Reddito di cittadinanza: la grande scommessa
Famiglia Cristiana
Il Governo vara un assegno mensile per i più poveri: ecco come funziona, a quanto ammonta e chi ne ha diritto. Il nuovo sussidio di 780 euro riguarderà una platea di cinque milioni di persone. Ma non mancano le incognite: incentivo all’occupazione o assistenzialismo?
IL PUNTO – Sarà davvero una misura vicepremier Luigi Di Maio? O si limiterà a una gigantesca operazione di assistenzialismo? Nascerà il “nuovo Welfare State”, come sostengono il premier Conte e lo stesso ministro? Sono questi gli interrogativi di fronte al Reddito di cittadinanza, misura di bandiera dei 5 Stelle, anche se molto diversa dal progetto iniziale del Movimento. Non si tratta infatti di una rendita incondizionata per tutti i cittadini, ma di un sostegno contro la povertà e uno strumento per trovare lavoro. Restano i dubbi e le incognite: l’occupazione si crea a livello di imprese, non la producono i Centri per l’impiego. Tra l’altro, come avverte la Banca d’Italia, la recessione economica è dietro l’angolo: da dove arriveranno i nuovi posti? Dubbi e incognite che avremmo voluto sottoporre al ministro Di Maio, se non avesse declinato il nostro invito a farsi intervistare
Con il Reddito di cittadinanza (Rdc) varato la scorsa settimana, il Governo di Giuseppe Conte ha un progetto ambizioso: rilanciare il lavoro e abolire la povertà. Non si tratta di una prima assoluta in Italia: il primo esperimento in tal senso fu il Reddito minimo di inserimento, nel 1998, introdotto dal Governo Prodi in 267 Comuni: 500 mila lire al mese (258 euro di oggi); somma anch’essa condizionata alla ricerca di un impiego e a programmi di inserimento sociale, mai estesa in tutto il Paese perché mancavano le risorse (2,5 miliardi di euro). Altri due progetti sono rimasti nel cassetto per lo stesso motivo: il Reddito di ultima istanza del Governo Berlusconi del 2004 e il Sostegno per l’inclusione del 2013, quando presidente del Consiglio era Enrico Letta.
Ora invece il Governo giallo-verde ha messo a punto una vera e propria rivoluzione, estendendo il Reddito e la pensione di cittadinanza a una platea di 5 milioni di persone, con una spesa di sei miliardi di euro (di cui uno per la riforma dei Centri per l’impiego). Il 47 per cento dei beneficiari del Rdc sarà al Centro Nord e il 53 al Sud e nelle Isole. Notevole la base di partenza, pari a 500 euro più 280 di contributi per l’affitto (oppure 150 per chi ha il mutuo) per raggiungere i 1.330 euro in una famiglia con tre figli (due minorenni e un maggiorenne).
Ma vediamo i requisiti. Per richiedere il Reddito bisognerà innanzi tutto avere un Isee (l’Indicatore della situazione economica equivalente) minore di 9.360 euro. Viene considerato però anche il conto in banca, inferiore a 6 mila euro l’anno (20 mila euro se c’è un disabile in famiglia). Inoltre la seconda casa non dovrà superare i 30 mila euro. Chi non spende l’intero importo del Reddito nel mese in corso perderà la somma avanzata, che verrà scalata dall’importo successivo.
Ma la condizione indispensabile per beneficiare del Rdc è la sottoscrizione del Patto per il lavoro o il Patto per la formazione, per poi accettare un’offerta di impiego (nell’attesa si dovranno svolgere anche lavori socialmente utili). Nei primi sei mesi di fruizione del reddito sarà considerata congrua un’offerta entro 100 chilometri dalla residenza, tra il sesto e il 12esimo mese entro 250 km e oltre il 18esimo ovunque in Italia (nel caso in famiglia non ci siano minori né disabili). Si potranno rifiutare al massimo due offerte, la terza va accettata. Il Patto per il lavoro obbliga a registrarsi sulla piattaforma informatica che mette in contatto i Centri per l’impiego con le aziende e consultarla per trovare un’occupazione.
Come accennato, c’è anche la pensione di cittadinanza (che sostituirà quella di invalidità), dai 67 anni in poi: può arrivare fino a 630 euro, cui si possono aggiungere 150 euro per l’affitto (o per il mutuo). Il reddito potrà essere chiesto anche da stranieri purché residenti da almeno 10 anni (di cui gli ultimi due continuativi) e dagli italiani se residenti da due anni. Vi è poi un interessante incentivo alle imprese che assumono: l’importo percepito dal beneficiario del Rdc per i mesi rimanenti, fino alla fine del ciclo di 18 mesi, sarà versato all’azienda sotto forma di sgravi contributivi.
Il Governo promette controlli a tappeto e pene severe per chi truffa o dichiara il falso: è prevista la reclusione da due a sei anni. Niente sussidio a chi ha comprato un’auto o una moto nuova negli ultimi sei mesi o possiede vetture di grossa cilindrata: evidentemente non si tratta di un povero.
Non mancano i timori e le critiche al provvedimento. Il moltiplicatore troppo basso previsto per i componenti della famiglia penalizza i nuclei numerosi, i più colpiti dalla povertà. Avere tre o sei figli è quasi uguale, e non è giusto. Colpisce la complessità dei requisiti e la farraginosità delle procedure. Ogni volta che si modifica la situazione reddituale occorre comunicarlo: un marasma cosmico. Anche il trattamento dei disabili (la pensione è di 282 euro al mese) che beneficeranno degli aumenti promessi di 500 euro in più si limita a 255 mila casi su un milione e 400 mila, un quarto degli aventi diritto. Infine, c’è il rischio che il Rdc finisca per integrare lo stipendio in nero di tanti, per esempio badanti e colf (6 su 10 lavorano in nero). E non dimentichiamo che il reddito rischia di innescare quello che gli economisti chiamano “la trappola del Welfare”, scoraggiando chi percepisce il sussidio a cercare un impiego, ritenendolo sufficiente. Un pericolo incombente soprattutto nel Sud, dove manca il lavoro. Infine, non è chiaro quali saranno e come si svolgeranno i lavori di pubblica utilità cui saranno sottoposti i beneficiari. I primi a trovare lavoro saranno comunque gli impiegati assunti per aiutare i cittadini nei Centri per l’impiego (i “navigator”) e gli avvocati coinvolti nei contenziosi.
Francesco Anfossi
Famiglia Cristiana
6 marzo 2019