Paura e delusione dominano l’Egitto
ilmondodiannibale.it
Senza Parlamento e senza Costituzione gli egiziani hanno votato per un Presidente dai poteri non ancora definiti.
Si sono chiuse domenica sera le urne del ballottaggio per le elezioni presidenziali in Egitto che hanno visto contrapporsi il candidato Mohamed Mursi, del Partito "libertà e giustizia" dei Fratelli Musulmani, e Ahmed Shafiq, l'ultimo primo ministro del vecchio regime di Hosni Mubarak.
Sono stati 50 milioni circa gli egiziani chiamati al ballottaggio, sotto strette misure di sicurezza, 400.000 i poliziotti e i soldati che hanno presidiato il territorio per assicurare l'andamento del processo elettorale segnato da un clima di alta tensione dopo le proteste nei giorni passati: contro Ahmed Shafiq, a seguito della sentenza giudiziaria che ha annullato la legge che sanciva l'ineleggibilità di esponenti legati come lui al passato regime, e dell'invalidamento delle recenti elezioni parlamentari da parte del Consiglio Supremo delle Forze armate.
Nell'attesa del ballottaggio Piazza Tahrir si è trasformata in un campo di discussione sui due candidati rimasti: l'islamico Mohamed Mursi, 24,7% di voti al primo turno, e Ahmed Shafiq, arrivato al 23,6%.
C'è chi è scettico sulla sincerità di Mursi e dei fratelli musulmani e chi ha paura di Ahmed Shafiq, l'uomo che rappresenta l'era di Mubarak.
Egiziani preoccupati
Discussioni infinite nelle televisioni satellitare arabe, nelle piazze del Cairo e Alessandria, ma anche nelle strade di Roma dove senti, strada facendo per il lavoro o per casa, egiziani fiorai e venditori che discutono in continuazione della situazione in Egitto.
Si intuisce che molti hanno votato, chi vive all'estero ha votato in anticipo, ma anche che molti si sono astenuti.
Mohamad uno fioraio mi dice, "Dio ci protegga, io ho votato per Mursi. Non permettiamo mai al vecchio regime di tornare al potere" e continua "vediamo, ma speriamo che i fratelli Musulmani non ci deludono e che applichino il programma elettorale che ci hanno annunciato".
Mentre Yussef, un ragazzo copto, ha votato per Shafiq perché crede che farà dell'Egitto un Stato secolare e perché ha paura di cosa potrebbe accadere se vincesse Mursi, "applicherebbe la legge islamica, la Sharia". Ma non hai paura che torni il vecchio regime? Risponde "Che vuol dire il vecchio regime? E se arrivasse un altro regime.islamico. Almeno questo è laico".
Accanto a lui il suo collega Ramzi dice che non ha votato perché non è convinto né dell'uno né dell'altro. "Non credo che i due candidati siano adatti a rappresentare l'Egitto della rivoluzione".
Hamed, un giornalista che vive a Roma, è convinto, nonostante le sue paure, che Mursi sarà quello più accettabile e spera che i Fratelli Musulmani facciano un governo di coalizione come ha promesso Mursi durante la sua campagna elettorale, e aggiunge "e nel caso che i Fratelli Musulmani ci imbroglino o vogliano imporre leggi religiose agli egiziani, noi saremo sempre lì a Piazza Tahrir".
Nel frattempo, come hanno riferito alcuni canali televisivi arabi al riguardo di alcuni leader della rivoluzione, liberali, di sinistra e islamisti, essi si sentono falliti, dopo aver abbattuto il faraone di questo tempo, perché non sono riusciti a sradicare il sistema inculcato da Mubarak per trent'anni: le radici della classe dirigente erano più profonde di quanto avessero capito.
Dicono che, sono stati naïve perché sono caduti nella trappola dei militari che hanno preso il potere per conto loro.
Il Consiglio militare non solo ha sciolto il Parlamento egiziano e ri-imposto la legge marziale, ma ha rimosso prima di tutto un team di giovani professionisti che hanno condotto la rivolta l'anno scorso e l'ha emarginato dalla corsa presidenziale, che si è conclusa tra due conservatori: Ahmed Shafiq dell'era di Mubarak, e Mohamed Mursi dei Fratelli musulmani, l'eterno altro del regime di Mubarak. I critici dicono che l'influenza del Consiglio Supremo delle Forze Armate, che ha in mano il potere, ha garantito a Shafiq l'accesso al ballottaggio. E sospettano che forze potenti dietro a Shafiq abbiano deciso che la Corte Suprema costituzionale annullasse la legge sulla ineleggibilità degli ex "mubarakinani".
Il programma di Mohamed Mursi
Da parte sua, il candidato dei Fratelli Musulmani alla presidenza dell'Egitto, Mohamed Mursi, ha presentato se stesso come il difensore della rivoluzione, e dice che se diventasse presidente porrebbe fine alla corruzione che ha prevalso in passato e costruirebbe un sistema democratico. Egli ha girato in tutto il paese come promotore del progetto di "Al Nahda" (Rinascimento) messo dai fratelli musulmani in 80 pagine, dicendo che si basa sulla loro conoscenza dell'Islam "moderato".
Mursi ha parlato di una integrazione analoga all'Unione Europea tra i paesi arabi e di mercato arabo comune, di relazioni con gli Stati Uniti che devono essere basate su partenariato tra due pari. E ha promesso di non costringere le donne a indossare il velo e garantire i diritti della minoranza cristiana.
Inoltre, ha assicurato che un governo dei Fratelli Musulmani non significherebbe che l'Egitto si trasformerebbe in uno stato religioso, a tal fine ha promesso di formare un governo di coalizione e di nominare Vice-Presidente un non appartenente al suo gruppo politico.
Il programma di Ahmed Shafiq
Durante la sua campagna elettorale, Ahmed Shafiq, ha avvertito del "pericolo islamico", nel tentativo di conquistare la presidenza nel secondo turno delle elezioni. Il focus della campagna di Shafiq in gran parte era sulle promesse di ripristino della sicurezza e un clima economico favorevole agli investimenti.
Shafiq s'è riferito alla "lunga esperienza" e assicurato che accetta le critiche, anche se il tono in alcune interviste televisive sembrava impaziente e autoritario. Nell'ultimo discorso ha assicurato il suo impegno "per affrontare il caos e a ripristinare la stabilità": allo stesso tempo però indossava il mantello della rivoluzione, affermando che i guadagni saranno distribuiti a tutti gli egiziani. Che sarebbe una vera novità.
I manifestanti hanno lanciato sassi e scarpe contro Shafiq quando era andato a dare il suo voto in un seggio elettorale al Cairo il mese scorso e gli hanno gridato "eccolo il vigliacco …eccolo il colpevole" urlando "giù il regime militare".
La parola agli egiziani
Ora, gli egiziani si sentono stanchi e intrappolati tra chi per loro rappresenta il "vecchio regime" ma allo stesso tempo "laico" e chi è contro il vecchio regime ma islamista e che quindi alla fine potrebbe applicare la Sharia".
E fino all'ultimo momento si sentivano gli egiziani in fila davanti alle urne, dire che non sanno chi votare e che comunque -come ha detto un elettore- "lo scioglimento del parlamento significa che il Consiglio militare inserirà nella nuova costituzione degli articoli a favore della continuità politica e degli interessi economici dell'esercito". Ma l'ultima parola rimane sempre al popolo egiziano.
di Ghada Duaibes
Fonte: http://ilmondodiannibale.globalist.it
17 Giugno 2012