Porta della Dignità per riprendersi Gerusalemme
NEAR EAST NEWS AGENCY
Dopo Bab al-Shams, nasce un nuovo villaggio palestinese: Bab al-Karamah, nelle terre di Beit Iksa minacciate da un ordine di confisca firmato Israele.
AGGIORNAMENTO:
Il nostro inviato a Bab al-Karamah riporta che nel pomeriggio l’esercito israeliano si è presentato due volte nel nuovo villaggio palestinese: la prima volta i soldati hanno scattato alcune foto, la seconda hanno provato ad entrare ma sono stati bloccati dagli attivisti presenti.
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È nato un nuovo Bab al-Shams, stavolta al di là del Muro: ieri circa 400 attivisti palestinesi hanno costruito tende nelle terre di Beit Iksa, a Nord Ovest di Gerusalemme. E hanno fondato un nuovo villaggio palestinese: Bab al-Karamah, Porta della Dignità.
Gli attivisti non si fermeranno alle tende: promettono di piantare alberi di ulivo, di terminare la costruzione di una piccola moschea e di organizzare eventi culturali. Un atto forte, come forte è stato quello di Bab al-Shams. Obiettivo, respingere l’offensiva coloniale israeliana che ha come principale target Gerusalemme e il corridoio E1. Ma non solo: lo scopo è anche attirare l’attenzione della comunità internazionale, che da mesi sta facendo pressioni su Tel Aviv perché non concretizzi il piano di costruzione di nuove colonie in area E1.
Immediata la reazione israeliana che ha chiuso il checkpoint militare all’ingresso di Beit Iksa per impedire ad altri attivisti di raggiungere Bab al-Karamah. Senza però riuscire a piegare l’entusiasmo della lotta popolare palestinese: “Bab al-Shams e Bab al-Karamah sono la nuova dimensione della lotta palestinese – ha commentato il parlamentare palestinese, Mustafa Barghouti – Nuovi villaggi di protesta verranno costruiti. Lo spirito della resistenza popolare diventa oggi più forte”.
“Abbiamo montato due tende e iniziato a costruire strutture di pietra e cemento in un’area di Beit Iksa che Israele vuole confiscare per le colonie – ha detto un attivista, Said Yaqine, all’AFP – Questa azione non è limitata a oggi, ma andrà avanti per giorni, vogliamo gridare il nostro rifiuto alla decisione israeliana di prenderci la terra”.
“L’idea di costruire un villaggio nasce dalla volontà di proteggere legalmente le terre palestinesi e per sostenere le azioni dirette a riconsegnare Gerusalemme alla comunità araba”, ha commentato il capo del consiglio comunale di Beit Iksa, Kamal Hababa.
Beit Iksa, comunità palestinese di Gerusalemme, è circondata da colonie israeliane e, quando il Muro di Separazione sarà completato, annetterà il 96% delle terre del villaggio che resterà chiuso all’interno della barriera, tagliato fuori dal resto della Città Santa. Le autorità israeliane hanno ordinato, tre settimane fa, la confisca di 500 dunam di terre(un dunam è pari ad un km quadrato), appartenenti al villaggio, e impediscono da anni la costruzione di nuove strutture e abitazioni.
Una delle portavoce dell’esercito israeliano non ha voluto commentare l’azione. Non è ancora dato sapere se e quando le truppe israeliane evacueranno il nuovo villaggio palestinese, seppur numerosi siano i soldati dispiegati intorno a Beit Iksa.
Fonte: Nena News
19 gennaio 2012