Renzi in visita in Israele: “È il Paese delle nostre radici”
Il Fatto Quotidiano
Il presidente del Consiglio, in visita a Tel Aviv, ribadisce la vicinanza al Paese mediorientale. Ma sull’intesa nucleare con Teheran il premier israeliano ribadisce: “E’ un errore storico”
I legami tra Italia e Israele “sono molto forti, in particolare in politica estera”. E Israele “è il paese delle nostre radici, delle radici di tutto il mondo e anche il paese del nostro futuro”. Inoltre è condivisa “la responsabilità del ricordo e dell’impegno contro l’antisemitismo”. Ma è l’accordo sul programma nucleare iraniano che segna una profonda distanza tra Matteo Renzi, in visita a Tel Aviv, e il premier israeliano Benjamn Netanyahu. Il presidente del Consiglio “sostiene” il “compromesso” siglato con Teheran, anche se allo stesso tempo – nel corso della conferenza con Netanyahu trasmessa in diretta tv – sottolinea che la sicurezza di Israele “è la sicurezza dell’Europa e anche la mia: abbiamo un destino comune da condividere”.
L’intesa, ha proseguito Renzi, “è il primo passo”. Assicura che la comunità internazionale vigilerà sull’accordo affinché venga rispettato, e riconosce: “Abbiamo posizioni diverse sull’Iran. Noi, con gli Usa, pensiamo che un compromesso sul nucleare sia possibile ma che un compromesso sulla sicurezza di Israele sia impossibile. Quello di Israele a esistere non è un diritto, è un dovere”. Ma se Renzi parla di un compromesso positivo, l’ennesima stroncatura arriva da Netanyahu, che lo definisce un “cattivo accordo”, nonché “è un errore storico”.
Netanyahu: “Così altri fondi per il terrorismo” – “L’accordo con l’Iran rappresenta una grande minaccia per Israele e metterà l’Iran sulla soglia di avere un intero arsenale nucleare entro dieci anni, tra un decennio potrà avere a disposizione decine di armi atomiche”, ha avvertito il premier israeliano, che oggi a Gerusalemme ha anche ricevuto il segretario alla Difesa americano Ashton Carter. A lui Netanyahu ha ribadito “che l’accordo con l’Iran produce minacce gravi ad Israele, al Medio Oriente, all’Europa e al mondo intero”.
Ed è tornato ad ammonire: “In 10 anni l’Iran sarà in grado di dotarsi di un’arsenale nucleare. In questo lasso di tempo l’intesa permette al regime di Teheran di costruire quante centrifughe vuole, per arricchire in modo illimitata le scorte di uranio. L’Iran potrà allora balzare verso decine di ordigni nucleari in un “tempo zero”, ha proseguito affermando che, allo stesso tempo, “nell’immediato l’accordo garantirà all’Iran centinaia di migliaia di dollari che saranno diretti verso la sua aggressività nella regione e al terrorismo che dissemina in tutto il mondo”. Questo significa “altri fondi per i Guardiani della Rivoluzione, per le Forze Quds, per gli Hezbollah, per Hamas, per la Jihad islamica, per il terrorismo che l’Iran appoggia in Libia, per le milizie sciite in Iraq e gli Huti in Yemen“.
Obama: “Abbiamo fatto la cosa giusta” – Tornando a parlare dell’accordo sul nucleare iraniano e rinnovando il suo appello diretto al Congresso, Barack Obama ha spiegato: “Abbiamo fatto la cosa giusta. Chiunque arriverà dopo di me anche tra 10 anni sarà in una posizione più forte, compresa la possibilità di valutare ogni opzione militare”. E ha aggiunto: “Dobbiamo evitare che l’Iran abbia l’atomica”.
Intanto i deputati di Teheran hanno stabilito che l’accordo sul programma nucleare iraniano, firmato la scorsa settimana a Vienna, sarà oggetto di valutazione di una commissione parlamentare e non sarà oggetto di voto prima di 80 giorni. A riferire la decisione è stata la radio di Stato, a seguito della relazione del ministro degli Esteri, Mohammad Javad Zarif, che ha presentato in Parlamento l’intesa. Il Majlis ha quindi deciso di sospendere il giudizio sull’accordo in attesa del voto del Congresso americano, che dovrà esprimersi a riguardo intorno alla metà di settembre.
Fonte: www.ilfattoquotidiano.it
21 luglio 2015