Qualità degli aiuti: da Onu cinque regole all’Italia
AGI Mondo ONG
Coordinare interventi e missioni, svincolare l’aiuto, valutare con i partner l’impatto delle iniziative, affidare responsabilita’ di gestione ai beneficiari. Il rapporto della Campagna del Millennio.
La diminuzione a livello europeo delle risorse per l'Aiuto allo sviluppo impone una maggiore attenzione alla qualità degli aiuti per migliorarne l'efficacia. Soprattutto per un Paese come l'Italia, che non puo' certo definirsi un 'buon donatore' ed è in coda alla classifica europea. La raccomandazione arriva dall'ultimo rapporto della Campagna Onu del Millennio, curato insieme con quindici organizzazioni della societa' civile e ufficialmente consegnato a rappresentanti di governo e Parlamento al termine della conferenza di presentazione nella sala stampa della Camera dei Deputati. Cinque i passi che il sistema Italia deve fare, secondo il rapporto, per migliorare gli interventi di cooperazione, soprattutto in vista del Forum di settembre ad Accra, in Ghana.
Innanzitutto accentuare il coordinamento tra i diversi interventi e renderlo coerente con le strategie del Paese beneficiario; svincolare prestiti e aiuto dall'assistenza tecnica e dai servizi forniti; coordinare le missioni; valutare "sistematicamente e congiuntamente" l'impatto delle iniziative con il Paese partner; dare responsabilita' di gestione e di trasparenza ai beneficiari.
Parola d'ordine: partnership
"Oggi la cooperazione deve essere un impegno bipartisan", ha sottolineato Marina Ponti, coordinatrice per l'Europa della Campagna Onu del Millennio, "uno strumento efficace contro la poverta' che tutti i Paesi e governi devono assumersi, a iniziare dai membri del G8". In particolare, ha continuato, "non sono piu' l'Europa o l'Italia a dover sviluppare i Paesi poveri, ma i donatori devono favorire il loro sviluppo, considerandoli partner e assicurando loro la leadership e la gestione degli interventi". Dopo questo "cambio di mentalita', oramai maturo", ha aggiunto la Ponti, "e' necessario che l'Italia da un lato riduca al minimo gli sprechi di risorse, dall'altro sia coerente e non vincoli i Paesi sostenuti all'acquisto e uso di prodotti 'made in Italy'". Il dato peggiore per l'Italia -rilevato nel rapporto che analizza l'impegno italiano rispetto agli indicatori suggeriti dalla Dichiarazione di Parigi del 2005- riguarda la quasi totale assenza di coordinamento con gli altri donatori nelle missioni di monitoraggio, con costi elevatissimi per i Paese partner. "Solo sette delle 93 missioni italiane nell'ultimo anno sono state condotte in modo coordinato con gli altri donatori", ha spiegato Jacopo Viciani di ActionAid, organizzazione che ha redatto il documento insieme con Focsiv, Oxfam, Ucodep, Save the Children e Wwf. "E solo il 18 per cento delle analisi dei Paesi", ha aggiunto l'esperto, "e' stato condiviso".
Intervenire con programmi e non singoli progetti
La cooperazione italiana inoltre, scrive il rapporto, "predilige" l'aiuto a progetto rispetto a quello a programma. "Si tratta per lo piu' di finanziamenti una tantum, come la costruzione di infrastrutture", ha argomentato Viciani, "senza pero' farsi carico dei costi successivi, come a esempio il salario del personale".
Essere efficaci significa innanzitutto "essere coerenti", gli ha fatto eco Laura Ciacci del Wwf, che ha posto l'accento sul "legame imprescindibile" tra ambiente-equita'-poverta' di cui tutti gli interventi allo sviluppo devono tenere conto. Il rapporto e' stato consegnato al vice direttore della Cooperazione generale per lo Sviluppo, Giuseppe Morabito, che ha rappresentato il ministro degli Esteri, Franco Frattini, e ai parlamentari presenti. "E' in corso un rinnovamento dell'architettura dell'Aiuto pubblico allo sviluppo", ha dichiarato Morabito, tornato ieri da una riunione dei direttori generali europei, a Bruxelles, "e l'Italia si concentrera' nei prossimi mesi a programmare interventi per razionalizzare i rapporti con i Paesi partner e ridurre le missioni laddove sono presenti in maniera massiccia altri donatori". Al contempo, ha aggiunto, "lavorera' per un piu' corretto uso delle risorse e per rafforzare i sistemi anti-corruzione nei Paesi partner".
Frattini, gli aiuti saranno più efficaci
Il governo è pronto a lavorare insieme al Parlamento "per rendere il sistema della cooperazione e dell'aiuto piu' efficace". In un messaggio alla conferenza di lancio del documento sull'efficacia dell'Aiuto pubblico, presentato dalla Campagna Onu per il Millennio, il ministro degli Esteri, Franco Frattini, ha sottolineato la priorita' delle strategie di cooperazione nell'agenda della politica estera italiana. "In un mondo di crisi ed emergenze continue", ha scritto il ministro nel messaggio letto dal vice direttore della Direzione generale per la Cooperazione della Farnesina, Giuseppe Morabito, "nessuno dubita del ruolo che la cooperazione puo' e deve svolgere per garantire dignita' a tutte le persone, per prevenire tensioni sociali ed economiche e per combattere le piu' gravi ineguaglianze". Allo stesso tempo, "la difficolta' dei bilanci dei Paesi donatori pone in maniera forte, accanto alla questione della quantita' (delle risorse, ndr.), il tema della qualita' degli interventi, della loro sostenibilita' e soprattutto della loro efficacia". E' per rispondere a queste esigenze, ha sottolineato il titolare della Farnesina, che "l'architettura dell'aiuto pubblico allo sviluppo italiano, il nostro sistema di cooperazione, dovra' affrontare un processo di rinnovamento importante". Una riforma che, ha osservato, per raggiungere risultati "concreti e positivi" dovra' partire non solo "da una volonta' politica congiunta di governo e Parlamento", ma da "un dialogo costruttivo con le istituzioni internazionali e con la societa' civile".
L'esigenza di un maggiore coinvolgimento "di ong, societa' civile, enti locali e settore privato come nuovi attori dello sviluppo" e' stata sottolineata anche dal vice direttore Morabito, il quale ha rappresentato Frattini che in giorni e' a Kyoto per la riunione dei ministri degli Esteri del G8. "E' importante che gli aiuti siano prevedibili e coordinati", ha spiegato, sottolineando che la qualita' "non deve pero' diventare una scusa per un mancato impegno sulla quantita' delle risorse", che rimane una nota dolente per la cooperazione italiana, scivolata al penultimo posto nella classifica dei donatori europei.
Fonte: http://www.ong.agimondo.it
27 giugno 2007