Prigioniero palestinese muore in carcere


NEAR EAST NEWS AGENCY


Maysara Abu Hamdiya è deceduto oggi nel centro medico di Beer Sheva. Affetto da cancro, non ha mai ricevuto adeguate cure da Israele. Manifestazione ad Hebron.


CondividiShare on FacebookTweet about this on TwitterEmail to someoneGoogle+
prigioni2

Il prigioniero politico palestinese Maysara Abu Hamdiya è morto oggi nel centro medico Soroka a Beersheba. Membro di Hamas, condannato all’ergastolo nel 2002 con l’accusa di tentato omicidio e possesso di armi, era da tempo malato di cancro.

La sua morte, che il movimento dei prigionieri imputa alle mancate cure ricevute da Abu Hamdiya, ha provocato scontri all’interno delle carceri israeliane a Sud del Paese, mentre ad Hebron è appena cominciata una manifestazione di protesta: i soldati stanno rispondendo con il lancio di gas lacrimogeni. Il detenuto palestinese era stato trasferito sabato in ospedale dopo il grave peggioramento delle sue condizioni di salute.

Nell’ultimo periodo si erano moltiplicati gli appelli alle autorità israeliane perché riconoscessero ad Abu Hamdiya, 62 anni, residente ad Hebron, cure mediche adeguate per il male che lo stava uccidendo. Tel Aviv ha però sempre rifiutato di intervenire, facendolo ricoverare a Beer Sheva solo sabato, due giorni prima del decesso. Secondo quanto riportato da Abbas Sayed, leader di Hamas, che le sue condizioni erano gravemente peggiorate ed era stato portato privo di coscienza in ospedale.

E’ giunta anche la conferma dell’Israeli Prison Service che ha fatto sapere che era da poco stato aperto il procedimento per il rilascio di Abu Hamdiya. “Al prigioniero era stato diagnosticato un cancro dell’esofago a febbraio e era sotto supervisione medica – ha commentato un portavoce dell’IPS – Una settimana fa, dopo che la sua malattia è stata diagnosticata come terminale, l’IPS ha avviato le pratiche per il suo rilascio”.

Da tempo organizzazioni per i diritti umani hanno sollevato la questione dei prigionieri palestinesi malati e detenuti in carceri israeliane, accusando spesso la Croce Rossa e le Nazioni Unite di non muoversi per garantire cure adeguate ai pazienti. “Una lenta esecuzione”, l’ha definita la Wa’ed Society for Prisoners and Ex-prisoners.

Alle terribili condizioni vissute nelle carceri israeliane (isolamento prolungato, perquisizioni frequenti, obbligo ad acquistare cibo e vestiti, divieto a leggere libri e ascoltare la radio, lunghi interrogatori e forme di tortura) si aggiunge una severa politica di negligenza sanitaria, in particolare nei casi di malattie croniche, come cancro, problemi di cuore, insufficienza renale. Ai prigionieri non è possibile accedere a cure continuate e adeguate e sottoporsi ad operazioni chirurgiche.

Nel 2013, il numero dei prigionieri palestinesi malati detenuti da Israele ha raggiunto le 1.400 unità. Spesso malattie precedenti sono aggravate da malnutrizione ed abusi fisici e psicologici da parte delle autorità carcerarie. Diciotto prigionieri si trovano oggi nell’ospedale di Ramla, dove però non ricevono cure adeguate.

Fonte: Nena News

2 aprile 2013

CondividiShare on FacebookTweet about this on TwitterEmail to someoneGoogle+

Lascia un commento