Richard Holbrooke. In memoriam


Paola Caridi - invisiblearabs.com


Di colpo scompare uno dei diplomatici che ha segnato la storia d’Europa alla fine del Secondo Millennio. Richard Holbrooke è morto, e per noi quasi cinquantenni rimane quello della pace di Dayton. La fine della guerra di Bosnia. Poteva far di meglio, allora? Forse. Anzi, certo. Ma fermò il massacro. E molti di noi gliene sono grati.


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Richard Holbrooke. In memoriam

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Il grande pubblico forse non se lo ricorda più. Ha attraversato la storia d’Europa alla fine del Secondo Millennio, quando – attoniti – tentavamo di fare i conti con una guerra civile nel cuore del Vecchio Continente. Eppure Richard Holbrooke avrebbe meritato posti e attenzione ben più importanti di quelli che le amministrazioni americane gli avevano riservato, dopo il suo ruolo determinante nella mediazione sulla Bosnia Erzegovina. Oggi, dunque, il mio blog va una deviazione geopolitica, perché la memoria è importante, anche quella personale. E io, ai Balcani, continuo a essere affezionata, anche se sembrano ormai sepolti in un angoletto della storia.

Cominciamo dalla notizia. Richard Holbrooke è morto ieri, all’età di 69 anni, a Washington, dopo essere stato operato per una occlusione dell’aorta. Uno dei diplomatici americani più importanti, Holbrooke era stato designato negli ultimi anni rappresentante speciale dell’amministrazione Obama per Pakistan e Afghanistan. Ruolo delicato, difficile, sul quale non dico nulla perché nulla o quasi ne so, lasciando le considerazioni necessarie a Emanuele Giordana, pard e fratello, che sicuramente sul suo blog, Great Game, scriverà prima o poi qualcosa.

Per noi della nostra generazione (sulla cinquantina, poco più poco meno), Richard Holbrooke rimane colui che guidò con pugno fermo la veloce mediazione che condusse alla pace di Dayton del 1995, quella che pose fine al massacro in Bosnia, all’assedio di Sarajevo, alla più grande sconfitta della coscienza europea. Certo, fu una pace di compromesso. Certo, non ci salvò dalla coda tragica del Kosovo. Certo, si poteva fare di meglio, e soprattutto si poteva fare prima. Ma in quel periodo – ce lo ricordiamo tutti molto bene – Richard Holbrooke emerse come un diplomatico di polso, un’apparizione che sorprese tutti, in anni nei quali l’incapacità di fare diplomazia aveva segnato una delle pagine più nere della storia contemporanea europea. Holbrooke, che veniva dall’esperienza del Vietnam, costrinse Slobodan Milosevic a firmare un accordo. Cosa non facile, in quel periodo, in quell’Europa, in quei Balcani. Gliene saremo tutti grati.

Cosa successe dopo, e perché mai un diplomatico così di polso, così decisionista non sia stato premiato dalle amministrazioni di Washington, lo considero un mistero. Il mistero di questi ultimi, poco incisivi decenni di storia contemporanea, in cui a emergere sono i mediocri. Mah. Comunque la si pensi, su Holbrooke, rispetto agli altri era un gigante. Che si fosse o meno d’accordo sulle sue scelte.

Time
ha fatto un ritratto interessante, dell’uomo che creò il compromesso di Dayton.

Fonte: Invisiblearabs

14 dicembre 2010

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