Ricostruire Gaza un primo passo verso la pace
Ban Ki Moon, Segretario Generale Onu
Ban Ki Moon dichiara: "Il nostro obiettivo non dovrebbe essere semplicemente il ritorno alla situazione di Gaza prima del 27 dicembre, o al processo di pace. Ora più che mai è il momento di raggiungere una pace piena e globale tra Israele e i suoi vicini arabi".
DURANTE i combattimenti avvenuti fra il 27 dicembre 2008 e il 18 gennaio 2009 nella striscia di Gaza, sono state le popolazioni civili di Gaza e del sud Israele a subire il peso di violenza, distruzione e sofferenza inflitte su vasta scala. Ne è risultato un ulteriore fardello di miseria e disperazione. Agli effetti deleteri provocati da occupazione, blocco, guerra civile e tracollo economico si sono sommati morte, distruzione, allontanamento forzato dalle proprie abitazioni. Durante la mia visita a Gaza, due giorni dopo la proclamazione del cessate il fuoco, ho toccato con mano la profonda umiliazione inflitta alla popolazione: quello che ho visto e sentito mi
ha lasciato profondamente scosso.
Le tre settimane di intensi combattimenti si sono concluse con cessate il fuoco unilaterali annunciati da entrambe le parti il 18 gennaio. Da allora la situazione è rimasta comunque precaria, con ulteriori gravi episodi di violenza e chiusure continue dei valichi. Ciò rende evidente il bisogno urgente di giungere a un cessate il fuoco che sia duraturo, sostenibile e pienamente rispettato dalle parti, come richiesto dal Consiglio di Sicurezza.
L'Egitto non solo ha lodevolmente guidato gli sforzi per raggiungere tale obiettivo, ma ha anche tentato di trovare soluzioni a una serie di questioni correlate: la completa riapertura dei valichi di accesso a Gaza, il rilascio dei prigionieri palestinesi in cambio del caporale Shalit e la riunificazione dei palestinesi. Il Cairo ha inoltre preso l'iniziativa di ospitare un incontro importante, oggi a Sharm el-Sheikh, per rispondere agli immediati bisogni economici dei palestinesi e disegnare le strategie volte alla ripresa e alla ricostruzione di Gaza.
Garantire valichi accessibili, come previsto dagli accordi internazionali, è essenziale per la tenuta di qualsiasi cessate il fuoco e per permettere agli aiuti umanitari di raggiungere la popolazione. Se vogliamo ripristinare un corretto regime di funzionamento dei valichi, occorre tenere in considerazione le legittime preoccupazioni di Israele in materia di sicurezza e in questo senso l'Autorità Palestinese dovrebbe essere in grado di assumersi le proprie responsabilità in virtù di questi accordi. A sua volta ciò comporta che la popolazione palestinese sia riunita sotto un unico governo, la cui azione si ispiri ai principi dell'Olp.
Nel frattempo, le Nazioni Unite devono continuare a fornire assistenza umanitaria a Gaza e ovunque sia necessaria. Occorre inoltre garantire una transizione tempestiva dallo stadio dell'assistenza umanitaria d'emergenza alla fase di ripresa e ricostruzione, senza la quale migliaia di persone a Gaza resterebbero bloccati ad un livello di sopravvivenza e di mera dipendenza. Gaza deve essere riportata ad un livello di normalità. Non possiamo poi trascurare la Cisgiordania. Perchè i palestinesi vedano un miglioramento concreto nella loro vita quotidiana, Israele deve adottare misure immediate che accrescano il movimento e l'accesso a risorse chiave quali terra e mercati.
Il nostro obiettivo non dovrebbe essere semplicemente il ritorno alla situazione di Gaza prima del 27 dicembre, o al processo di pace.
Ora più che mai è il momento di raggiungere una pace piena e globale tra Israele e i suoi vicini arabi.
Se da una parte ci sforziamo di garantire assistenza e sostegno alla ricostruzione di Gaza, dobbiamo anche perseguire in modo instancabile l'obiettivo su cui siamo d'accordo da tempo ma che non siamo stati in grado di perseguire: la fine dell'occupazione iniziata nel 1967, la creazione di uno stato palestinese che comprenda
Gaza, la Cisgiordania e includa anche Gerusalemme orientale, e che coesista in pace e sicurezza accanto ad Israele, e una pace giusta, durevole e complessiva tra Israele e tutti i suoi vicini arabi.
Fonte: la Repubblica
3 marzo 2009
(Articolo del Segretario generale Onu)