Romney: “tutta colpa dei palestinesi”
Geraldina Colotti - nena-news.globalist.it
Il candidato alla presidenza Usa spara a zero: «I palestinesi non s’interessano assolutamente» alla pace. Insomma tutta colpa degli occupati, non fare pressione su Israele.
«I palestinesi non s'interessano assolutamente» alla pace con Israele, e «un percorso verso la pace è assolutamente impensabile». Parola di Mitt Romney, il candidato repubblicano che corre contro Barack Obama alle presidenziali del 6 novembre. Quale sia la visione di Romney sulla questione palestinese è venuto fuori da un video girato all'insaputa del protagonista durante una riunione di finanziamento della sua compagine, il 17 maggio scorso, e reso pubblico dal giornale di sinistra Mother Jones. Nella registrazione, il candidato repubblicano disserta sulla «mentalità vittimistica» degli elettori di Obama e precisa che, qualora venisse eletto, non si spenderebbe certo per tentare di rilanciare il processo di pace israelo-palestinese: «Gestite le cose al meglio che potete. Sperate in una certa stabilità, ma riconoscete che questo resterà un problema senza soluzione, e rimandate il problema a più tardi, sperando che in fin dei conti, in un modo o in un altro, qualcosa arriverà a risolverlo», ha detto. E ancora: « L'idea di fare pressioni su Israele perché faccia delle concessioni ai palestinesi in cambio di qualche loro gesto di disponibilità, è l'idea peggiore del mondo». Fin dall'inizio della sua campagna elettorale, d'altronde, Romney si era profuso in attestati di lealtà e di sostegno a Israele, provocando l'indignazione dei palestinesi dopo la sua visita a Gerusalemme, a fine luglioi: per i suoi propositi razzisti quando aveva affermato che lo scarto tra il livello economico palestinese e quello israeliano era dovuto a una differenza di «cultura»; e quando aveva definito Gerusalemme «capitale d'Israele». Da Tel Aviv, Benyamin Netanyahu non ha peraltro mai fatto mistero del feeling che lo lega al repubblicano, «ingerendosi – ha accusato il quotidiano Haaretz – , in modo grossolano, volgare e senza riserve nella campagna elettorale Usa». Un tentativo, anche, di condizionare Obama, strappandogli il massimo di assicurazioni possibili prima delle elezioni, su cui il peso dell'elettorato ebraico potrebbe risultare determinante in caso di scarto sottile, come avvenne quando George W. Bush vinse per un pelo nel 2000 contro il democratico Al Gore. Netanyahu, detto «Bibi l'americano» si vanta di essere un gran conoscitore degli Usa, in cui ha vissuto a lungo e conta sulla sostanziosa amicizia del miliardario ebreo-americano Sheldon Adelson, proprietario dell'influente quotidiano gratuito Israel Hayom, uno dei finanziatori della campagna di Romney. Se questi vince, avrà bisogno di mesi prima di mettere in moto qualche misura. Obama, al contrario, potrebbe essere immediatamente operativo nel suo secondo mandato, e muovere finalmente qualche passo concreto in favore dei palestinesi.ù
Fonte: http://nena-news.globalist.it
19 Settembre 2012