Politici, sindacati e lettori, per il futuro de l’Unità. Prodi: una indispensabile presenza


l'Unità.it


È davvero pienissima la sala delle assemblee della Federazione nazionale della Stampa. Molte centinaia di persone sono venute ad esprimere il loro appoggio e la loro partecipazione alla lotta dei giornalisti de l’Unità.


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Politici, sindacati e lettori, per il futuro de l'Unità. Prodi: una indispensabile presenza

È davvero pienissima la sala delle assemblee della Federazione nazionale della Stampa, il sindacato dei giornalisti italiani. Molte centinaia di persone – molti sono dovuti rimanere nei corridoi, fuori della sala – sono venute ad esprimere il loro appoggio e la loro partecipazione alla lotta dei giornalisti de l’Unità che chiedono un impegno serio per il rilancio della testata e per impedire che venga disperso un patrimonio di cultura e di impegno. Tanti per questo Unità-Day che vuole sollevare il problema della sopravvivenza e del ruolo di una delle voci più importanti dell’informazione italiana. Ad un certo punto arriva anche la telefonata di Romano Prodi: «Ci sono anch’io – dice il presidente del Consiglio – per dire che siete una bella e indispensabile presenza».

«E ci sono anch'io»! La voce del premier Romano Prodi irrompe all'Unità-day, la giornata di mobilitazione per il futuro della testata fondata da Antonio Gramsci, promossa dal Comitato di redazione del quotidiano, Fnsi e Cgil-Cisl e Uil. La sala delle assemblee della Federazione nazionale della stampa è gremita, solo posti in piedi. Antonio Padellaro, il direttore de l'Unità, non fa in tempo a rallegrarsi per l'ampia partececipazione (Epifani, Bonanni, Angeletti, Piero Fassino, Furio Colombo, Alfredo Reichlin, Clara Sereni, nonchè uomini e donne della politica, dell'informazione, intellettuali, lettori affezionati da lungo corso ed ex dipendenti) che arriva la telefonata in diretta di Prodi: «Ci sono anch'io… In questi anni siete stati, ed è quasi paradossale per un giornale di partito, una testata che ha avuto più libertà e capacità di uscire dagli schemi rispetto ad altri giornali della stampa indipendente, lasciando spazio critico ai giornalisti. Una cosa che mi ha sempre colpito. Bella esperienza, vi ringrazio». Il premier ha espresso così sostegno all'Unità «che ha affrontato giorni difficili con larghe vedute». «Occorre pazienza», ha detto Padellaro. E Prodi: «Occorrono soldi», in quanto «homo sine pecunia est imago mortis». Applauso.

L'assemblea ha messo subito a fuoco il caso: il balletto sulla vendita della storica testata, il galleggiamento che va avanti da oltre un anno, il problema del rilancio e l'autonomia con al centro la proposta di una Carta dei valori e un Comitato di garanti. Proprio per ancorare il giornale al suo mondo di riferimento e proiettarlo verso il fututo. «Bisogna resistere a pressioni e condizionamenti esterni», puntualizza Roberto Monteforte, del Cdr. Per non lasciare che la «barca» Unità navighi in mare aperto con i pescecani (come ha disegnato la matita di Ellekappa), per via del valzer degli acquirenti: prima l'imprenditore Moratti, poi i patron delle cliniche Angelucci-Tosinvest. Ora si parla di Francesco Di Stefano, editore di Europa7. «Una sorta di giallo editoriale», sottolinea Padellaro, degno di una vera inchiesta giornalistica. Ma i conti economici de l'Unità non sono drammatici, precisa il Comitato di redazione. Il quotidiano vende 50mila copie e ogni copia è letta da 7 lettori (dato Audipress). Da qui l'iniziativa della Carta dei Valori e dei diritti, punto di partenza per qualunque sarà la proprietà della testata. Il testo è stato elaborato da Furio Colombo («il problema è la mancanza di pubblicità, e non è un caso») e Alfredo Reichlin («fare il Pd non significa andare tutti sul pullman ma fare una classe dirigente e anche a questo serve l'Unità»), ex direttori del quotidiano fondato da Antonio Gramsci, insieme a Clara Sereni che ha detto: «In una fase di passaggio politico così importante non si può snaturare l'Unità. L'immagine della barca-Unità con gli squali è vera – ha concluso – ma la canzone non può essere "fin che la barca va"».

In platea Carlo Rognoni e Sandro Curzi, i direttori di Liberazione ed Europa, la regista Cristina Comencini, Vincenzo Cerami e il sottosegretario Ricardo Franco Levi, il ministro Cesare Damiano, Vincenzo Vita, l'«azionista» del quotidiano Giancarlo Giglio e tante personalità della politica, della società civile e soprattutto gli amici de l'Unità. Il quotidiano non è «un battello alla deriva», spiega Ninni Andriolo del Cdr. «Il punto è l'incertezza sul futuro che potrebbe portarci al naufragio. L'Unità ha in sè le potenzialità per rinnovarsi. E la discontinuità non è uno schema politico da applicare su tutto malgrado tutto». Arriva un messaggio di Walter Veltroni, segretario del Pd, in viaggio sul pullman per la campagna elettorale: «Quella dell'Unità è una voce importante per l'intera informazione italiana e per la storia della sinistra. La sua vita e il suo rilancio dovrebbero stare a cuore di tutti e mi sono particolarmente cari», quindi invita «ad ascoltare l'appello dei giornalisti che rivendicano giustamente la salvaguardia dell'indipendenza e l'autonomia». Parole insufficienti per Franco Siddi, segretario nazionale Fnsi: «Penso che Veltroni debba dire qualcosa di più. Questo giornale è utile o no alla sua politica?». Piero Fassino assicura «pieno sostegno» per concorrere a dare all'Unità una «proprietà certa, stabile e affidabile». Il segretario dei Ds gli riconosce «un'originalità unica»: l'appartenenza politica «non è mai entrata in conflitto» con l'essere strumento di informazione, mentre nel panorama italiano ci sono tanti giornali – precisa – «che non sono ufficialmente di partito in cui prevale l'appartenenza sull'informazione».

La parola passa poi a Lucia Annunziata, che denuncia la «scarsissima capacità imprenditoriale della sinistra, che negli ultimi anni ha avuto attenzione solo per la tv e per i grandi giornali. È una follia imprenditoriale se scompare l'Unità, scomparirebbe un pezzo dell'identità italiana», spiega. Mentre Roberto Cuillo, vice responsabile informazione del Pd, punta il suo intervento sulla Tosinvest degli Angelucci: «Non è normale che chi è proprietario di Libero voglia diventare editore de l'Unità. Messa così, la cosa appare come una scalata ostile alla storia, ai lettori, ai giornalisti della testata». Ed Ermete Realacci, responsabile informazione del Pd, dice: «L'Unità ha bisogno del Pd e il Pd ha bisogno dell'Unità, anche per raccordare le sfide del futuro e per avere la capacità di svolgere una funzione nazionale».

Appassionato anche l'intervento di Guglielmo Epifani, segretario della Cgil: «L'Unità è un giornale non sostituibile, per la sua attenzione al mondo del lavoro. Non siamo soddisfatti di come la stampa tratta queste problematica». E promette sostegni concreti del sindacato. È sulla qualità dell'informazione e sull'autonomia della redazione che insiste Raffaele Fiengo, figura storica di tante battaglie del Corsera, sottolineando la modernità della proposta di «garanzie» avanzata dal Cdr de l'Unità. Tra gli applausi è il presidente della Fnsi, Roberto Natale a «chiudere» l'Unità day lanciando una sfida ai partiti: «Porteremo in campagna elettorale il tema dello statuto dell'impresa editoriale».

L'Unità day non finisce qui. E-mail e adesioni giungono a pioggia in redazione.

Moltissime le adesioni arrivate, da ministri, politici, giornalisti, docenti, lettori. Alcuni, come il segretario del Pd Walter Veltroni, il ministro Vannino Chiti, il ministro Cesare Damiano, il presidente di Libera don Luigi Ciotti, il coordinatore nazionale della Tavola della pace Flavio Lotti, il presidente dei senatori del Prc Giovanni Russo Spena , il presidente della commissione Cultura della Camera Pietro Folena, il presidente dell'Arci Paolo Beni, Bice Foà Chiaromonte, l'associazione Articolo21, il professor Massimo Rendina dell'Anpi, lo scrittore Sandro Veronesi, Vittorio Foa, lo scrittore Beppe Sebaste, il direttore del Manifesto Gabriele Polo e Antonio Gramsci junior hanno anche inviato dei messaggi. Tra le altre adesioni anche quelle di Massimo D'Alema, Piero Fassino, Rosi Bindi, Fabio Mussi, Giovanna Melandri, Vincenzo Visco, Barbara Pollastrini, Franco Giordano, Alfonso Pecoraro Scanio, Oliviero Diliberto, Nicola Zingaretti, Luigi Manconi, Sergio Staino, Ugo Gregoretti, Sergio Zavoli, Paolo Hendel, Giovanni Minoli, Vincenzo Cerami, Guglielmo Epifani, Raffaele Bonanni, Luigi Angeletti, Roberto Natale, Raffaele Fiengo, Beppe Giulietti, Roberto Cuillo.

Invia anche tu la tua adesione a unitaday@unita.it

Fonte: www.unita.it

19 febbraio 2008 

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