Povera scuola, l’anno inizia in salita
Jolanda Bufalini
La spending review impone anche chiusure al pomeriggio e tagli alle attività. Liste d’attesa per i bambini da 3 a 6 anni e ritardi negli incarichi.
Povera scuola costretta a fare educazione con i fichi secchi, l’anno scolastico si apre in grandi ristrettezze, ai tagli del trio Gelmini-Tremonti-Berlusconi ha seguito il rigore del governo dei tecnici: spending review e patto di stabilità congiurano insieme contro l’offerta educativa.
Domenico Pantaleo, segretario della Flc, la federazione della conoscenza della Cgil: «Tutti dicono che la formazione è fondamentale ma fra gli annunci e la realtà quotidiana c’è di mezzo il mare. Il ministro parla di tante cose buone, digitalizzazione e pagelle on-line ma non sembra consapevole di quanto sia complesso il mondo della scuola».
Siamo in ritardo su tutto, dalle immissioni in ruolo al funzionamento delle segreterie, al personale Ata che non viene assegnato. L’ultima trovata di Maristella Gelmini è stata autorizzare il trasferimento degli “inidonei” negli uffici tecnico amministrativi. Dietro quel termine ipocrita del burocratese si nasconde una schiera di insegnanti di materie tecniche in maggioranza affetti da malattie gravi: «Che senso ha – si chiede Pantaleo – spostarli in un settore di lavoro gravoso come è quello della segreteria di una scuola per il quale non sono nemmeno preparati?».
Alessia Morani è assessore alla scuola della provincia di Pesaro e Urbino e ha dovuto scrivere una lettera agli istituti secondari superiori: «Niente programmi extra didattici, niente attività sportive fuori orario». Perché? «Perché il taglio al bilancio provinciale per il 2012 è di 4.800.000 euro, e questo significa tagliare le bollette di acqua, riscaldamento, luce. Taglieremo su ciò che non è obbligatorio e anche su ciò che è obbligatorio».
Il ministro Profumo parla di educazione permanente e di anno sabbatico ma intanto «viene falciata la possibilità che la scuola sia al centro dello sviluppo culturale del territorio. E l’anno prossimo il taglio sarà di 9,8 milioni, l’impressione è che abbiano mantenuto alle province le loro competenze ma le stanno eliminando di fatto privandole delle risorse». Niente attività pomeridiane e serali e nemmeno laboratori, spiega Francesca Puglisi, responsabile scuola del Pd, che «con il taglio degli insegnanti tecnico-pratici i laboratori non funzionano».
C’è stata, è vero ed è positivo, l’immissione in ruolo di 22.000 docenti per turn over ma i tagli influiscono anche sul numero degli studenti per classe, in alcune realtà, aggiunge Francesca Puglisi «si arriva a 32 studenti in un’unica classe». Fin qui le superiori ma non va meglio nelle scuole per l’infanzia, alle primarie e nelle secondarie di primo grado (le vecchie medie inferiori), Francesca Puglisi: «Nelle scuole per l’infanzia al nord si allungano le liste di attesa, il tempo pieno è ormai scomparso e quasi non esiste più il tempo prolungato». Persino per le emergenze ormai non si trovano risorse, il governo si era impegnato, racconta Pantaleo, a «disporre 1000 posti aggiuntivi per il dopo terremoto in Emilia» e invece, ancora, non c’è traccia del provvedimento, quando è chiaro che far funzionare le scuole nelle zone terremotate vuol dire aiutare le famiglie, la ripresa delle attività produttive e la ricostruzione.
Tra le note positive c’è il finanziamento di un miliardo di fondi europei per le regioni del Mezzogiorno (Campania, Sicilia, Calabria, Puglia) per combattere la dispersione scolastica, ma in un quadro, sottolinea Pantaleo, «di scuole fatiscenti nel sud». La messa in sicurezza delle scuole è un altro capitolo nell’elenco delle urgenze sempre enunciate e mai affrontate. L’Unione delle province d’Italia ha fatto il calcolo che, in attuazione delle norme per l’edilizia scolastica lo Stato ha speso fra il 2005 e il 2011 227 milioni, nello stesso periodo le Province hanno investito 9,4 miliardi. L’equivalente del taglio previsto per le Province nel 2013.
Fonte: www.unita.it
4 settembre 2012