Rosarno un anno dopo: sit-in degli africani a Roma
Redattore Sociale
Si terrà domani 7 gennaio sotto il ministero delle Politiche agricole alimentari e forestali. La denuncia: “Il made in Italy ha una macchia: il sangue di chi fatica sui campi per un salario di 25 euro al giorno”.
Domani 7 gennaio 2011 alle 12, ad un anno dalla rivolta di Rosarno, l’Assemblea dei Lavoratori Africani di Rosarno, l’Osservatorio Antirazzista Pigneto Tor Pignattara e PrimaveraRomana organizzano un sit-in con conferenza stampa sotto il ministero delle Politiche agricole alimentari e forestali (via XX Settembre 20) per denunciare le responsabilità del governo, delle associazioni di categoria e della grande distribuzione organizzata.
”Coldiretti e Cia – si legge in una nota – dicono che 9 famiglie italiane su 10 scelgono prodotti made in Italy per i pranzi e le cene delle feste, quello che non dicono è che dietro quei prodotti c'è anche il lavoro nero di migliaia di lavoratori stranieri, che dietro i Dop, i Doc, gli Igp e i prodotti tradizionali troppo spesso ci sono il caporalato e lo sfruttamento. Quello che non ci dicono è che il made in Italy ha una macchia. Il sangue di chi fatica sui campi per un salario di 25 euro al giorno”.
”A Rosarno – prosegue la nota – un anno fa centinaia di lavoratori africani escono dall’invisibilità in cui vivono e scendono in strada per denunciare la loro condizione di sfruttamento e le violenze subite. La manifestazione scatena una vera e propria caccia all'uomo nero e termina con la deportazione dei lavoratori fuori dalla Piana di Gioia Tauro. Il governo affronta la situazione solo come questione di ordine pubblico, criminalizza le vittime e le disperde. Seguono i proclami come ‘Mai più Rosarno’, qualche arresto di facciata, il 1 maggio”.
”Oggi a Rosarno, come in tutta Italia, nulla è cambiato. La filiera agricola ‘tutta italiana’ continua a produrre con il lavoro nero e il caporalato. La Gdo continua a strangolare l'agricoltura contadina controllando i prezzi. I lavoratori immigrati per l’assenza di strutture di accoglienza sono costretti a condizioni di vita sub-umane. In un paese verso il 9% di disoccupazione e con il permesso di soggiorno vincolato al contratto di lavoro, la clandestinità è una condizione imposta per alimentare il mercato delle braccia a basso costo”.
Domani i lavoratori africani che continuano a rivendicare documenti, lavoro e accoglienza, assieme a consumatori e contadini, sono in piazza per ricordare all'Italia e all'Europa che “i mandarini e le arance non cadono dal cielo. Sono delle mani che li raccolgono” e presentare le prossime mobilitazioni.
Inotre a Roma, il 9 gennaio 2011, dalle nove del mattino partirà una raccolta delle arance per le strade della Capitale, verranno servite spremute d'arancia e date informazioni. A seguire, presso il centro sociale Ex-Snia, ci sarà un pranzo africano e la preparazione collettiva della marmellata con i frutti raccolti a finanziamento della Cassa di Mutuo Soccorso per i lavoratori Africani a Rosarno. E poi ancora un dibattito a cui parteciperanno tra gli altri EquoSud, l’Osservatorio Migranti AfriCalabria, una delegazione dei lavoratori africani di Castel Volturno, Rete dei Gas del Lazio. Si chiude con lo spettacolo di Teatro Forum “La Spremutina Africana”.
Una giornata di incontro e condivisione di pratiche concrete, per l’affermazione dei diritti dei lavoratori agricoli, perché sulle nostre tavole siano banditi i prodotti dello sfruttamento del lavoro nero e del caporalato, per diffondere pratiche dal basso di utilizzo dei prodotti pubblici, per sostenere economie eque e una agricoltura sostenibile. Per tutti i punti di raccolta consultare la mappa su http://primaveraromana.wordpress.com/
Fonte: Redattore Sociale
6 gennaio 2011