Rivalutare lo Yuan? Hu Jintao resiste a Obama
Mario Platero
Nuovo vertice Barack Obama, questa volta a casa, a Washington, dove ha accolto 46 capi di stato e di governo pronti a discutere di sicurezza nucleare.
WASHINGTON – Nuovo vertice solenne per Barack Obama, questa volta a casa, a Washington, dove ha accolto nello spettacolare palazzo dei Congressi, 46 capi di stato e di governo pronti a discutere di sicurezza nucleare. Un vertice che per dimensione e partecipazione di capi di stato e di governo, di sovrani e primi ministri ha come solo precedente in America quello di San Francisco, convocato da Franklin Delano Roosevelt nel 1945 per disegnare il nuovo ordine post seconda guerra mondiale e fondare l'Onu.
Grande sforzo di immagine dunque e primi risultati di sostanza: Stati Uniti e Cina intendono lavorare insieme a nuove sanzioni contro l'Iran per il suo controverso programma nucleare. «I cinesi sono pronti a lavorare con noi sulle sanzioni», ha detto il funzionario della Casa Bianca Jeff Bader dopo il colloquio tra Barack Obama e Hu Jintao. Le consultazioni tra Stati Uniti e Cina avverranno alle Nazioni Unite. Un altro funzionario della Casa Bianca, Ben Rhodes, si è mostrato ottimista. «Ci attendiamo risoluzioni entro la primavera – ha detto – pensiamo che sia questione di poche settimane».
Il lavoro di coordinamento averrà all'Onu dove è già in corso un dialogo per accelerare i tempi di una risoluzione del Consiglio di sicurezza. Bader ha anche confermato che i due leader hanno discusso di questioni valutarie ma non ha voluto rivelare dettagli. Da tempo gli Stati Uniti premono per una rivalutazione dello yuan ma nelle ultime settimane hanno scelto una linea più prudente per lasciare che Pechino decida in autonomia.
Un altro risultato concreto è stato annunciato dall'Ucraina, che ha risposto all'appello degli Stati Uniti, accettando di rimuovere entro il 2012 tutto il suo materiale nucleare radioattivo formato da plutonio e uranio arricchito e di affidarlo all'America perché sia riprocessato e immagazzinato.
L'annuncio è giunto in serata da Robert Gibbs, il portavoce di Obama, mentre presentava John Brennan, lo zar antiterrorismo della Casa Bianca per un briefing ai giornalisti su motivazioni e obiettivi del vertice. Ed è stato proprio Brennan a dare un contesto all'accordo raggiunto con l'Ucraina: al-Qaeda e altri organizzazioni criminali stanno cercando di entrare in possesso di materiale fissile, plutonio e uranio arricchito per costruire una bomba atomica con l'intento di usarla contro l'Occidente. Non una bomba "sporca", chimica o radiologica, facile da costruire con materiale radioattivo di scarto, ma una vera e propria bomba atomica: «Abbiamo prove da varie fonti, tribunali, confessioni, rapporti da intercettazioni dei servizi segreti della determinazione con cui al-Qaeda sta cercando di entrare in possesso di materiali per costruire una bomba atomica. Le conseguenze potrebbero essere devastanti. Sappiamo che organizzazioni criminali offrono questo materiale, spesso si tratta di truffe, ma il pericolo è gravissimo» ha detto Brennan. «Il nostro obiettivo – ha continuato – è fare di tutto per evitare che questo accada, e dunque in questo vertice cercheremo il consenso per avere un controllo completo di questo materiale».
Gibbs ha spiegato che il materiale radioattivo ucraino sarà immagazzinato in America: è questa una delle strade che saranno indicate nel comunicato finale oggi. Fra gli altri obiettivi, quello di catalogare e identificare tutto il materiale nucleare disponibile a livello globale e mettere a punto misure di comunicazione e procedure di controllo fra i paesi che firmeranno l'accordo per minimizzare il rischio che uranio arricchito o plutonio cadano in mano dei terroristi. Ciascun paese che partecipa ai lavori farà la sua parte. Indiscrezioni raccolte dal Sole 24 Ore anticipano che l'Italia offrirà di costituire una scuola internazionale per la formazione per il controllo del materiale atomico e del nucleare civile a Trieste.
Ma in questo vertice ci sono obiettivi plurimi. Obama ha avuto incontri bilaterali molto mirati, con il Pakistan e l'India, ad esempio, per fare il punto su come queste due potenze atomiche possano ridurre la loro corsa ad armamenti atomici sempre più avanzati.
Fonte: Il Sole 24 Ore
13 aprile 2010