Perchè le bombe in Afghanistan non fan rumore a Roma?
Emanuele Giordana - Lettera22
Afgana sulle notizie e le conferme da Farah: “Cessare immediatamente i bombardamenti. Si esprimano a riguardo le forze politiche”.
Secondo reiterate notizie di stampa che da oltre una settimana riportano di intense attività di bombardamento nella provincia afgana di Farah con i caccia Amx in forza al contingente italiano e dopo le reiterate conferme da parte di ufficiali e funzionari della Difesa, la rete della società civile italiana “Afgana” ritiene inspiegabile e inaccettabile il silenzio che circonda la vicenda. A quanto ci risulta infatti, nessuna forza politica ha finora preso ferma posizione o ha chiesto spiegazioni al ministro della Difesa e al governo stesso. Afgana chiede che questa attività cessi immediatamente e invita le forze politiche a esprimersi a riguardo.
A nostro avviso quanto avviene è assai grave in quanto l’attività di bombardamento è in netto contrasto con i caveat finora adottati nel rispetto del mandato costituzionale: appare come una decisione che, avendo completamente esautorato il parlamento italiano dalle sue prerogative, avrebbe, non si sa per quale via, concesso al titolare della Difesa di decidere di armare i caccia e di usarli per bombardare, a quanto risulta, da almeno sei mesi. Riteniamo che decisioni di questo tipo, prese in totale solitudine e senza alcun dibattito politico in parlamento, possano essere gravide di ricadute pericolose per l’immagine dell’Italia e la sicurezza stessa del contingente.
Ancor prima però, la nostra viva preoccupazione va alle possibili o potenziali vittime civili che, anche incidentalmente, possono essere causate da bombe del peso di 250 chilogrammi. Ci chiediamo anche se sia vera l’ipotesi che l’attuale titolare della Difesa aspiri a un posto di segretario generale della Nato, come riportato ieri da un organo di stampa, e quale sia la politica di un Paese che alla Conferenza dei donatori di Tokyo si è speso con vigore per i diritti delle donne e della società civile afgana e che, alla vigilia dell’uscita delle nostre truppe dal Paese, decide invece di mostrare i muscoli nel modo peggiore: armando i caccia.
La rete Afgana, nata nel 2007 è impegnata, insieme ai partner di diverse reti della società civile afgana, anche nel progetto che vorrebbe realizzare una “Casa della società civile” a Kabul, un luogo che diventi nel tempo un punto di riferimento per la società civile afgana e un luogo di scambio tra le forze democratiche del Paese.
Per info: Tiziana Guerrisi 345 3145360