Più ombre che luci alla conferenza di Parigi
La redazione
Il comunicato di Afgana sulla conferenza di Parigi: “Si è persa ancora una volta l’occasione per indicare una svolta politica in una situazione interpretata soprattutto in un’ottica militare".
Nonostante le promesse di nuovi fondi per la ricostruzione del paese, le soluzioni politiche latitano alla Conferenza di Parigi sull’Afghanistan. E’ questo il commento al vertice in corso in Francia di Afgana, la rete della società civile italiana che ha partecipato in maggio alle riunioni preparatorie del summit. Secondo Afgana “A Parigi si è persa ancora una volta l’occasione per indicare una svolta politica in una situazione interpretata soprattutto in un’ottica militare. Le uniche indicazioni emerse sono che la comunità internazionale pomperà più denaro nel paese con la vaga indicazione che verrà data maggior responsabilità al governo afgano dopo una stagione, come ha riconosciuto per prima la Banca mondiale, in cui la ricostruzione è stata affidata in buona parte a contractor stranieri. Ma il riferimento a un protagonismo della società civile afgana, come soggetto in grado di beneficiare dei fondi e di dare un nuovo impulso a strategie locali di pacificazione, è debole se non inesistente e nessun cenno è stato fatto alla possibilità di un rilancio della strategia negoziale per un piano di riconciliazione nazionale. Le attese per una conferenza di pace sull’Afghanistan vengono dunque disattese da un summit che è stato solo una conferenza dei donatori e dove si sono ridotti al lumicino gli interventi che, oltre che di denaro, hanno parlato di politica”. Afgana, sul suo sito internet “Afgana.org” rileva inoltre che “alla conferenza non si è parlato né dell’esistenza di una duplice missione militare in Afghanistan (Enduring Freedom e Isaf) né delle complicazione che né derivano, né tanto meno delle responsabilità dei bombardamenti che continuano a produrre vittime civili, uno degli argomenti più sensibili tra gli afgani. Un piano di ricostruzione nazionale che non preveda un processo politico di riconciliazione, che non coinvolga la società civile afgana e che, al momento, non sembra neppure prevedere una conferenza internazionale dei paesi della regione, come un tempo auspicato proprio dall’Italia, sembra destinato al fallimento. E purtroppo – conclude “Afgana”–nonostante i ripetuti appelli alla svolta politica, la comunità internazionale non appare capace di produrre un disegno che vada oltre l’impegno militare che, da solo, non può riuscire a produrre un effetto virtuoso ma corre anzi il rischio di peggiorare una situazione sempre più deteriorata”.
Fonte: Afghana.org