Rosarno, a due anni dalla rivolta africani e associazioni in piazza
Redattore Sociale
Una mobilitazione nell’area industriale di San Ferdinando in programma il 7 gennaio. Intanto grazie alla campagna “Sos Rosarno” 4 africani hanno avuto un contratto in regola. Mille casse di arance etiche già vendute a Bologna, prossima tappa a Budrio.
Rosarno (Rc) – A due anni dalla rivolta dei braccianti africani contro la ‘ndrangheta e lo sfruttamento, le associazioni sul territorio insieme ai migranti organizzano per il prossimo 7 gennaio una giornata di mobilitazione in difesa della terra, dell’agricoltura e del lavoro. L’evento si svolgerà nella zona industriale di San Ferdinando, nell’area in cui dovrebbe sorgere un rigassificatore. “Nelle nostre campagne i braccianti africani continuano a vivere a centinaia in condizioni disumane, mentre i profitti degli agrumi, dei kiwi e dell'olio, attraverso i supermercati, vanno ai grandi gruppi che ci strozzano, imponendo prezzi stracciati alla fonte” scrivono le organizzazioni promotrici Africalabria, Equosud e San Ferdinando in movimento. Con la campagna “Sos Rosarno”, arance solidali ed etiche dalla Piana di Gioia Tauro, Equosud è riuscita a creare un collegamento con i gas dell’Emilia Romagna. Equosud riunisce un gruppo di produttori ‘fair’ che non sfruttano i lavoratori e grazie alle 1000 casse di arance e clementine eque di Rosarno vendute nei mesi scorsi a Bologna, 4 lavoratori africani sono stati assunti in modo regolare da una cooperativa rosarnese. L’apripista di queste esperienze era stata l’anno scorso la cittadina di Budrio (Bo), dove un gruppo di cittadini e associazioni con la collaborazione del comune erano riuscite a vendere circa 50 quintali di arance prodotte a Rosarno da un’impresa etica. Il prossimo 18 gennaio, nel corso di un incontro pubblico e con un collegamento via Skype con Equosud, a Budrio verrà lanciata una nuova sottoscrizione di prenotazioni per le arance di Rosarno. Saranno poi distribuite a metà febbraio.
Sul suo sito, Equosud descrive la situazione attuale per i migranti a Rosarno: “le politiche d’accoglienza sono del tutto insufficienti e i lavoratori sono molti di più del lavoro che può offrire un’agricoltura in crisi. Ci sono più controlli nei campi, aumentano i contratti, a volte finti a volte veri… polizia e carabinieri sono molto più presenti, impediscono che si ricrei lo scandalo evidente delle ex-fabbriche in bella vista sulla nazionale, occupate da centinaia di lavoratori immigrati in condizioni di degrado estremo; ricacciano tutti nelle campagne più interne, nei casolari dove si sta ancora peggio di prima, col terrore accresciuto d’incorrere per un controllo nei rigori della Bossi-Fini”.
Il messaggio lanciato dalla mobilitazione del prossimo 7 gennaio, per il secondo anniversario della rivolta di Rosarno è di sostituire gli attacchi contro i migranti e le guerre fra poveri, con una lotta unita che ha tre obiettivi: la terra, il lavoro e l’ambiente. Africani e associazioni scenderanno in piazza al fianco dei lavoratori del Porto di Gioia Tauro a rischio licenziamento e contro il rigassificatore. “Il sistema che ci sfrutta da decenni ora ci dice che non serviamo più, non servono i nostri agrumi, non servono le braccia dei nostri migranti – si legge nell’appello per l’evento – Serve invece il nostro territorio per impianti di ogni tipo che ci avvelenano la vita e distruggono la terra, come la centrale turbogas a Rizziconi, o l'inceneritore di Gioia Tauro per il quale è quasi pronto il raddoppio, o il rigassificatore a San Ferdinando, che distruggerà decine di ettari di terreno agricolo, danneggerà ancor di più le attività del porto e ci esporrà tutti al rischio d'incidenti catastrofici”. Le associazioni che hanno già aderito sono:Coordinamento Portuali Sul, Flai-Cgil comprensorio di Gioia Tauro, Kollettivo Onda Rossa, Rinascita-Cinquefrondi, Csoa “A. Cartella”, Chiesa battista di Rc, Mammalucco Onlus Taurianova, GASPP-Gruppo d'acquisto solidale e popolare della Piana di Gioia Tauro, Circolo Arminio di Palmi, Partito della Rifondazione comunista.
di Raffaella Cosentino
Fonte: Redattore Sociale
4 gennaio 2012