Parolin da Davos: lavorare per la pace


Radio Vaticana


Il cardinale segretario di Stato Pietro Parolin è intervenuto al 47° Forum Mondiale dell’Economia, parlando in particolare degli obiettivi dell’attività diplomatica della Santa Sede nel mondo, della crisi dell’Unione Europea, le migrazioni, il disarmo.


CondividiShare on FacebookTweet about this on TwitterEmail to someoneGoogle+
davosforum2017

Il cardinale segretario di Stato Pietro Parolin è intervenuto  al 47° Forum Mondiale dell’Economia in corso a Davos, in Svizzera. Il porporato ha partecipato ad una conversazione parlando in particolare degli obiettivi dell’attività diplomatica della Santa Sede nel mondo, della crisi dell’Unione Europea, le migrazioni, il disarmo. Ecco una sintesi delle sue riflessioni:

Con Papa Francesco, diplomazia vaticana più attiva
L’attività diplomatica della Santa Sede è aumentata molto, anzitutto per la personalità di Papa Francesco: questo è chiaro! Ha assunto un ruolo grande di leader, di guida nelle sfide globali presenti. Ed è riconosciuto come un leader globale. Quando riceviamo in Vaticano le delegazioni dei diversi Stati o delle diverse organizzazioni, normalmente riconoscono questo ruolo del Papa. Questo è stato molto chiaro, per esempio, nella Conferenza di Parigi sui cambiamenti climatici. Questa è dunque una delle ragioni per cui la diplomazia vaticana è più attiva oggi.

Lottare contro povertà, costruire ponti, lavorare per la pace
Il Santo Padre, dopo la sua elezione, ha dato tre obiettivi alla diplomazia vaticana. Il primo: lottare contro la povertà. Il secondo: costruire ponti. Molte volte, quando gli chiedono cosa fare in situazioni difficili, quando ci si trova in situazione di conflitto e di scontro, lui risponde dicendo: “Dialogo, dialogo, dialogo!”. Il terzo obiettivo è quello di raggiungere la pace nel mondo. E seguendo queste tre linee, stiamo cercando di intervenire nelle situazioni in cui è possibile intervenire.

Con la libertà religiosa si promuovono tutti i diritti
Per queste ragioni uno dei principali obiettivi dell’azione della Santa Sede è proteggere, difendere e promuovere la libertà religiosa che è il primo dei diritti umani. Se la libertà religiosa è protetta anche gli altri diritti umani vengono tutelati e promossi. Sentiamo veramente che non stiamo lavorando solo per la libertà della Chiesa o solo per la libertà dei cattolici: quando parliamo di libertà religiosa stiamo facendo qualcosa per tutti! E questo è interesse di tutti, di tutti i credenti, appartenenti alle differenti religioni ed è il cuore dell’azione della Santa Sede. Vorrei aggiungere anche un punto importante: non si tratta solo di difendere e promuovere i diritti dei credenti ma, vorrei dire, che si tratta di difendere e proteggere la stessa persona umana,  difendere i diritti della persona. Vorrei specialmente sottolineare che c’è una dimensione che non può essere tralasciata o dimenticata se vogliamo salvare l’umanità oggi: è la dimensione trascendente della persona. La persona non può essere ridotta soltanto a una dimensione materiale: se non preserviamo questa dimensione il futuro dell’umanità è veramente molto scuro.

Ridare un’anima all’Europa
Per quanto riguarda l’Unione Europea, dobbiamo riconoscere che sta vivendo un periodo di crisi. Vorrei sottolineare anzitutto che l’Unione Europea ha portato grandi benefici al continente europeo e non dovremmo dimenticarlo. Secondo: stiamo vivendo un periodo di difficoltà e secondo noi è necessario dare oggi nuovamente – e lasciatemi usare questa parola – un’anima all’Europa. Un’anima all’Europa! Forse mi ripeto ancora e ancora, ma questo è un punto molto, molto importante: riconoscere la persona in ogni sua dimensione. Il rischio oggi è quello di ridurre la persona soltanto ad una dimensione economica e materiale.

Non relegare la religione alla sfera privata
Io penso che sia necessario tornare oggi ai Padri Fondatori, perché i Padri Fondatori erano persone di grandi e profonde convinzioni, che volevano un’Europa fatta di persone, di idee, di una idea comune, e non soltanto un’Europa fatta di mercati e di economia. In questo senso vorrei anche sottolineare l’importanza della religione: la religione non può essere relegata ad una dimensione privata. Non si tratta soltanto di una dimensione legata ai sentimenti delle persone: la religione ha qualcosa da dire anche sulla scena pubblica. Certamente in dialogo con tutti le altre fedi. Noi non chiediamo e non pretendiamo certo alcun privilegio per la Chiesa cattolica. Viviamo in una società pluralistica, caratterizzata da tante religioni, ed è importante che le autorità riconoscano il ruolo pubblico che la religione può dare alla vita. In questo senso possiamo anche dire una parola riguardo al terrorismo, specialmente il terrorismo che può essere una espressione del credo religioso: noi pensiamo che sia una chiara manipolazione della religione. Il Santo Padre ha detto tante volte che la fede in Dio non può essere ricondotta a questi terribili atti contro le persone e contro l’umanità.

Immigrazione: no a paure e chiusure
La questione dell’immigrazione: la grande sfida oggi è come rendere le differenze non una fonte di scontro ma di arricchimento reciproco. C’è la paura di perdere la propria identità, ma la chiusura e la non accettazione dell’altro sono attitudini che ci impoveriscono e non ci fanno progredire. Occorre lavorare insieme e l’Europa purtroppo non riesce ad elaborare una politica comune sulle migrazioni.

Disarmo nucleare
Infine, ancora la pace. La pace è frutto della giustizia. Se vogliamo la pace dobbiamo lavorare per la giustizia. In questo senso, stiamo riflettendo con la comunità internazionale sulla moralità del concetto di deterrenza nucleare. Ancora una volta dobbiamo dire che una pace costruita sulla paura non è pace.

Fonte: http://it.radiovaticana.va

19 gennaio 2017

CondividiShare on FacebookTweet about this on TwitterEmail to someoneGoogle+

Lascia un commento