Scudo anti-missile Usa, Mosca minaccia
Andrea Tarquini
Sì di Praga al radar. La Russia: “Pronti a reazioni militari”. Il Pentagono: non è contro di voi.
BERLINO – Esplode la prima crisi dell’era Medvedev tra la Russia e l’Occidente. Il piano americano di scudo contro la minaccia di missili atomici iraniani ha cominciato ieri a diventare realtà con la firma a Praga dell’accordo cèco-americano per costruire radar Usa di avvistamento anti-missile, e il Cremino ha duramente reagito: “Dovremo rispondere non con misure diplomatiche, ma con misure di natura tecnico-militare”.
Il progetto dell’amministrazione Bush rischia dunque di diventare una patata bollente che passerà al prossimo esecutivo Usa, chiunque vinca alle presidenziali. La Segretario di Stato Condoleeza Rice e il ministro degli Esteri cèco Karel Schwarzenberg hanno firmato appunto ieri l’intesa, in una Praga dove qualche migliaio di dimostranti ha sfilato per ore nel centro contro i missili Usa. E alcuni di loro sono riusciti a centrare l’elegante, aristocratico Schwarzenberg con un pomodoro marcio.
“E’ un accordo storico, la minaccia della proliferazione di missili in Paesi ostili è reale”, ha detto la Rice. “E’ per difendere il mondo libero”, ha incalzato il premier cèco Mirek Topolanek. Di parere radicalmente opposto la dura nota diffusa in serata dal ministero degli Esteri russo: “Non c’è dubbio che la collocazione di elementi dell’arsenale strategico Usa vicino al territorio russo non rende certo più sicuro il nostro continente, e potrebbe portarci a prendere adeguate contromisure per fronteggiare la minaccia alla nostra sicurezza nazionale. Non è nostra scelta, ma saranno misure tecnico-militari, non diplomatiche”.
Nel linguaggio della diplomazia, vuol dire che Mosca pensa di rispondere accelerando i suoi piani di riarmo e magari cercando di schierare a sua volta armi ipermoderne vicino ai territori Usa e Nato. Non è ancora, certo, la crisi dei missili che nel 1962 l’allora leader sovietico Kruscev installò a Cuba, col mondo a un passo dall’apocalisse. Ma è una crisi difficile: possono risentirne pesantemente l’insieme dei rapporti Nato-Russia, e la collaborazione Russia-Occidente nel braccio di ferro con Teheran sui suoi piani atomici.
“Il nostro scudo vuole essere trasparente per i russi”, insiste la Rice. Ma i cèchi rifiutano la presenza di osservatori russi. La crisi esplode mentre il piano Usa è solo a metà: il radar per avvistare i temuti futuri missili iraniani sarà in Repubblica Cèca, ma dieci missili difensivi per abbattere i razzi di Teheran dovrebbero essere schierati in Polonia. Ma il governo di Donald Tusk ha fin qui preso tempo, alzando il prezzo del negoziato nel tentativo di disinnescare ogni tensione con Mosca. Ieri sera, però, il ministro della Difesa Bogdan Klich ha detto che l’intesa è in via di definizione. Washington, comunque, già pensa alla Lituania come location alternativa al territorio polacco.
Fonte: la Repubblica
9 luglio 2008