Se armi la pace, ami la guerra
Nigrizia.it
Le armi non solo sottraggono risorse ai settori primari della società sono anche un pericolo per la pace e la sicurezza tra le nazioni.
Le armi non solo sottraggono risorse ai settori primari della società sono anche un pericolo per la pace e la sicurezza tra le nazioni.
Nigrizia condivide la delusione di tante donne e uomini impegnati per la pace a seguito della bocciatura della mozione presentata ieri 26 giugno in Parlamento che chiedeva la cancellazione del programma di costruzione dei caccia F35 e un ripensamento della spesa militare italiana.
Per la prima volta la suddetta questione è stata dibattuta in sede parlamentare, l’ambito proprio dove occorre discutere e legiferare su ciò che concerne spese e investimenti militari. Decisioni in merito non possono essere lasciate al solo governo. È un passo in avanti, ma non sufficiente.
Siamo convinti che anche l’impegno sottoscritto dalla mozione approvata ieri in parlamento di limitarsi alla realizzazione dei tre F35 già acquistati è una decisione errata perché sottrae risorse necessarie ai settori di primaria importanza per la nostra società come educazione, sanità, welfare, ambiente, cultura e occupazione.
Crediamo inoltre che il conseguimento della pace non si raggiunge attraverso l’impiego di nuovi e sofisticati sistemi d’arma, al contrario esige un processo di disarmo e di riduzione delle spese militari, la promozione della giustizia e lo sviluppo sociale, l’impiego di metodi di non violenza attiva e il dialogo. Tutto ciò è suggerito anche dall’insegnamento della dottrina sociale della chiesa cattolica ripetutamente sottolineato anche dai pontefici in questi ultimi cinquant’anni. “La guerra è avventura senza ritorno” – ammoniva Papa Giovanni Paolo II – parole a cui fanno eco quelle di Papa Francesco “La guerra è il suicidio dell’umanità”.
Le risorse impiegate per il riarmo non solo hanno un enorme e ingiustificato costo sociale, sono un ostacolo per la sicurezza e la pace tra le nazioni che mai si possono realizzare con l’uso della forza e la violenza.
Fonte: www.nigrizia.it
27 giugno 2013