Parte la Carovana antimafie: 90 i paesi coinvolti


Redattore Sociale


“Fare società” è il motto che animerà la quindicesima edizione dell’iniziativa di Arci, Libera e Avviso Pubblico. Si concluderà l’11 ottobre in Sicilia. Novità di quest’anno anche le tappe internazionali in Francia e Tunisia.


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Parte la Carovana antimafie: 90 i paesi coinvolti

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

“Fare società”, è questo il motto che animerà la quindicesima edizione della Carovana antimafie promossa da Arci, Libera e Avviso Pubblico e che ha preso il via oggi con la presentazione alla stampa dell’iniziativa e la prima tappa a Latina. In tutto sono 90 i paesi toccati dal viaggio che si concluderà l’11 ottobre in Sicilia, dopo aver attraversato tutte le regioni italiane. Novità di quest’anno anche le tappe internazionali in Francia (Nizza, Tolone, Marsiglia, Bastia e Parigi) e in Tunisia, “simbolo di una parte del mondo che sta attraversando grandi cambiamenti”, spiega Alessandro Cobianchi, coordinatore della carovana. “La carovana è un’occasione per costruire percorsi nei territori, che mette in gioco le persone – continua – e permette di fare relazione in un momento in cui c’è bisogno di ricostruire il tessuto sociale”.
 
Per Paolo Beni, presidente nazionale dell’Arci, quest’iniziativa rappresenta “un impegno che si rinnova, un viaggio che prova a squarciare il velo dell’ipocrisia e dare voce a chi non ce l’ha, per far diventare notizia le esperienze virtuose ma anche i casi di malaffare”. Come lo scorso anno (quando si è arrivati a quota 120) tanti saranno anche gli incontri nelle scuole “ in cui si cercherà di raccontare cos’è stata la mafia ma si parlerà anche del crimine organizzato di oggi”. “Il problema che si sottovaluta è che, a distanza di tutti questi anni e nonostante i molti successi, la mafia non è sconfitta ma è più forte che mai – aggiunge Beni – . È un fenomeno dilagante nel paese, soprattutto al Nord dove ha ramificazioni fortissime. La sua ricchezza si aggira intorno al 10% del Pil”. Il pericolo, secondo il presidente dell’Arci, è che in un momento di crisi, la criminalità organizzata possa trovare “terreno fertile” perché “riesce a far girare denaro e ricchezza”. Per questo “ non bastano le istituzioni e gli enti preposti ma serve la società”.
 
“Deve essere una carovana che duri 365 giorni” sottolinea Marcello Cozzi, della presidenza di Libera. “I protagonisti dell’antimafia sociale sono le persone che sui territori non cedono alle lusinghe della ‘Mafia spa’ – aggiunge – . Le mafie oggi sono più potenti che mai: non c’è più la violenza stragista ma hanno capito che è l’economia a renderle forti. Non dobbiamo farci ingannare da chi dice che la criminalità sta per essere sconfitta ogni volta che si cattura un latitante”. Secondo Giuseppe Schena del direttivo nazionale di Avviso pubblico è necessario cominciare a porre anche la questione delle risorse sottratte al paese dalle mafie: un giro d’affari di circa 150 miliardi di euro. “Non c’è interesse a investire nel nostro paese per l’indeterminatezza dell’iter amministrativo ma anche perché c’è la criminalità organizzata – afferma – . Questi due elementi deprimono la capacità di fare investimenti”. In questo senso Schena ha parlato della necessità di un codice etico, come la Carta di Pisa, un’iniziativa “partita dal basso e che rappresenta un patto tra i sindaci di molti comuni per la trasparenza”.  A tenere a battesimo la Carovana 2012 è stato chiamato Franco La Torre, figlio di Pio La Torre, ucciso dalla mafia nel 1982. “La mafia non è una cosa diversa dalla classe dirigente ma rappresenta uno strumento per perseguire azioni criminali che altrimenti non si potrebbero compiere – afferma – . Il collegamento tra la mafia e la classe dirigenti è rappresentato da una zona grigia di professionisti: dagli ingegneri che costruiscono i bunker ai medici che operano i latitanti ai banchieri, su cui si deve intervenire”.

Fonte: www.redattoresocilae.it
10 Aprile 2012

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