Presidenziali in Egitto, disordini al Cairo: un uomo si dà fuoco
Il Fatto Quotidiano
Manifestanti hanno appiccato il fuoco all’edificio che ospita il quartier generale del candidato alle presidenziali Ahmed Shafiq nel quartiere Dokki, al Cairo. Il duello tra un fratello musulmano e un ex fedelissimo di Mubarak crea insoddisfazione tra laici e liberali.
Un uomo che si dà fuoco al Cairo davanti al quartier generale dell’ex premier Ahmed Shafiq (fedelissimo dell’ex raiss Honsi Mubarak) uno dei due candidati che andranno al ballottaggio alle presidenziali del 16 e 17 giugno. Lo mostrano le immagini diffuse dalla tv di stato. Il rivale di Shafiq è il candidato dei Fratelli musulmani, Mohamed Morsi. In questo momento la sede elettorale è messa sotto assedio dai manifestanti.
Il duello presidenziale egiziano inizia così sotto i peggiori auspici. Il duello (elettorale) è tra Mohamed Morsie Ahmad Shafiq, fra un fratello musulmano e un generale ex premier. Una scelta che getta nello sconforto laici e liberali che non si identificano in Shafiq, e movimenti pro rivoluzione e attivisti, che hanno difficoltà a votare per Morsi in chiave anti Mubarak.
Nel dilemma monta un’onda pro boicottaggio del prossimo turno il 16 e 17 giugno, mentre centinaia di manifestanti si sono radunati in serata al Cairo e in varie città egiziane per protestare contro l’esito del primo turno. Nel frattempo gli anti Shafiq guardano con insistenza alla Corte costituzionale, che l’11 giugno deve stabilire la validità della legge per escludere dalle elezioni i vertici dell’ancien regime e che potrebbe colpire proprio l’ex ministro dell’Aeronautica dell’era Mubarak e ultimo premier dell’ex rais. Dopo giorni di indiscrezioni, la commissione elettorale ha annunciato i risultati definitivi del primo turno di voto, mercoledì e giovedì scorsi, confermando che Morsi si è aggiudicato il maggior numero di voti, cinque milioni e 764.952 voti, pari al 24,8%, seguito da Shafiq, che ha ricevuto cinque milioni 505.327 voti, pari al 23,7%. Terzo classificato il nasseriano Hamdin Sabbahi, che ha ottenuto quattro milioni 820.273 preferenze.
L’affluenza alle urne è stata del 46,42, non altissima considerando che per le legislative dell’anno scorso è stata del 52%. La commissione ha anche fatto sapere di avere respinto i ricorsi per irregolarità e brogli. Il presidente della commissione elettorale Faruk Sultan ha negato che fra 600.000 a 900.000 soldati abbiano partecipato al voto, contravvenendo alla legge egiziana in base alla quale membri delle forze armate e poliziotti non possono votare. “Ci sono state irregolarità – ha ammesso Sultan – ma non tali da modificare il risultato del voto”.
Falliti i tentativi dei due candidati rimasti in corsa di conquistarsi il sostegno degli esclusi, è tornato oggi sulla scena Mohamed el Baradei, ex capo dell’agenzia atomica internazionale, che mesi fa ha deciso di ritirarsi dalla corsa per le presidenziali. Con tre messaggi twitter ha sollecitato la nascita di un governo di salvezza nazionale con pieni poteri in attesa che venga riscritta la Costituzione. Un’idea che è piaciuta molto a Shafiq, che, unico fra i candidati, si è affrettato a farla propria sostenendo anche che una professionalità come quella di Baradei non dovrebbe andare persa negli assetti politici futuri del paese. Nessuno dei principali esclusi, l’ex capo della Lega araba Amr Mussa, il filo islamico moderato Abdel Moneim Abul Fotouh e Sabbahi hanno dato il loro endorsement per uno dei due candidati in gara. Ma dallo staff del nasseriano è trapelata la speranza che ora ci pensi la Corte costituzionale a riaprire i giochi.
Fonte: http://www.ilfattoquotidiano.it/
28 Maggio 2012