Per i giovani la memoria è un diritto. E un dovere
Samuele Mscarin
Sono trascorsi più di sessant’anni ma oggi più che mai, mentre la memoria si affievolisce e si perde nel tempo via via che in silenzio scompaiono gli ultimi testimoni di quella tragedia, è importante ricordare e conservare per il futuro la memoria di quegli eventi, soprattutto per le nuove generazioni.
174517 era il numero che Primo Levi aveva tatuato sul braccio nel campo di Auschwitz quando, il 27 gennaio 1945, assistette alla liberazione dell'immenso campo di sterminio.
Da quel giorno ci separano piu' di sessant'anni ma oggi piu' che mai, mentre la memoria si affievolisce e si perde nel tempo via via che in silenzio scompaiono gli ultimi testimoni di quella tragedia, è importante ricordare e conservare per il futuro la memoria di quegli eventi, soprattutto per le nuove generazioni.
"…l'esperienza di cui siamo portatori noi superstiti dei lager nazisti è estranea alle nuove generazioni – scriveva proprio Levi – i giovani sono assillati dai problemi di oggi: la minaccia nucleare, la disoccupazione, l'esaurimento delle risorse, l'esplosione demografica, le tecnologie che si rinnovano freneticamente e a cui occorre adattarsi… la configurazione del mondo è profondamente mutata…"
Di qui il dovere morale ma anche "politico" di ricordare l'orrore dei campi di sterminio come Auschwitz-Birkenau e in generale del sistema concentrazionistico nazista, con la consapevolezza che quell'immenso impianto di morte non fu il frutto di qualche mente ottenebrata ma il lucido e scientifico sviluppo di una politica di persecuzione prima e di sterminio poi che colpì innanzitutto gli ebrei ma anche rom, omosessuali, Testimoni di Geova, oppositori antifascisti,…
Una politica che non sarebbe stato possibile realizzare nelle sue dimensioni e nella sua portata senza il consenso e l'appoggio di larghi strati della società, non solo tedesca: in ogni Paese occupato o alleato alla Germania nazista – dal Belgio alla Lituania, dalla Francia alla Polonia, dall'Ungheria all'Italia, dall'Ucraina alla Croazia – ci furono "volenterosi carnefici" che contribuirono attivamente e con determinazione alle persecuzioni contro gli ebrei, contro le minoranze etnico-religiose, contro gli oppositori al nazifascismo.
E in questo caso forse serve anche ricordare a chi non sa che anche nel nostro Paese, in quei terribili anni, ci fu chi combattè con le SS e chi combattè contro le SS, chi collaborò alle deportazioni e chi le sabotò, chi teorizzò la supremazia di una razza sulle altre e chi lottò per un mondo di pace e di uguaglianza.
Oggi, in un'Italia segnata – con la destra al potere – da revisionismi che cercano esclusivamente la rilettura politica della nostra Storia, è importante ricordare anche questo: non si può cinicamente rendere omaggio alle vittime della Shoah e o rivolgere l'accusa di antisemitismo nei confronti di chi sostiene le ragioni della Pace in Medio Oriente e poi in Parlamento, come avvenuto pochi giorni fa, presentare proposte di legge per il riconoscimento e la fattiva equiparazione ai partigiani e ai soldati fedeli al nostro Paese dopo l'8 Settembre 1943 delle milizie fasciste della Repubblica Sociale Italiana …
Anche per questo dobbiamo ricordare: non solo perché la conoscenza di quanto avvenuto nel passato costituisce il presupposto perché certe tragedie non abbiano piu' a ripetersi, ma anche perché i valori della nostra Costituzione democratica nata dalla lotta contro il nazifascismo non siano erosi nelle coscienze dall'attacco politico di chi non si è mai pienamente riconosciuto nell'alveo democratico del nostro Paese.
Del resto sappiamo bene – purtroppo – che la convivenza civile e la democrazia sono messe in discussione continuamente anche oggi nelle società occidentali, in cui i diritti civili vengono sempre piu' spesso drammaticamente negati agli immigrati o ad altri soggetti deboli in forme piu' o meno evidenti.
In questo senso la Giornata della Memoria ci ricorda anche che le forme della violenza e dell'esclusione sono perennemente in agguato in ogni tempo, sotto forme sempre nuove e differenti.
Il nostro Paese ha dunque bisogno di sapere e di ricordare e le giovani generazioni hanno il diritto e il dovere della Memoria perché il ricordo della Shoah e degli orrori del nazifascismo non solo è doveroso ma è necessario per costruire una società europea e globale che di quelle tragedie impedisca il ripetersi.
Fonte: Sinistra-Democratica.it
27 gennaio 2009