Scuola. Gelmini soffoca le elementari
Luca Fazio
Scuola Il ministro dell’Istruzione annuncia via radio il taglio di 87 mila posti di lavoro. Sindacati e docenti: "No al maestro unico, giù le mani dal tempo pieno".
La giovane ministro Mariastella Gelmini, avvocatessa bresciana prestata alla causa della distruzione della scuola pubblica, con esame di abilitazione rubacchiato durante un “viaggio della speranza” a Reggio Calabria (dove nel 2001 promuovevano tutti), considerato il ruolo che ricopre deve anche atteggiarsi a fine pedagogista. In un paese serio – attaccano i dipietristi – si dovrebbe dimettere (è come se il ministro degli Interni per fare carriera avesse svaligiato una banca), e invece è dalla sua bocca che gli italiani hanno appreso che «nella scuola ci sarà un taglio intorno al 7% della spesa che si traduce in 87 mila posti in meno in tre anni». Tutto qui?
La sostanza sì, e le conseguenze sono catastrofiche. E però Gelmini, via radio, ieri ha anche tessuto l’apologia del maestro unico – «perché mai il contribuente deve pagare tre insegnanti per una scuola primaria che funziona benissimo anche con uno solo?» – barato sul mantenimento del tempo pieno – «il ritorno del maestro unico non compromette la tenuta del tempo pieno che, anzi, verrà esteso a più classi» – e provocato i sindacati «come si fa ad investire sul merito se il 97% delle risorse è bloccato negli stipendi?».
È presto per dire se e come il mondo della scuola saprà reagire, certo è che a parole i sindacati promettono battaglia. Intanto la Cisl, forse confortata dal parere della Cei, alza la voce (e questa è già una notizia…) e invita il governo a togliere subito le mani dalle scuole elementari, «perché hanno un tale livello di qualità che non farebbero arrossire alcun ministro della pubblica istruzione, se fosse posta in atto una verifica internazionale degli standard educativi».
Vero: la graduatoria internazionale Ocsa-Pisa dice che le scuole elementari italiane sono all’ottavo posto nel mondo (le medie al 37esimo). Alba Sasso (Sd), è scandalizzata per l’attacco all’eccellenza della scuola: «Ma Gelmini che ne sa? Lo dica che deve obbedire a un’esigenza di cassa imposta da Tremonti». Proviamo a prenderla sul serio e chiediamo ad Enrico Panini, segretario generale della Cisl scuola, come sia possibile falcidiare il corpo docente e dire che il tempo pieno verrà migliorato. «nel decreto – spiega Panini – c’è scritto che le prime avranno un maestro unico per 24 ore settimanali, e riguardo al tempo pieno si dice che se ce ne saranno le condizioni verrà garantito un prolungamento dell’orario; il che significa che potrebbe essere appaltato ad esterni o a cooperative non all’altezza, e così facendo la qualità dell’insegnamento verrà fortemente penalizzata». Oppure, chi avrà soldi potrà pagarsi il servizio pomeridiano. Quanto al maestro unico, proviamo a fare gli avvocati della Gelmini. In un contesto dove i bambini sono sottoposti a una moltiplicazione di stimoli confusi, un riferimento unico non potrebbe essere più stabilizzante dal punto di vista educativo?
«Noi adulti quando parliamo di bambini – dice Panini- abbiamo la tendenza a proiettare le nostre paure su una realtà che conosciamo poco. I bambini delle elementari degli anni ’80, con in classe il secondo maestro, hanno dimostrato di avere un bagaglio culturale superiore ai bambini degli anni ’70; il mondo è cambiato, c’è la televisione, i genitori sono più secolarizzati, la figura del maestro tuttologo oltre che superata è inutile».
Clara Bianchi, maestra di punta di ReteScuole, l’associazione più battagliera ai tempi del ministro «Morattila», ammette che in passato forse «c’è stata una esasperazione dei ruoli degli insegnanti», ma oggi «la relazione con i bambini è più complessa sono più agitati ma più intelligenti, un insegnante solo non ce la fa». Inoltre: «Per gli insegnanti la relazione a due di fronte ai bambini è complicata ma utile, questo scambio diventa una crescita continua, impariamo una dall’altra, è un’esperienza fondamentale per migliorare e crescere professionalmente».
Per Clara Bianchi, Gelmini è peggio di Moratti, ma questa considerazione oggi può non bastare per ripetere la straordinaria stagione di proteste. «La verità è che siamo sfibrate e demotivate, non mi tirerò indietro, ma spero che ci sia un sussulto generale, dei genitori ma soprattutto delle insegnanti». Adesso tocca a loro, e non solo per una questione di posti di lavoro, farsi sentire. Impresa complicata, dopo gli ultimi due anni trascorsi in silenzio nonostante le violente campagne bipartisan sui «fannulloni» e sul «bullismo».
Fonte: Il Manifesto
05 settembre 2008