Se chi fa la guerra prende il Nobel per la pace…


Emanuele Giordana - Lettera22


Considerazioni a margine del premio all’Unione Europea di pochi giorni fa.


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 “Grottesco” mi sembra davvero il termine più appropriato per definire il Nobel per la pace all'Unione europea appena tributato dal comitato che in Norvegia sceglie chi, si suppone, si sia battuto nel 2011 per la pace. La motivazione riguarda l'impegno europeo a garantirla nei suoi ormai vasti confini e la capacità di mettere assieme vittime e carnefici, amici e ex nemici. Tutto vero, ma nel 2011 la Ue cosa ha fatto per garantire o promuovere la pace nel mondo oltre che nei suoi confini entro i quali ormai da decenni non si combatte più?
Mi pare che uno dei capi di Stato membri della Ue abbia promosso e favorito una guerra di bombardamenti aerei cui si è piegata anche l'Italia con un'imbarazzante dichiarazione di Napolitano e un'acquescente sostegno poco motivato del nostro parlamento. Una guerra a suon di bombe condotta dalla Nato i cui numeri (per quel che concerne le vittime) non conosciamo e che, col senno di poi, appare un'evidente scelta per controllare, più che lo spazio democratico, lo spazio petrolifero. Cosa fece l'Europa per tentare con ogni mezzo pacifico di evitare il conflitto? A me pare che non abbia fatto nulla Altra zona del mondo, altro conflitto: Afghanistan. Gli europei, e nemmeno tutti se si pensa alla Gran Bretagna, han cercato di essere meno belligeranti dei loro cugini americani nel conflitto che da trent'anni dilania il Paese. Ma sono sempre stati zitti sui bombardamenti, sulle vittime civili, sullo stallo del processo negoziale. Se si esclude la Turchia, che non è nella Ue, l'Unione europea in Afghanistan non ha fatto niente per la pace. Semmai per la guerra, compresa una spesa imbarazzante sul piano militare che sta nel rapporto 9 a 1 rispetto all'impegno civile. Dunque….
Dunque questo premio mi pare fuori luogo. Avrei trovato più onesto darlo ad Hamid Karzai o alla Turchia a cui invece prudono le mani (nel 2012) nei confronti della Siria. Credo che il Nobel della pace non si debba dare a chi fa la guerra ma a chi promuove la pace e forse, visto in quest'ottica, acquista un senso quello che, tra mille polemiche, venne attribuito a Kissinger e Le Duc Tho nel 1973. Entrambi erano soggetti di guerra che però rappresentavano anche il tentativo di uscire da quel conflitto, che terminò due anni dopo, coi negoziati di Parigi. Io a Kissinger non l'avrei dato (nemmeno col senno di poi) ma mi sembra davvero che nemmeno la Ue, che non sa ancora neppure chi andrà a ritirarlo, se lo sia meritato.

Fonte: www.lettera22.it
14 ottobre 2012

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