“Riparte il futuro”, Ciotti: «Una battaglia di civiltà»
Norma Ferrara
Cinque impegni stringenti di trasparenza, integrità e responsabilità per sconfiggere la corruzione che blocca il futuro dell’Italia. Li chiedono ai candidati al Parlamento i cittadini che aderiscono a Riparte il futuro.
Cinque impegni stringenti di trasparenza, integrità e responsabilità per sconfiggere la corruzione che blocca il futuro dell’Italia. Li chiedono ai candidati al Parlamento i cittadini che aderiscono a Riparte il futuro, l’innovativa campagna di mobilitazione digitale contro la corruzione, prima in Europa di questa portata. Promossa da Libera e Gruppo Abele, ha l’obiettivo di impegnare i candidati di tutti i partiti politici a quella trasparenza che in altri Paesi dell’Unione è prevista dalla legge. Oggi la presentazione a Roma con Don Luigi Ciotti, presidente di Libera, Francesca Rispoli, portavoce della campagna e coordinatrice dell’associazione, Leonardo Ferrante, operatore del Gruppo Abele responsabile scientifico della campagna e Eugenio Orsi, responsabile della strategia digitale.
Un patto trasversale con la politica contro la corruzione. «Quella che presentiamo oggi oltre ad essere una battaglia di civilta’ – ha dichiarato Don Luigi Ciotti, presidente di Libera – che vuol far ripartire le migliori energie del paese e della buona politica, vuole essere uno strumento diverso, aperto alla partecipazione di tutti, senza colore ne’ partito». «La corruzione – ha poi ricordato Ciotti – influisce sulle vite di ciascuno di noi a tal punto da essere tra le cause più’ importanti della stessa disoccupazione giovanile». Giochi di potere, lobby, interessi di parte non hanno permesso, dopo la prima campagna contro la corruzione nella quale raccogliemmo oltre un milione di firme, di approvare una legge efficace contro la corruzione. Così, torniamo a chiedere alla politica che si assuma la responsabilità di questa battaglia. E’ il momento di un patto con la politica su punti concreti in grado di ripristinare le risorse drenate da tangenti evasione fiscale, conflitti d interesse e tanto altro. Questo perché se la politica è lontana dalle persone, dagli ultimi, dai poveri, non è politica è altro». Le prime parole di Ciotti sono per l’imprenditore Ambrogio Mauri, vittima della corruzione perché solo dalla memoria oggi si può costruire l’impegno. “Era un imprenditore onesto – ricorda il presidente di Libera, ma la corruzione gli ha impedito di tenere in piedi la sua azienda, negli anni ’90, durante Tangentopoli, aveva sperato che tutto potesse andare meglio ma tutto è rimasto come prima e in una lettera aveva scritto “non credo più nel futuro, l’onesta non paga. La figlia Roberta Mauri oggi è fra le prime firmartici della campagna “Riparte il futuro” – e Ciotti aggiunge «E’ questo il senso del nostro ripartire, perché non ci siamo mai sottratti in questi anni a dire dei “no” ma bisogna trasformare questi no in “noi”». Combattere contro la corruzione, inoltre, vuol dire imprimere nuova linfa alla battaglia antimafia nel nostro paese poiché da decenni i clan usano la corruzione come strumento per penetrare inquinandola l’economia legale e di conseguenza i nostri territori e la democrazia del Paese.
I numeri e le proposte. Con quello che costa al sistema Italia la corruzione – secondo le stime della Corte dei Conti 60 miliardi ogni anno – si potrebbero liberare le risorse necessarie per uscire dalla recessione. Basterebbero, ad esempio, poco meno di 14 miliardi per completare opere fondamentali per il trasporto pubblico locale nelle principali città italiane. Altri 10 miliardi di euro potrebbero servire per completare la messa in sicurezza di tutti gli edifici scolastici, mentre con 2,5 miliardi si avvierebbe il restauro idrogeologico del Paese. 20 miliardi all’anno potrebbero coprire l’attuale costo degli ammortizzatori sociali (cassa integrazione, mobilità, indennità). Infine poco meno di 4 miliardi basterebbero ad evitare l’Imu sulla prima casa, mentre con altri 3 miliardi si potrebbero costruire 10 ospedali modello. La somma di tutti questi interventi è inferiore al costo della corruzione. Sessanta miliardi di euro, in alternativa, basterebbero per pagare gli interessi annuali sul debito pubblico italiano. Tuttavia considerare “solo” i sessanta miliardi persi è riduttivo – affermano i promotori dell’iniziativa.
La corruzione, infatti, mina alla radice la credibilità e l’affidabilità dell’Italia agli occhi del mondo, diminuendo di conseguenza l’afflusso di investimenti stranieri. Ad esempio, secondo Unctad, l’afflusso medio di capitali stranieri tra il 2004 e il 2008 in percentuale sul PIL in Italia è stato dell’1,38%, mentre in Francia nel medesimo periodo è stato del 3,88%. Tale “spread” di 2,5% corrisponde ad un ammontare superiore a 40 miliardi. Capitali che, investiti in innovazione e attività produttive, consentirebbero di generare migliaia di posti di lavoro, soprattutto per i giovani. E questi posti di lavoro, a loro volta, genererebbero ulteriore crescita per il nostro Paese. «I 60 miliardi di euro servono solo a comprendere l’entità del fenomeno, ma occorre riflettere su tutte le opportunità che perdiamo nel non investire quelle risorse a sostegno del lavoro, dell’innovazione, del diritto e del merito», conferma Leonardo Ferrante. «Non è un caso che nei Paesi dove la percezione della corruzione è più alta – e l’Italia è al 72esimo posto su 174 Paesi nella classifica di Transparency International – anche la disoccupazione giovanile aumenta, ci sono meno fondi per la ricerca e lo sviluppo, faticano a nascere nuove imprese, i servizi pubblici sono inefficienti, gli investimenti stranieri scarseggiano, le disuguaglianze sociali ed economiche sono fortissime. Si riscontra persino una correlazione tra corruzione e morti sul lavoro».
«Tre aggettivi in inglese per descrivere la campagna: agnostic, open e diverse, requisiti essenziali per il successo online», dice Eugenio Orsi, responsabile della mobilitazione sul web. «Agnostic perché non abbiamo una nostra agenda, bensì un obiettivo di civiltà. Open perché siamo aperti a tutti e incoraggiamo la partecipazione. Infine diverse per lo strumento utilizzato e per l’approccio: guardiamo al futuro di chi il futuro se lo sta perdendo. Sono già migliaia i cittadini che si sono fatti avanti, ancor prima che la campagna partisse ufficialmente, per chiedere a chi li rappresenta di fare il minimo indispensabile in un Paese adeguato agli standard europei. In Francia, Spagna e Germania ci sono norme che chiedono a chi viene eletto la totale trasparenza: da noi, per fare un esempio, solo il 40% dei parlamentari ha autorizzato la pubblicazione online della propria dichiarazione dei redditi. Ora sono le persone che rivendicano il diritto a essere governati in maniera trasparente, da gente onesta».
Liste pulite alle prossime elezioni. «Ho letto dei nomi di candidati alle prossime elezioni e, se fossero confermati, sarebbe certamente un brutto segno per il paese – afferma Ciotti rispondendo alla domanda di un giornalista presente in sala. «Insomma – ha detto – ci continuano a prendere per il naso. Tutti parlano di verità’, trasparenza e democrazia ma, ci si rende conto, che spesso sono parole rivestite di altri sensi».
La nostra iniziativa di mobilitazione vuole essere uno strumento per contarsi e «graffiare le coscienze perché il problema, non sono solo mafiosi e corrotti, ma anche noi come italiani che non riusciamo a voltare pagina».
Fonte: www.liberainformazione.org
16 gennaio 2013