San Suu Kyi, eroina della pace “Non perdete la speranza”
lastampa.it
Liberata San Suu Kyi dopo sette e anni e mezzo ai domiciliari nella sua villa sul lago, alle porte di Rangoon. Il premio Nobel: la base della democrazia è la libertà di parola.
BANGKOK – Aung San Suu Kyi, il simbolo delle lotte democratiche nella Birmania dei generali, è tornata di nuovo libera e il mondo intero la festeggia. Dopo sette e anni e mezzo ai domiciliari nella sua villa sul lago, alle porte di Rangoon, alla scadenza della pena inflitta dalla giunta birmana, la Premio Nobel per la pace è uscita di casa e si è mostrata alle migliaia di sostenitori entusiasti che l’attendevano. Raggiante di felicità e commossa, affiancata da tre membri di spicco del suo partito, Aung San Suu Ki si è aggrappata alla cancellata rossa della sua casa sul lago e ha salutato la folla esortando i suoi sostenitori: ora «dobbiamo lavorare tutti insieme di comune accordo», ha detto, senza parlare direttamente di politica ma facendo capire che è ora di superare le divisioni nell’opposizione, perchè «solo così potremo raggiungere il nostro obiettivo». Indosso una camicetta lilla, i capelli raccolti, ha teso le mani verso un sostenitore che le porgeva un mazzolino di fiori di gelsomino e se lo è appuntato in capo.
Oggi la donna ha fatto il suo primo discorso ufficiale. «Se vogliamo ottenere quello che vogliamo dobbiamo farlo nel modo giusto», ha detto il premio Nobel nella sede del partito Lnd. La leader democratica birmanaha detto ai suoi sostenitori che «la base della libertà democratica è la libertà di parola». L'eroina della pace ha lanciato poi un messaggio di speranza a tutti i suoi sostenitori: «Non perdete la speranza, non c’è motivo di farsi scoraggiare».
La leader democratica ha detto di voler lavorare con «tutte le forze democratiche» in Birmania. Ai suoi sostenitori ha detto che «c’è democrazia quando il popolo controlla il governo. «Accetterò che il popolo mi controlli», ha aggiunto precisando: «Dovete resistere per quello che è giusto». Infine, ha detto di non nutrire ostilità nei confronti di chi l’ha privata della libertà per tanti anni e di essere stata trattata bene. «Gli ufficiali della sicurezza mi hanno trattato bene. Voglio chiedere loro di trattare bene anche il popolo», ha aggiunto.
Fonte: La Stampa
14 novembre 2010