Processo a Morsi, timore di violenze


NEAR EAST NEWS AGENCY


Si apre oggi al Cairo il processo contro l’ex presidente egiziano. Dispiegati oltre 20mila poliziotti. Previste manifestazioni.


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Al-Azhar University student members of the Muslim Brotherhood and supporters of ousted Egyptian President Mohamed Mursi, shout slogans against the military and Interior Ministry, as army soldiers stop them from marching towards the Rabaa al-Adawiya square in Cairo October 28, 2013. Security forces fired teargas to disperse hundreds of students protesting against Egypt's military-installed government at Cairo's al-Azhar university on Monday, a week before ousted Islamist President Mohamed Mursi is due to face trial.   REUTERS/Amr Abdallah Dalsh  (EGYPT - Tags: POLITICS CIVIL UNREST EDUCATION RELIGION MILITARY)

Si apre oggi al Cairo il processo all’ex presidente Morsi, deposto da un golpe militare lo scorso 3 luglio. Il leader dei Fratelli Musulmani è accusato di incitamento alla violenza e all’omicidio durante le manifestazioni antigovernative dello scorso dicembre di fronte al palazzo presidenziale. Morsi, insieme ad altri 14 imputati, tutti leader della Fratellanza, rischia la pena di morte.

Le autorità egiziane temono scontri e hanno dispiegato 20mila poliziotti nella capitale: sono già 300 i sostenitori del deposto presidente radunatisi di fronte alla sede della Corte Suprema egiziana per manifestare contro la detenzione di Morsi. La polizia ha chiuso Tahrir Square e Rabaa El-Adawiya Square, centri della protesta popolare degli ultimi due anni e mezzo. Per evitare violenze e manifestazioni, le autorità hanno deciso solo ieri di spostare il processo in un’altra sede, alla periferia Sud del Cairo. Il processo si svolgerà a porte chiuse, nessun giornalista sarà autorizzato ad assistere.

“Ci aspettiamo rabbia e sollevazioni quando Morsi arriverà in tribunale – aveva detto ieri un funzionario del Ministero degli Interni, rimasto anonimo – Abbiamo ricevuto informazioni secondo le quali i Fratelli Musulmani compiranno atti di violenza, tra cui omicidi mirati e attacchi terroristici contro strutture militari“. Da parte sua, la Fratellanza ha annunciato manifestazioni contro un golpe “illegittimo” e un processo “farsa” nei confronti di un presidente legittimamente eletto. Il timore del movimento islamista, espresso da alcuni dei suoi membri, è che Morsi possa essere assassinato durante l’eventuale scoppio di violenze.

Dalla deposizione del regime islamista, il nuovo governo ad interim egiziano è impegnato in una dura repressione dei movimenti a sostegno della Fratellanza: oltre mille le vittime, duemila i membri dei Fratelli Musulmani arrestati. Le manifestazioni indette a favore del movimento islamista sono spesso state teatro di violenze da parte delle forze militari, mentre la magistratura ha deciso la sospensione delle attività dei Fratelli Musulmani, confiscato beni e proprietà immobiliari e bandito i suoi membri dallo svolgere attività politiche.

Dura la repressione anche nella Penisola del Sinai, dove l’esercito del Cairo ha lanciato una vasta campagna contro gruppi armati islamisti sostenitori di Morsi. Tra questi anche i militanti di Hamas, accusati di essere entrati nel Paese via tunnel. Un’accusa che ha provocato conseguenze drammatiche sulla popolazione gazawi, che ha assistito alla chiusura continua del valico di Rafah, ad attacchi contro i pescherecci, ad azioni militari contro i tunnel sotterranei, unica via per l’ingresso nella Striscia di beni di prima necessità, di carburante e medicinali.

Fonte: Nena News

4 novembre 2013

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