonte: www.redattoresociale.it
7 Febbario 2013